L’artigianato merita rispetto

di Dino Perrone


 


 


In questo tempo di Pasqua ci basterebbe vedere riconosciuti alla nostra categoria  i suoi indiscussi meriti nello sviluppo del Paese. Ma difficilmente, nei fatti, sarà così. Come sempre, purtroppo.


 


Cari associati,


tempo di Pasqua, tempo di riflessioni sul senso cristiano della nostra vita. Tempo di impegno, oltre che di legittima gioia domestica.


 


E tempo di auguri per la nostra grande famiglia artigiana. Auguri che rivolgo con sincero affetto ai singoli artigiani, a tutti i nostri associati, alle loro famiglie affinché questa festa sia vissuta nel modo più giusto, nella consapevolezza dell’importanza del messaggio evangelico di riconciliazione e di speranza.


 


Cosa augurare, invece, al nostro artigianato ? Cosa augurarsi per una categoria spesso e volentieri bistrattata, poco considerata, certe volte persino additata come espressione di un mondo superato ?


 


Saremmo già contenti se appunto lise cartoline come queste appena indicate smettessero finalmente di circolare per il nostro Paese, specie in alcuni ambienti politico-economici.


Saremmo cioè contenti che dall’uovo di Pasqua di quest’anno salti fuori la gradevole sorpresa di una rimeditazione critica del ruolo dell’artigianato che finalmente riconosca al nostro comparto l’importanza strategica che esso ricopre nell’equilibrio socio-economico del Paese.


 


Saremmo insomma contenti di vedere riconosciuti al nostro artigianato semplicemente i suoi indiscussi meriti. Nulla di più, ma anche nulla di meno.


Sappiamo invece che difficilmente, nei fatti, sarà così. Anche nell’uovo di Pasqua di quest’anno ci saranno ben poche gradite sorprese per gli artigiani italiani. Come sempre, purtroppo.


L’atteggiamento attorno alla nostra categoria rimane indifferente, se non in qualche caso addirittura ostile.


Certi pregiudizi, infatti, certi preconcetti, certe incrostazioni ideologiche sono dure da rimuovere.


 


Noi comunque ci proveremo ancora. Come in passato. Come da oltre sessant’anni. Da quando cioè un gruppo di artigiani diede vita a quello che, al congresso nazionale di Caserta, mi piacque definire ‘il sogno dell’Acai’.


Un sogno che ha nutrito intere generazioni di artigiani, dando sostegno concreto alle loro iniziative imprenditoriali, assicurando tutele e garanzie, accompagnando la categoria attraverso significativi successi, favorendo una evoluzione culturale dei suoi vari protagonisti che consente oggi al nostro comparto di affrontare a testa alta le più complesse sfide del mercato globale.


 


E’ proprio grazie alla nostra associazione che la voce dell’artigianato si è fatta sentire nei luoghi decisionali.


L’Acai fu infatti una indiscussa protagonista della prima legge-quadro del settore e da allora è sempre stata un interlocutore autorevole per quanti si sono occupati del mondo artigiano.


A tutti costoro, alle forze politiche di governo come di opposizione, oggi ribadiamo la necessità di avere certezze e meccanismi semplici ed automatici che consentano a chi vuole investire di poterlo fare senza doversi scontrare con le complessità di interpretazione delle normative vigenti.


 


A tutti costoro rammentiamo che agli imprenditori, in tutti questi anni, si è continuato a chiedere investimenti, ma in cambio non si sono fatti passi avanti sulla strada delle agevolazioni fiscali per le piccole imprese.


 


A tutti costoro rivolgiamo quindi l’invito ad adoperarsi affinché vengano ulteriormente semplificate le procedure relative all’accesso ai finanziamenti.


 


Si fa un gran parlare del fatto che, grazie al pacchetto delle liberalizzazioni diventato legge, oggi una impresa può aprirsi in un giorno. Ma si tace sulla circostanza che, senza garanzia di finanziamenti, questa stessa azienda rischia di chiudere il giorno dopo.


 


E’ quindi evidente che c’è ancora molto da fare, da correggere, anche da alleggerire.


 


La nostra è infatti una società complicata, piena di farraginosa burocrazia.


Avremmo bisogno tutti di vivere più lievi, meno affannati, meno assediati da carte, autorizzazioni, verifiche, concessioni. Questo vale per ogni cittadino e vale ancor di più per le imprese che intendono operare su un mercato che si misura su distanze internazionali. Invece l’Italia resta ancora, in moltissimi casi, il Paese dei troppi timbri e delle troppe autorizzazioni.


 


Questo affastellarsi di disposizioni normative e regolamentari, aggiunto alla difficoltà di accedere al credito, finisce con il rallentare la velocità del nostro sistema produttivo.


Bisognerebbe allora semplificare e velocizzare. Questo ovviamente non significa essere per una irresponsabile libertà di impresa. Tutt’altro.


 


Significa al contrario esaltare proprio il ruolo sociale delle imprese, partendo dalle piccole realtà produttive.


 


Quelle realtà diffuse sul territorio e di cui l’artigianato italiano rappresenta larghissima parte.


Pensiamo in particolare all’imprenditoria cattolica che ha saputo scrivere pagine luminose, attraverso le cooperative ed i consorzi, nel solco dell’insegnamento sociale della Chiesa italiana.


 


Una imprenditoria sana, consapevole di interagire con una società trafitta da una profonda crisi di valori ed attraversata da nuove forme di povertà, meno evidenti e drammatiche, ma ugualmente preoccupanti per la salute complessiva dell’Italia.


Su questi temi, anche in periodo di festa, chiediamo la doverosa attenzione delle istituzioni politiche.


 


Lo facciamo in nome del rispetto che merita il mondo artigiano, certamente. Ma lo pretendiamo, più in generale, per il benessere del Paese.


 


 


 



Dino Perrone
Presidente nazionale ACAI


 


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