Riscoprire l’antica magia del fare

________________________________di Dino Perrone

 

Ma siamo davvero un Paese in preda ad un declino inarrestabile ? O ci sono ancora, nonostante tutto, giacimenti nascosti di creatività ed impegno che attendono solo di venire alla luce ? Domande, queste, alle quali la politica ha il dovere di fornire adeguate risposte



Voglio essere sincero. Cominciano francamente a stufarmi non poco le ricorrenti descrizioni dell’Italia come di un Paese in profondo ed a questo punto, forse, irredimibile declino.

Cominciano a stufarmi non perché queste descrizioni siano del tutto inattendibili ma perché ho nella mente e negli occhi la fotografia di una società italiana profondamente diversa. Scossa dalla crisi, certo, ma non vinta. E soprattutto non rassegnata.

E’ quell’Italia profonda e febbrile che sono in grado di cogliere ogni volta che ho la fortuna di poter varcare la soglia di una bottega artigiana, ogni volta che mi fermo a parlare con un imprenditore, ogni volta che incontro qualche giovane apprendista.

Tutte le volte, insomma, che mi calo nella realtà di un Paese che non vuole smarrirsi ma che, al contrario, si batte ogni giorno per ritrovarsi.

Questa realtà, tuttavia, stenta a trovare spazio non solo nel dibattito politico ma anche sui mezzi di informazione, pagando dazio a quel principio secondo cui una foresta che cresce fa sempre meno rumore di un singolo albero che cade.

Eppure questa foresta, se proprio non sta crescendo, continua a restare saldamente in piedi e tenta di rafforzare le proprie radici.

Ed è una foresta fatta di tante piccole storie di impegno quotidiano capaci di resistere ad una crisi come l’attuale che, per dimensioni e durata, è paragonabile solamente a quella del 1929.

Storie imprenditoriali che ci dicono come il nostro Paese abbia la fortuna di possedere uno specialissimo capitale come sua materia prima.

Questo capitale è costituito dai tratti cromosomici di una imprenditoria familiare fatta di motivazione e sudore, manualità, intuizione e creatività che rappresenta qualcosa di veramente unico. Qualcosa certo non privo di errori ma che, in ogni caso, rappresenta ancora la forza propulsiva più rilevante del nostro Paese.

E qui veniamo al punto.

In questi anni abbiamo visto cadere uno dopo l’altro prima capannoni e macchinari, poi purtroppo anche donne ed uomini in carne ed ossa del patrimonio più importante del Paese rappresentato appunto dalla grande bottega italiana e dalla sua economia reale. Caduti come alberi di una foresta, appunto. Caduti nel silenzio assordante di una politica sempre impegnata altrove, sempre distratta da altro, sempre alle prese con urgenze differenti ed indifferibili.

La piccola e media impresa italiana è così restata sola.

Una solitudine che ha pesato e che rappresenta una colpa storica per l’intera classe dirigente del nostro Paese.

Una solitudine che purtroppo ancora pesa.

Oggi infatti le nostre aziende continuano ad avere paura di non farcela, dovendosi sempre misurare con i pesi e le zavorre di un sistema burocratico ossessivo, con un fisco che non ha eguali al mondo, con l’incertezza del diritto imperante per colpa di una produzione legislativa che, pur senza volerlo, finisce con lo scoraggiare gli imprenditori onesti con lacci e lacciuoli di ogni tipo.

Per liberare le nostre imprese definitivamente da questa paura di non farcela occorre una radicale inversione di rotta da parte di chi ci governa. Una inversione di rotta che conduca su percorsi meno accidentati e faccia riscoprire, non solo alle imprese ma all’intero Paese, quella che amo definire come una vera e propria magia del voler fare.

Quella magia del voler fare che ispirò le scelte politiche del secondo dopoguerra e consentì all’Italia intera di porre le premesse di quel miracolo economico che trasformò l’intera struttura sociale del Paese.

Nonostante tutto, ci sono tanti giacimenti nascosti di creatività e di impegno disseminati nel Paese. C’è insomma ancora una diffusa cultura dell’intraprendere che attende solo di potersi liberamente esprimere.

Sarebbe delittuoso, a questo punto, continuare a mortificarla con omissioni o azioni che vanno nella direzione opposta a quella auspicata da quanti non intendono darla vinta alla crisi e ad ogni sorta di disfattismo.

 

 

 

Dino Perrone

Presidente Nazionale ACAI