Semplificare le procedure per aiutare le imprese

di Dino Perrone

 


In Italia agli imprenditori viene richiesto un tempo enorme per stare dietro a procedure burocratiche che, spesso, sfiorano logiche bizantine. In tal modo normative contraddittorie ed inadeguate rischiano di affossare ogni serio tentativo di rendere il nostro sistema produttivo al passo con l’economia mondiale.


Cari associati,
è stato calcolato che un piccolo imprenditore, in un anno, dedica dalle cinquanta alle cento mezze giornate per tenere i rapporti con gli uffici pubblici ed i consulenti.
Un tempo enorme, che non ha paragoni nell’ambito delle Nazioni maggiormente industrializzate.
Un tempo sottratto al lavoro per affrontare procedure burocratiche che sfiorano a volte logiche bizantine. Un tempo che non viene ripagato da nessuno.
Non arrivo a dire che sia un tempo sprecato, ma certo è un tempo che lascia un senso di frustrazione in chi è costretto a vagare tra uno sportello e l’altro, tra una fila e l’altra, in cerca di un timbro, una autorizzazione, una certificazione.
Si è sottolineato come il piccolo imprenditore, al cui fianco l’Acai è presente da ben 60 anni con i suoi uomini, i suoi servizi e le sue strutture, viva una dicotomia stridente fra la propria attività lavorativa ed il rispetto delle scadenze e delle procedure.
Egli insomma è costretto ad adeguarsi alle esigenze della pubblica amministrazione, laddove invece dovrebbe essere il contrario. Dovrebbe essere cioè l’apparato pubblico a conformarsi e rispondere alle necessità del cittadino-imprenditore.
In troppi casi ed in troppi settori, nei nostri rapporti con gli uffici rischiamo di vivere situazioni ed atmosfere che sembrano uscite dalla penna di Kafka.
Siamo diventati un Paese capace di complicarsi la vita ad ogni occasione. Anche in quella apparentemente più banale e scontata.
Così, a fronte di una diffusa richiesta di leggerezza e semplicità, il cittadino si scontra con apparati burocratici che appesantiscono ogni suo passo.
Come è potuto succedere tutto questo ?
Si dice che in Italia ci sono troppe leggi.
Si dice che bisognerebbe semplificare, snellire, sveltire. Giusto.
Tuttavia io credo che il problema più insidioso sia legato non alla quantità della produzione normativa, bensì alla sua qualità.
Intendo dire che la zavorra del nostro Paese non è rappresentata dalle troppe leggi, ma dal fatto che troppe leggi sono inadeguate.
Se tutte le leggi vigenti fossero davvero efficaci, in linea con i tempi, le sensibilità e le esigenze della nostra società, non saremmo certo preoccupati per il loro numero eccessivo.
I malumori nascono invece dalla circostanza che, a fronte di una massa oggettivamente spropositata di precetti normativi, sono ben poche le leggi buone, quelle cioè che dettano regole in grado di migliorare e rendere lieve la vita di noi cittadini.
Le leggi italiane spesso sono di difficile interpretazione ed a volte anche in contrasto tra loro.
Ne deriva una applicazione che è fonte di frustrazioni diffuse perchè mortifica l’esigenza elementare di certezza, chiarezza e celerità.
Questo è ancora più evidente in campo economico e fiscale, dove al piccolo imprenditore viene richiesta una capacità tecnica che non sempre può vantare. Egli è quindi costretto ad avere come interlocutori un numero elevato di consulenti con diversificate competenze, chiamati ad aiutarlo e sostenerlo nella propria attività quotidiana.
In questa situazione, appare fisiologico un rallentamento della capacità progettuale, e quindi occupazionale, dell’imprenditore italiano, obbligato ad occuparsi più di scadenze impellenti che di strategie mercantili di largo respiro.
Non mi stancherò di ripetere che a chi vuole investire servono certezze.
Queste certezze, oggi, rischiano di ridursi a vaghezze. Di trasformarsi in una nebulosa pronta ad inghiottire tutto ed il contrario di tutto.
Appare quindi urgente invertire la rotta. Eliminare quanto non più necessario ed utile ai processi produttivi e razionalizzare le diverse scadenze derivanti da obblighi di legge finalizzati alla gestione quotidiana dell’impresa.
In tal mondo ciascun imprenditore potrà meglio concentrarsi sulla propria attività, con intuibili benefici per tutti.
Ed il sistema produttivo italiano potrà presentarsi finalmente con le carte in regola sugli scenari internazionali.




Dino Perrone
Presidente nazionale ACAI 


 


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