Quando la crisi economica uccide la speranza delle persone

___________________________________di Dino Perrone

 

 
Nell’Italia stritolata dalla crisi aumentano gli episodi drammatici di lavoratori ed imprenditori che decidono di farla finita. Una vero allarme sociale che non può essere ulteriormente ignorato. Dai ‘tecnici’ come dai politici.

Ha molte facce la crisi economica con la quale il Paese sta facendo i conti. Ma ce n’è una particolarmente crudele perché non riguarda le oscillazioni dello ‘spread’ bensì la vita stessa delle persone.
E’ la Via Crucis di questi ultimi mesi.
A Trani un imbianchino si è lanciato nel vuoto perché non trovava più lavoro. A Lecce un artigiano si è impiccato perché aveva perso l’impiego. A Torino un muratore di 58 anni, dopo aver cercato invano una impresa edile che avesse bisogno della sua esperienza, si è cosparso di solventi e diserbanti ed ha detto addio alla vita. A Belluno si è suicidato un imprenditore edile in crisi di liquidità per crediti che non riusciva a riscuotere. A Taranto ha deciso di farla finita, anche lui impiccandosi, un commerciante al quale la banca negava un prestito. Più di recente, a Bologna il titolare di una piccola azienda edile si è dato fuoco dinanzi alla sede dell’Agenzia delle Entrate.
Trani, Lecce, Torino, Belluno, Taranto, Bologna.
Tanti grani di un rosario esistenziale che, anche in questo periodo di festività pasquali, sembra esigere un tributo di sangue sempre più inaccettabile. Tutte stazioni di una Via Crucis che non contempla alcuna resurrezione.
E’ l’Italia stritolata dalla crisi.
E’ l’Italia di chi non ce l’ha fatta più, di chi ha deciso di arrendersi. Di chi, semplicemente, ha scelto di andarsene dopo che in tanti, in troppi, non hanno fatto nulla per trattenerlo.
Storie amare di chi, dopo essere stato espulso dal lavoro, si espelle anche dalla vita. Storie di quanti, senza più riuscire a lavorare, hanno perso la voglia di vivere.
A quante altre tragedie bisognerà ancora assistere per rendersi conto di essere dinanzi ad una vera emergenza sociale ? Una emergenza che non conosce limitazioni geografiche, che si manifesta al Nord come al Centro e come al Sud. Che devasta lavoratori ed imprenditori.
Perché è vero che, negli ultimi tre anni, nel solo opulento Nord-Est si sono suicidati cinquanta imprenditori. Ma il peso eccessivo della tassazione e l’assenza di lavoro rappresentano una miscela esplosiva che sconvolge sempre più anche la vita dei dipendenti, in special modo di quelli delle piccole e medie imprese che non possono contare su una adeguata rete di protezione sociale.
Anche in passato il nostro Paese ha conosciuto momenti di crisi diffusa. Momenti persino più lunghi e difficoltosi dell’attuale. Basti pensare all’immediato secondo dopoguerra. Ma oggi questa crisi mette in mostra una fragilità sociale semplicemente spaventosa.
Sembra essere venuta meno proprio quella capacità degli italiani di resistere dinanzi alle prove più dure, confidando comunque nel futuro, in una luce da intravedere in fondo a qualsiasi tunnel.
Oggi la luce appare spenta ed il futuro qualcosa su cui non poter più contare. Questa crisi colpisce la speranza delle persone. E senza alcuna speranza non si può vivere.
Venirne fuori sarà difficile, specialmente se la politica continuerà a mostrare tutta la sua incapacità di rapportarsi con il vissuto quotidiano delle persone e se la stagione dei ‘tecnici’, guidati dal professor Monti, continuerà a procedere lungo un percorso che sembra non concedere nulla ad un pur minimo sussulto di umana condivisione.
L’attuale affanno della politica e la fredda asetticità del governo dei tecnici, insieme, contribuiscono ad alimentare un senso di solitudine sociale estremamente preoccupante.
Certo, è definitivamente tramontata l’epoca delle facili illusioni.
Tuttavia quando illustri componenti dell’esecutivo Monti affermano che non sono stati chiamati a ‘distribuire caramelle’ mostrano di aver colto solo una parte del problema. Perché è vero che troppe caramelle alla lunga possono risultare indigeste, ma altrettanto indigesta per il Paese è una alimentazione solo a base di pillole amare.
E soprattutto sarebbe il caso di non far trasparire, nella comunicazione dell’attuale governo, una certa supponenza nei confronti dei cittadini che non meritano di essere trattati sempre come bambini viziati da correggere nei loro comportamenti.
Storie come quelle di Trani, Lecce, Torino, Belluno, Taranto e Bologna debbono destare allarme, oltre che suscitare umana pietà.
Se un cittadino cosparge di benzina la propria auto per togliersi la vita dinanzi all’Agenzia delle Entrate vuol dire che qualcosa si è incrinato nel rapporto tra le persone e le istituzioni. E quando questo accade, rischia di andare in frantumi l’anima stessa di un Paese. 

Dino Perrone
Presidente nazionale ACAI 


 

 

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