La stagione che sta vivendo il nostro Paese non è delle più semplici.
Sono arrivati al pettine molti problemi strutturali irrisolti e, nel medio periodo, si prospettano scelte difficili ed in tanti casi impopolari che chi oggi ha responsabilità di governo sarà chiamato a prendere, anche dopo aver superato le forche caudine della Legge di Bilancio.
E’ augurabile che la politica, in queste contingenze, sappia finalmente mostrare un senso di responsabilità che troppe volte, invece, in passato è stato sacrificato sull’altare del facile ed immediato consenso.
Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. Lo scollamento tra le attese delle persone e le risposte balbettanti della politica si sta manifestando plasticamente, da anni, ad ogni tornata elettorale con una fetta sempre crescente di cittadini che preferiscono non recarsi proprio alle urne. Un fenomeno che desta notevoli preoccupazioni ed investe, per così dire, la qualità stessa della nostra democrazia.
Non sarà facile invertire questa tendenza alla non partecipazione alla cosa pubblica. O addirittura al rifiuto del bene comune. Servirà del tempo, servirà credibilità, servirà chiamare a raccolta tutti attorno a valori condivisi. Sarà necessaria una paziente opera di ricucitura nei confronti di quei ceti sociali e quelle persone che, semplicemente, a questa attuale politica non credono più. Ma se ne hanno le capacità? E, soprattutto, si è disposti a farlo?
Oggi la politica italiana è attraversata da una linea di confine sempre più evidente. Da una parte c’è chi continua ostinatamente a parlare alla pancia del Paese, proponendo risposte semplici a problemi complessi. Da un’altra parte c’è chi si rivolge alla testa del Paese, invitando a ragionare ma con argomentazioni che troppo spesso non colgono la sostanza dei problemi.
La pancia, la testa. Ma nessuno sembra capace di arrivare al cuore delle persone.
Ed invece una politica davvero nobile, una politica dal profilo serio dovrebbe essere in grado di far palpitare il cuore del Paese, esaltandone le capacità, l’inventiva, la generosità quotidiana, la voglia di interrogarsi sul proprio futuro collettivo, di rialzarsi, di sorreggersi nei momenti di difficoltà.
Tutto questo manca, mentre abbondano visioni semplicistiche, che alla fine ingenerano solo nuovi rancori verso la politica e verso tutti coloro che sono considerati “altro” da noi. Visioni che tuttavia non possono essere contrastate da un approccio meramente “di testa” a cui non si accompagni appunto una capacità di emozionare, di coinvolgere su temi concreti i cittadini. La politica italiana, al netto delle visioni propagandistiche, oggi appare balbettante, se non addirittura afona.
Ed allora è bene che una associazione di ispirazione cristiana come la nostra rammenti a tutti che la Chiesa considera da sempre la politica come una forma alta di carità. Ma deve trattarsi appunto di una politica che guardi a ciò che appartiene a tutti, anche quando questo non può essere conveniente per assicurarsi il proprio consenso di parte.
Una politica che guardi con attenzione e cura ai mutamenti sociali e culturali che attraversano il Paese, ma che non rinunci ad una funzione di guida.
Attendiamo con fiducia, nonostante tutto, che questo tipo di politica che guardi al cuore delle persone e dei problemi torni seriamente a manifestarsi.