Il tramonto del Paese e le mancate risposte della politica

___________________________________di Dino Perrone

 
Mentre i  principali indici economici bocciano senza appello l’Italia, i partiti continuano ad azzuffarsi sostanzialmente sul nulla. E così rischiamo, in silenzio, di andare a fondo tutti quanti.
 
Tempo di elezioni, tempo di perturbazioni per tutto il Paese.
Siamo ormai giunti al punto che ogni scadenza elettorale, compresa quest’ultima riguardante il rinnovo delle amministrazioni regionali, reca con sé un carico sgradevole di polemiche, tensioni e contrapposizioni del quale, francamente, in giro si avverte sempre meno il bisogno.
Le persone comuni, coloro cioè che fanno parte di quell’Italia profonda e responsabile a cui l’Acai guarda sempre con estrema attenzione ed ammirazione, stentano sempre più a riconoscersi nelle convulsioni dialettiche che impegnano quotidianamente larghi settori della classe politica del nostro Paese.
Siamo arrivati al paradosso che, nel mentre si cerca di dare valenza politica ad ogni cosa e ad ogni scelta, è proprio la politica, quella vera, a latitare. Sono cioè i bisogni e le aspettative dei cittadini a non trovare agevole ingresso nei dibattiti dei partiti.
Né sembra preoccupare più di tanto l’ultimo dato sconfortante licenziato dall’Istat, in base al quale nel 2009 il Prodotto interno lordo del nostro Paese è diminuito del 5,1%, il risultato peggiore di sempre. Questo mentre gli economisti dell’Ocse ammoniscono che ‘i risultati dell’Italia sulla produttività sono rimasti mediocri’, invitandoci a ridurre le tasse sul lavoro e sulle pensioni, ad ampliare le deduzioni Irap ed a riprendere la strada delle privatizzazioni.
Forse il dibattito politico dovrebbe concentrarsi principalmente su queste cose, piuttosto che su sterili camarille.
Abbiamo a che fare, invece, con un sistema politico capace di incartarsi persino sulle norme che esso stesso si è dato, comprese quelle relative alla presentazione delle liste elettorali. Un sistema evidentemente che mostra i segni dell’usura.
Questo è grave perché lascia sguarniti ed indifesi i varchi della disaffezione dei cittadini verso l’impegno politico.
E’ grave perché segnala la crescente incapacità dei partiti a contenere il variegato universo della società.
E’ grave perché può indurre ciascuno a rintanarsi nel proprio privato, a recintare con mura altissime il proprio mondo, sbarrando porte e finestre verso l’esterno.
E’ grave, in ultima analisi, perché sancisce l’estrema difficoltà di costruire, in queste precarie condizioni, un futuro all’insegna di una comune, condivisa responsabilità.
Sul perché la politica, oggi, sia percepita come qualcosa di sempre più inadeguato a leggere i cambiamenti del Paese si sono scritti, e certamente ancora si scriveranno, volumi e volumi. Al riguardo, in questa sede, a me non interessa aggiungere neppure un paragrafo.
Mi preme piuttosto sottolineare come, nel bene e nel male, la politica non faccia altro che rispecchiare lo stato di salute generale dell’Italia.
Un Paese, il nostro, attraversato da tanti elementi degenerativi e da sottili inquietudini, che rischia di restare preda di un senso di frustrazione collettiva derivante proprio dal carico sovrabbondante delle promesse mancate da parte della politica e delle stesse istituzioni.
Un Paese, tuttavia, che avverte i pericoli dell’assuefazione alla degenerazione etica e valoriale della politica e che, proprio per questo, ancora si batte per un vero cambiamento. Che spera ancora, nonostante tutto, nell’avvio di una duratura stagione delle riforme in tanti settori, a cominciare da quello del lavoro e del mercato. Che pretende, purtroppo inascoltato, un cambio di marcia, una precisa assunzione di responsabilità da parte di quanti costituiscono l’ossatura dirigenziale della Nazione. Che soprattutto vuole un sistema politico capace di sottrarsi allo sterile chiacchiericcio salottiero per tornare a rispondere ai problemi concreti dei cittadini. Per riuscire ad essere risposta, progetto, mediazione e, soprattutto, decisione.
La politica non si esaurisce nel mandato elettorale. La politica deve manifestarsi, esprimersi e svilupparsi ogni giorno. Solo in questo modo è possibile ricucire lo strappo che si è determinato fra essa ed i cittadini. Solo così può sancirsi un nuovo patto sociale nel quale prevalgano gli elementi della coesione su quelli della divisione.
Solo così il nostro Paese potrà sottrarsi alle spire di un egoismo sociale che sta assumendo contorni sempre più inquietanti e pericolosi.
 

 


Dino Perrone
Presidente nazionale ACAI 

 

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