Se parlare di famiglia suona un pò datato…

___________________________________di Dino Perrone

 
Lo ha fatto il Papa alla vigilia del suo viaggio pastorale in Croazia. Ma le sue parole sono state sommerse dagli esiti del voto amministrativo e referendario. A conferma di come il nostro Paese, ed in particolare la sua classe politica, dedichi attenzione solo al contingente
 
Nelle scorse settimane Benedetto XVI, alla vigilia del suo viaggio pastorale in Croazia, ha chiesto al Presidente Napolitano che l’Italia ‘continui a riconoscere l’istituto familiare cellula fondamentale della società, sostenendolo con adeguati interventi’.
Un appello che, in verità, non ha trovato uno spazio adeguato sui mezzi di informazione, da un lato ancora ingolfati dalle analisi sugli effetti del voto amministrativo appena concluso e dall’altro già proiettati sulle previsioni relative all’esito dei quesiti referendari.
Troppo distratti quindi dal contingente, i nostri media, per dedicare una riflessione approfondita su un tema, quello della famiglia, che invece è fondamentale per la ‘salute’ dell’intera comunità sociale.
Le parole del Papa chiamano in causa, infatti, la qualità stessa della politica italiana, anch’essa frequentemente appiattita solo sul contingente, sul tornaconto immediato ed incapace di assumere un profilo alto e severo.
Parole, quelle pronunziate dal Santo Padre, che possono suonare persino un po’ datate, in un tempo che ha l’illusione di poter fagocitare tutto ed il suo contrario, metabolizzando ogni problema con una disinvoltura solo apparente che tende invece a nascondere una profonda disperazione ed impotenza.
Parole, quindi, che proprio per questo assumono una loro irrinunciabile necessarietà perché ci pongono dinanzi ai tanti nodi irrisolti della nostra società e del nostro Paese.
Un Paese, come ho già scritto la scorsa volta proprio su queste colonne, che non è più a misura di nessuno.
Non a misura dei giovani, non a misura delle donne, neppure a misura degli anziani.
Un Paese che da una parte vede allargarsi la platea delle persone a rischio povertà, specie in quei nuclei familiari monoreddito, e dall’altra registrare tuttavia un piccolo ma comunque significativo incremento della ricchezza prodotta pro-capite.
Un Paese contraddittorio, per fotografare il quale occorrono molti scatti, dal momento che tutto ciò che positivo e negativo si muove al suo interno non può essere contenuto in una sola istantanea.
Ed è proprio per questo che il richiamo forte del Papa al valore alto della famiglia come elemento di coesione e di crescita deve essere inteso in tutta la sua gravità.
Un richiamo che rilancia, conferendole adeguato vigore, la richiesta avanzata dalla stessa Conferenza Episcopale Italiana di politiche più efficaci a sostegno delle famiglie più numerose, a partire dal rilancio del quoziente familiare ritornato, a quanto è dato sapere, nell’agenda dell’attuale governo.
Resto convinto che è proprio su questi temi di carattere sociale che si gioca, e non da oggi, la credibilità e la lungimiranza di una classe dirigente.
Non è possibile, infatti, accontentarsi della tenuta dei conti in ordine se a questa non è capace di accompagnarsi anche una politica che guardi ai bisogni delle nostre famiglie. Una visione meramente ragionieristica, invece, tende inevitabilmente a non cogliere i fermenti e le pulsioni che salgono dal Paese proprio attraverso le famiglie. Occorre, quindi, una marcia in più.
Occorre, cioè, sentire davvero il polso dell’intera comunità e coglierne il dinamismo.
L’Italia infatti, nonostante le apparenze, non è affatto un Paese ingessato.
Al suo interno si muovono movimenti, idealità, risorse che attendono solo di venire adeguatamente canalizzate e valorizzate e che spesso trovano appunto nella famiglia l’apprendistato delle responsabilità sociali e della solidarietà.
La dottrina sociale della Chiesa ci ricorda che una società a misura di famiglia è la migliore garanzia contro ogni deriva di tipo individualista o collettivista.
Per questo, come appunto ricordato da Benedetto XVI in queste settimane, occorre sostenere con misure concrete qualsiasi iniziativa che valorizzi la funzione educativa, morale e sociale della famiglia.
Non è un segnale incoraggiante, allora, il fatto che questo richiamo del Santo Padre abbia avuto così scarso rilievo sui mass-media. Tutto ciò riguarda non solo il sistema dell’informazione, ma lo stato di salute sociale del nostro Paese.
La storia ci insegna, infatti, che senza famiglie forti nella comunione e stabili nell’impegno i popoli si indeboliscono. 

 

 


Dino Perrone
Presidente nazionale ACAI 

 

 

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