La domenica, un giorno qualunque

di Dino Perrone

 

Prima era l’unico giorno segnato in rosso sui calendari, assieme alle feste religiose e civili. Oggi invece anche il sabato ha la stessa tonalità cromatica. A conferma di come ormai anche  il ‘settimo giorno’  è vissuto come tutti gli altri. Purtroppo.

Cari associati,
e se provassimo un po’ tutti a concederci una pausa, tornando a vivere a quote più normali ?
Se cioè riuscissimo a riscoprire il gusto di alcune piccole cose che stiamo invece inesorabilmente dimenticando ?
Non credo sarebbe un male. Forse, anzi, ne trarremmo tutti un po’ di giovamento, rendendo più lieve la nostra vita.
Gli esempi si sprecano.
Abbiamo perso, tanto per cominciare, l’abitudine di incrociare lo sguardo di una persona e di salutarla anche se non la conosciamo.
I nostri occhi si sono abituati a guardare, ma non a ‘vedere’. I nostri sguardi più che da curiosità sono alimentati da sospetti. Per cui il saluto di chi non conosciamo, più che farci piacere, ci preoccupa. Lo viviamo magari come premessa per qualche fastidiosa richiesta.
Inoltre, siamo capaci di indignarci e prendere fuoco per cose effimere, come ad esempio per assicurarci un parcheggio al supermercato, ma ci lascia indifferenti la dose quotidiana di vera ingiustizia che è sotto i nostri occhi.
E poi abbiamo perso il gusto del giorno di festa.
Ormai le domeniche si spalmano lungo weekend che cominciano, in molti casi, già il venerdì pomeriggio. Anche in tempi di crisi come questo che stiamo attraversando, ci risulta difficile abbandonare una abitudine figlia di un benessere diffuso che ha reso il fine settimana occasione non di riposo ma di svago, viaggio, evasione.
Personalmente non stigmatizzo questo comportamento che, tra l’altro, contribuisce non poco a muovere anche l’economia del Paese attraverso le prenotazioni di alberghi e ristoranti.
Tuttavia resta il fatto che quello che per noi cattolici è il giorno del riposo da dedicare al Signore sia diventato ormai solo un segno rosso sul calendario e nulla più. Anzi, ormai molti calendari affiancano al rosso della domenica anche il rosso del sabato, a sottolineare la sostanziale ‘omogeneità’ tra i due giorni della settimana.
E’ il tributo, questo, alla settimana corta che vede tante attività lavorative, specie nel settore pubblico, concludersi appunto il venerdì pomeriggio.
Un settimana diventata però tanto ‘corta’ da non riuscire più a contenere e sottolineare la necessaria differenza dei giorni e dei tempi.
La domenica dovrebbe essere il giorno ed il tempo propizio per la riflessione, il silenzio, lo studio e per tutte quelle attività che favoriscano la crescita interiore. Un giorno da santificare con quella che la Chiesa definisce ‘carità operosa’, dedicando ogni attenzione alla famiglia ed ai parenti, come ai malati, agli infermi ed agli anziani.
Un giorno da santificare, quindi. Non da ‘consumare’.
Sappiamo, invece, che non è così. Sappiamo, purtroppo, che la domenica viene spesso preceduta dagli eccessi del sabato sera, cui troppe giovani vite pagano un tributo di sangue. E sappiamo anche che la domenica la passiamo a pensare a noi stessi, solo a noi stessi, piuttosto che agli altri.
Troppe domeniche si consumano quindi come gli altri giorni della settimana, perdendo così la loro unicità ed il loro valore.
Riscoprire il significato della festa. Riscoprire il valore della domenica. In un tempo frenetico e ferocemente distratto come il nostro, questi sembrano quasi obiettivi posti ad altezze proibitive.
Per conseguirli è necessario tornare ad avvicinarsi alla domenica con un cuore ancora candido. Oggi il nostro cuore è invece sporcato da troppi affanni ed egoismi. E l’unica ‘candeggina’ davvero efficace per ripulirlo rimane sempre la solidarietà.
Vi affido queste mie piccole riflessioni,  nella speranza che i tempi futuri ci rechino in dono tutta quella serenità che tanto ci manca, come individui e come Paese.

 

Dino Perrone
Presidente nazionale ACAI 

 

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