I cattolici e il deserto della politica

La cinquantesima edizione delle Settimane Sociali dei cattolici in Italia, svoltasi a Trieste, ci lascia una feconda eredità di riflessioni sullo stato di salute della nostra democrazia e sulla necessità di un rinnovato e crescente impegno della componente cristiana in politica.

In particolare il discorso tenuto da Papa Francesco ai 1200 congressisti rappresenta una bussola irrinunciabile per orientarsi lungo il percorso di una politica che deve riuscire ad essere capace di tornare a dialogare con le persone.

Non può certo lasciare indifferenti il suo accorato incoraggiamento a partecipare “affinché la democrazia assomigli a un cuore risanato”. Perché, in fondo, la politica, nella sua accezione più alta e nel contempo più umile e profonda, proprio a questo dovrebbe tendere: a risanare i cuori, a risanare una società ferita da troppi coltelli.

E quindi ecco il dovere, prima ancora che il diritto, per i cattolici di “avere il coraggio di fare proposte di giustizia e di pace nel dibattito pubblico”, per citare ancora le parole del Santo Padre. E non certo per difendere anacronistici privilegi, ma per essere una “voce che denuncia e che propone in una società spesso afona e dove troppi non hanno voce”.

Si tratta ovviamente di un percorso lungo, faticoso e non privo di insidie. Un percorso dove le scorciatoie ideologiche possono condurre su strade senza ritorno.

Da qui la necessità di essere concreti testimoni di impegno e di speranza, perché senza la speranza, ci rammenta ancora il Pontefice, “saremmo amministratori, equilibristi del presente e non profeti e costruttori del futuro”.

La nostra associazione, pur con tutti i suoi limiti, storicamente non si è mai sottratta a questo compito, ancorandosi saldamente ai principi ed ai valori della Dottrina sociale della Chiesa. Lo ha fatto anche in tempi certamente non più semplici di quelli attuali.

Lo ha fatto con i suoi consulenti ecclesiastici che ne hanno accompagnato il percorso in quasi ottanta anni della propria storia. Lo ha fatto con i suoi dirigenti di ogni livello. Lo ha fatto nelle botteghe artigiane e su tutti i luoghi di lavoro. Lo ha fatto all’interno delle famiglie.

Lo ha fatto sempre con umile orgoglio.

E questo intende continuare a fare per aiutare la democrazia viva del nostro Paese, per citare le parole del Cardinale e presidente della Cei Matteo Zuppi.

Si tratta di rafforzare la “democrazia del noi” come argine insormontabile contro le derive personalistiche di certa politica che, rinunciando a porsi le domande più serie, si accontenta di fornire le risposte più facili e banali

Senza l’impegno concreto dei cattolici la politica rischia di tramutarsi in un deserto.

E la crescente desertificazione delle coscienze, che si manifesta anche attraverso il rifiuto della partecipazione alla cosa pubblica, è il primo passo verso un baratro da evitare con tutte le nostre forze.