Sul Paese torna a grandinare

___________________________________di Dino Perrone

 
La disoccupazione reale in Italia è salita all’11%  e negli ultimi due anni si sono persi 560mila posti di lavoro. Ma in mezzo a tanti segnali negativi è ancora possibile scorgere una possibilità di riscatto per l’intera società

Continua a grandinare sulla nostra economia, impegnata in una lentissima, estenuante e non affatto conclusa uscita dalla crisi.
A lanciare l’allarme, nelle scorse settimane, è stato anche il Governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, che ha sottolineato come in quasi due anni siano andati persi 560 mila posti di lavoro. Una enormità.
Un dato, questo, in verità già conosciuto dagli esperti ma non meno preoccupante.
Come desta sincera preoccupazione il fatto che la disoccupazione ‘reale’ nel nostro Paese sia ormai salita all’11%, vale a dire conteggiando in questo calcolo anche la platea dei lavoratori in cassa integrazione e gli “scoraggiati”, quelli cioè che un lavoro ormai non lo cercano più.
Continua a grandinare sul Paese, nonostante i periodici annunci di bel tempo imminente.
E, quel che è peggio, cominciano a scarseggiare anche gli ombrelli sotto i quali cercare un riparo, a partire dal sistema degli ammortizzatori sociali.
Si annunciano, insomma, altri periodi difficili per il nostro Paese, con una economia che sostanzialmente rimane ferma e con una crescita della ricchezza destinata a non superare l’uno per cento sia nel 2010 che nel 2011.
Grandina ancora, grandina ovunque.
Grandina sui giovani e sugli anziani, sui precari e sui disoccupati. Sui lavoratori e sulle imprese, specie quelle di piccole dimensioni.
Grandina soprattutto sulle famiglie italiane, sempre più spaventate dal futuro e che, in conseguenza del congelamento dei redditi, hanno drasticamente frenato i propri consumi. Tutto questo mentre per lo sviluppo economico servirebbe invece proprio il contributo della domanda interna, come ha sottolineato lo stesso Governatore Draghi.
Non smette di grandinare. E risulta difficile non lasciarsi andare allo sconforto, gettare la spugna, abbandonare l’impegno teso a costruire un Paese migliore.
Eppure, anche in mezzo a tanta rovinosa grandine, è ancora possibile scorgere qualche segnale di speranza. L’annuncio magari non di una inversione di tendenza ma almeno di una possibilità di riscatto anzitutto morale e culturale, e di conseguenza anche economico, del nostro Paese.
Si tratta di questo.
Secondo il rapporto della Caritas italiana, gli immigrati hanno raggiunto la soglia dei cinque milioni ed incidono per l’undici per cento sul prodotto interno lordo nazionale. Oramai il dieci per cento della forza lavoro del nostro Paese è costituito da lavoratori stranieri, mentre oltre il 3% delle imprese ha un titolare non italiano.
Le nostre finanze, tra contributi ed imposte, beneficiano dell’apporto degli stranieri per 11 miliardi l’anno, a fronte di un esborso in servizi sociali di non più di 10 miliardi. Un saldo attivo che smentisce, finalmente, tanti luoghi comuni e ci racconta di un Paese che prosegue un costante, anche se lento, percorso di integrazione e crescita comune.
Certo, in alcune realtà l’eccessiva concentrazione di immigrati, che arriva in qualche caso a superare addirittura il 35% della popolazione, può ingenerare qualche problema, determinare qualche conflitto, ridestare egoismi e paure.
Ma il quadro d’insieme risulta incoraggiante e descrive un Paese nel quale hanno ancora piena cittadinanza i valori dell’accoglienza, del rispetto e della tolleranza.
Non è poco, considerando come altre più ruvide letture della realtà ci raccontano una Italia che stenta a riconoscersi nella diversità.
E’ su questi valori, sul rispetto e la tolleranza che, specialmente in periodi di crisi come l’attuale, si può ancora costruire un futuro diverso e maggiormente solidale.
Un futuro, questo sì, a prova di grandine.

 


Dino Perrone
Presidente nazionale ACAI 

 

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