Quella sera in piazza San Pietro…

Ho avuto la fortuna di essere in piazza S. Pietro la sera di mercoledì 13 marzo e di partecipare al primo saluto del nuovo Papa Francesco. E’ stata una grande emozione ed una grande soddisfazione. Il primo pensiero è stato: ‘ lo Spirito Santo è fortemente attivo e guida la Chiesa’. In un attimo si è visto che previsioni, opinioni, tendenze, sono cadute nel vuoto da cui sono nate. Ancora una volta è la novità a meravigliare. Fa specie che un’istituzione così solida e ricca di anni si presenti così snella, veloce, audace, imprevedibile. L’impressione è che circoli aria nuova e che il nostro respiro sia diventato molto leggero. Essere spettatori di avvenimenti come questo potrebbe aiutarci ad avere uno sguardo ed una valutazione diversa della Chiesa. Quando essa viene vista, letta, interpretata esclusivamente alla luce di quanto scrivono i giornali o di come ne parlano alcuni programmi televisivi, rischiamo di precluderci la possibilità di accedere alla verità autentica di ciò che è la Chiesa. Per capire la Chiesa è bene avere come riferimento il Vangelo e la Tradizione. Quando si parla della Chiesa si parla certamente di uomini, ma sarebbe un errore grave leggere la storia della Chiesa come la storia di uomini; nella sua verità la Chiesa è la storia di Dio con l’umanità. Questa visione non giustifica gli errori, che vanno sempre condannati; ma non si limita ad essi e nemmeno alle virtù degli uomini. Vedere la Chiesa nella sua verità significa cogliere l’azione di Dio nella storia. L’elezione di un Papa è comprensibile in pienezza solo attraverso la fede. Papa Francesco è piaciuto subito, si è presentato segnando qualche discontinuità positiva. Ma anche Lui, se venisse letto solo come una grande persona che ama la semplicità, la povertà e il creato, rimarrebbe nascosto nella sua verità più profonda e diventerebbe facilmente vittima degli indici di gradimento. La fede diventa determinante per accedere in maniera compiuta alla comprensione del Papa; infatti solo attraverso di essa è possibile scorgere sempre quanto e come Dio agisce nella storia attraverso gli uomini. Credo sia opportuno non dimenticare la grandezza e la libertà del gesto della rinuncia di Benedetto XVI. La sua rinuncia è stato il più grande atto di governo. Non lo dimentichiamo, anzi vogliamo conservarne la riconoscenza e ricordarci che da questi grandi gesti si potrebbe imparare qualcosa da applicare anche alle situazioni più piccole. Si, è proprio vero, occorre essere molto grandi per capire che il cambiamento può incominciare  quando ci tiriamo da parte.
L’occasione è propizia anche per rivolgere a tutta l’Acai un sincero e cordiale augurio di Buona Pasqua, affinchè la Risurrezione diventi il fondamento della nostra speranza e alimenti la capacità di dare risposte concrete ai bisogni di chi ci sta accanto.

 

Mons. Adriano Vincenzi