Spegnere lo schermo, accendere la curiosità

________________________________di Dino Perrone

 Si abbassa sempre più la soglia di età per essere in grado di accedere alle nuove tecnologie. Quasi tutto è ormai alla portata di bambini e ragazzi. E non sempre è un bene. Specie quando questo “tutto” si sostituisce alla funzione educativa dei genitori

Se permettete, stavolta intendo abbandonare i temi della nostra traballante economia per occuparmi di una tematica diversa, ma non per questo meno importante, se davvero abbiamo a cuore la costruzione di una società più giusta e consapevole.
Una recente indagine ha stabilito che il 97% dei bambini italiani, con età compresa tra i 4 ed i 14 anni, ha seguito la programmazione televisiva nel 2016 e vi ha dedicato in media 208 minuti ogni giorno dell’anno.
Niente di particolarmente sorprendente, in fondo.
Non da oggi, i bimbi rappresentano la più vasta audience televisiva rispetto alle altri classi di età. A sua volta, la televisione si è gradualmente trasformata, da originario strumento d’informazione e intrattenimento nel tempo libero, in vero e proprio educatore di bambini al punto da rappresentare una “compagnia virtuale”, talvolta preferita in parte o in tutto a quella reale, con l’effetto di produrre modelli di vita che sono diventati sempre più esempi da interiorizzare e imitare.
Ed è proprio a questo riguardo che qualche riflessione occorre pur farla, perché potrebbe sorgere qualche problema.
Questi bambini che passano così tanto tempo dinanzi allo schermo televisivo sono infatti i futuri adulti della nostra società. Se la percezione della realtà che essi hanno è deformata, la società che costruiranno domani ne sarà lo specchio fedele.
La televisione, insomma, oggi forse più di ieri, rappresenta un’arma a doppio taglio. Essa può essere infatti un prezioso strumento di stimolo per bambini e ragazzi, ma anche un mezzo pericoloso e deleterio se lasciato al libero arbitrio.
E lo stesso discorso può estendersi ovviamente al computer, al tablet, allo smartphone oppure alla console per videogame. Insomma a tutte quelle moderne tecnologie digitali che oggi sono agevolmente alla portata dei ragazzi in fasce di età sempre più basse.
Le ore al giorno passate davanti a uno di questi apparecchi tecnologici sono sempre più alte.
Chiarisco subito che non penso affatto che si tratti di esperienze da condannare sempre e comunque. Ritengo anzi che le tecnologie digitali possono trasformarsi in preziose opportunità di apprendimento, se ben dosate e soprattutto alternate alla vita fuori dallo schermo.
Ma resta il fatto che oggi molti bambini e ragazzi hanno problemi personali e, per gli studiosi più avvertiti in materia, uno dei motivi è che trascorrono una parte eccessiva del loro tempo libero davanti ad uno schermo a guardare contenuti spesso non adatti a loro.
Gli esempi, nei vari palinsesti televisivi, purtroppo abbondano.
Trasmissioni che alimentano illusioni offrendo dei modelli “facili” di riuscita nella vita, come lo sfondare nel mondo dello spettacolo senza una adeguata preparazione, oppure tentare la fortuna in modo esasperato o superstizioso.
Pretendere che tutte le ore passate davanti a questa sorta di baby-sitter elettronica non abbia conseguenze sulla vita sociale dei bambini è veramente illusorio.
I mezzi tecnologici che hanno a disposizione i nostri ragazzi rappresentano oramai un canale di formazione e non solo d’intrattenimento. Proprio per questo debbono essere impiegati con molto buonsenso.
 


Dino Perrone

Presidente Nazionale ACAI