Un gelido autunno sulle prospettive di ripresa

___________________________________di Dino Perrone

 
La crisi non è ancora finita. Per questo è più che mai necessario che si affermi una volta per tutte la ‘ buona politica’. L’unica in grado di generare anche una buona economia.
 
La ripresa rallenta ed il nostro Paese rischia di tornare sulle ginocchia.
Non sono infatti per nulla confortanti i segnali che arrivano da numerosi indicatori statistici che, inesorabilmente, continuano a confermare la nostra scarsa capacità di sviluppo rispetto al resto dell’Europa.
L’allarme lo ha lanciato nelle ultime settimane anche Confindustria, sottolineando il rischio di una sostanziale ‘gelata’ autunnale della produzione e dei consumi.
La crisi, insomma non e’ affatto finita con l’uscita dalla recessione, come invece auspicato dai più ottimisti.
Anzi, sempre a parere di Confindustria, ‘le conseguenze della caduta della produzione più profonda degli ultimi 80 anni continueranno per lungo tempo a zavorrare l’ economia mondiale’, in tal modo compromettendo pesantemente anche nel nostro Paese il potenziale di sviluppo.
Sempre secondo  l’analisi confindustriale, sul fronte occupazionale le cose non sono affatto migliorate dal momento che negli ultimi tre anni si sono persi 480mila posti di lavoro, cui rischiano di aggiungersene altri trentamila alla fine dell’anno.
Rallenta dunque la ripresa. E con essa si allontana una reale prospettiva di duratura crescita della nostra economia.
In  questo quadro a tinte fosche, non aiuta certo la persistente fragilità dei bilanci delle famiglie italiane. Una fragilità quotidiana che, non invogliando i consumi, oramai si ripercuote persino sui carrelli della spesa al supermercato.
Spesa, oltretutto, che ‘pesa’ in maniera sempre più differente tra le varie regioni italiane, a conferma di come il nostro sia oramai un Paese sempre più disomogeneo.
Secondo una recente indagine condotta da ‘Altroconsumo’, infatti, riempire il carrello conviene di più in città come Firenze, Pisa o Verona rispetto a Lecce, Pescara o Messina. Addirittura, per gli stessi prodotti di marca e nelle stesse quantità, tra Firenze e Sassari corre una differenza di costo annuo di quasi mille euro. Viene smentito in tal modo il luogo comune secondo il quale la vita costa di meno da Roma in giù.
Dinanzi ai risvolti drammatici dell’attuale congiuntura, risultano davvero sempre meno comprensibili le turbolenze, le liti, le beghe interne che stanno squassando il quadro politico italiano.
I cittadini, intendo dire, vorrebbero assistere a ben altro. Vorrebbero poter registrare meno parole e più interventi concreti.
Ecco quindi che la classe politica italiana si trova ancora una volta dinanzi alla necessità di dimostrarsi concretamente all’altezza delle sfide e delle crisi che ha innanzi.
Nella consapevolezza che occorre coniugare in maniera sapiente le esigenze del Paese con quelle del lavoro, dei lavoratori e delle loro famiglie.
E’ questo il nodo che bisogna affrontare con decisione, dal momento che  i pur necessari tagli alla spesa pubblica, se non vengono seguiti da interventi di sostegno all’occupazione, rischiano di generare una riduzione dello sviluppo che contrae le entrate e che, infine, può addirittura fare aumentare il debito.
Questa spirale negativa può interrompersi solo rilanciando le politiche per il lavoro e l’occupazione senza le quali le cose, purtroppo, rischiano di peggiorare ancora.
Appare quindi più che mai necessario il varo di interventi capaci di favorire la ripresa economica ed il lavoro, anche attraverso il sostegno dei redditi dei lavoratori, dei pensionati e delle loro famiglie, mediante interventi di sostegno alla produzione che abbiano come obiettivo l’allargamento della base produttiva,  scongiurando in tal modo i rischi di una nuova recessione.
Occorrono insomma risposte che assicurino una crescita e uno sviluppo molto più ampio e veloce di quello cui stiamo assistendo, altrimenti non vi saranno effetti positivi sull’occupazione.
Occorre sostenere le piccole e medie imprese nel loro sforzo teso a garantire occasioni di lavoro ed a restare competitive dinanzi ad uno scenario internazionale sempre più invasivo.
In buona sostanza occorre, da parte di tutti, una più avvertita consapevolezza delle difficoltà del momento. Difficoltà da affrontare senza infingimenti, senza inutili sotterfugi.
Il nostro Paese ha più che mai bisogno di parole chiare e di impegni concreti.
Il nostro Paese ha bisogno che si torni, tutti, a cercare di affermare i valori della ‘buona politica’.
Solo la buona politica è infatti capace di condurre anche ad una buona economia, nella quale resti centrale ed irrinunciabile il valore della persona e del suo lavoro.
 

 


Dino Perrone
Presidente nazionale ACAI 

 

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