Quanto manca al 2015?

___________________________________di Dino Perrone

 
Solo in quella data i livelli occupazionali torneranno alla situazione precedente la crisi economica. Lo certifica, nel suo ultimo rapporto, l’Organizzazione Internazionale del Lavoro. Ma forse non possiamo permetterci tutto questo tempo, almeno secondo una certa profezia…
 
 
Ancora qualche anno.
Poi finalmente l’apnea dovrebbe finire e la salita addolcirsi in lievi dislivelli, tramutandosi in un falsopiano che annuncia magari una prossima discesa.
Ancora qualche anno e torneremo dunque a respirare.
E’ quanto emerge dal rapporto ‘World of Work 2010’ dell’ILO, Organizzazione Internazionale del Lavoro, che ha sottoposto a severa indagine la situazione occupazionale in ben 150 Stati.
La conclusione è che solamente nel 2015, quindi appunto non prima di alcuni anni, i livelli occupazionali delle economie dei paesi più industrializzati riusciranno a tornare alla situazione precedente la crisi economica.
All’appello, infatti, mancano ancora oltre quattordici milioni di posti di lavoro, ai quali debbono tuttavia aggiungersi gli otto milioni di nuovi posti di lavoro che occorrono ai paesi emergenti.
Si arriva pertanto alla iperbolica cifra totale di oltre ventidue milioni di posti di lavoro che debbono essere garantiti affinché vi sia la tanto auspicata ripresa anche sul fronte dell’occupazione.
Il rischio è infatti proprio questo. Uscire dalla crisi economico-finanziaria senza garantire una crescita che sia capace di recare in dote anche nuovi posti di lavoro. Un pericolo che noi dell’Acai abbiamo denunziato in tempi non sospetti.
E’ evidente che il cerino acceso resta nelle mani di quanti hanno la responsabilità delle politiche economiche. Tocca a loro individuare i percorsi virtuosi che conducano fuori dall’emergenza garantendo una adeguata espansione occupazionale.
Compito non facile, certo. Ma non vi sono alternative, se davvero si vuole allentare la crescente tensione sociale che, se non vi saranno adeguate risposte, rischia di esplodere con esiti imprevedibili nei prossimi mesi.
Il discorso vale per l’economia mondiale ed ovviamente anche per l’Italia dove, sempre secondo il rapporto dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro, resta molto elevata la percentuale degli inoccupati, maggiore di ben dieci punti rispetto alla media europea.
Le nostre peculiari criticità, del resto, sono ben note.
Abbiamo un sistema economico troppo ingessato e nel quale l’ingresso nel mondo del lavoro viene colpevolmente ritardato nel tempo. Scontiamo atavici ritardi in materia di infrastrutture. Non investiamo abbastanza sull’innovazione e la formazione. Abbiamo un prelievo fiscale che resta elevatissimo. I rapporti tra tutte le parti sociali sono spesso complicati da retropensieri ideologici.
L’insieme, insomma, non aiuta.
Soprattutto non consente al nostro sistema industriale di programmare in maniera adeguata le proprie strategie di medio e lungo termine.
Dinanzi a questo quadro, risultano sempre meno tollerabili gli ostacoli che si pongono quotidianamente lungo il percorso delle nostre piccole e medie imprese, a cominciare dalle persistenti difficoltà in materia di concessione del credito.
Un tasto, quest’ultimo, dolente quanto antico. Un tasto sul quale almeno noi dell’Acai non ci stanchiamo di insistere. Convinti come siamo che la ripresa può essere favorita non solo attraverso i necessari interventi sistemici, ma anche rimuovendo tutte quelle quotidiane resistenze che ciascun imprenditore inesorabilmente incontra nel proprio lavoro rivolto ad assicurare opportunità di lavoro e diffuso benessere.
Tornando alle previsioni dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro, ci aspettano quindi altri anni difficili prima di tirare il fiato.
Ancora molti mesi di sofferenza, per tutti. Ma le economie mondiali e, soprattutto, i sistemi sociali  che da esse vengono condizionati hanno ancora tutto questo tempo a disposizione ?
Non abbiamo garanzie adeguate in tal senso. Nessun Paese e nessun governo oggi può dire di avere sufficiente tempo a disposizione per giungere all’agognato risultato.
E certo non è consolante parlare di ripresa occupazionale spalmata in un tempo lungo svariati anni a quanti già oggi faticano ad arrivare non alla fine dell’anno, bensì alla fine del mese.
Ed inoltre…
Beh, inoltre c’è una diversa e molto meno recente previsione di cui, se vogliamo, forse pure bisogna cominciare a tenere conto.
Secondo il calendario dei Maya, prima di questo agognato 2015, esattamente il 21 dicembre del 2012, è in programma qualcosa di ben più radicale della semplice ripresa economica.
Questa scomparsa civiltà mesoamericana ha infatti profetizzato per quella data non la ripresa dei livelli occupazionali pre-crisi ma, semplicemente, la fine del mondo.
Dando retta ai Maya, insomma, al danno di una attesa ancora così lunga per uscire dalla crisi rischia di aggiungersi una beffa finale davvero atroce.
Effettivamente, morire tutti quanti, senza essere stati neppure toccati dalla tanto agognata ripresa,  infastidirebbe alquanto.

 


Dino Perrone
Presidente nazionale ACAI 

 

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