Diario Italiano di Dino Perrone

Guardare al futuro con la forza della nostra Associazione

Può davvero ripartire questo nostro Paese ? Certo il Pil  ha fatto meglio delle attese anche nel terzo trimestre del 2019. Ma siamo, purtroppo, sempre a quello “zero virgola” di incremento che ci caratterizza, sostanzialmente in negativo, ormai da quasi due anni. Per l’esattezza da sette trimestri consecutivi.

Ventuno mesi di affanno, in special modo per alcuni comparti produttivi. Ventuno mesi nei quali la prospettiva di una ripresa solida e duratura si è fatta via via sempre più impalpabile.

Ed allora rimane di stringente attualità la mia domanda iniziale. E’ possibile davvero una ripartenza per questo nostro Paese ? E’ possibile guardare ancora al futuro ?

Sì, è possibile. Deve essere possibile. Ma solo a determinate condizioni. La prima delle quali è la chiarezza. Chiarezza su dove, la nostra classe politica globalmente intesa, ha in animo di condurre l’Italia dei prossimi anni. Ed è su questo punto, invece, che si entra in una nebulosa dove è davvero arduo distinguere i contorni di un progetto definito, di una idea forte della società italiana.

La sensazione è di un procedere a tentoni, quasi a tentativi. E gli esempi purtroppo non mancano, anche in queste ultime settimane, come insegna amaramente la vicenda dell’Ilva di Taranto. Una vicenda che s’innesta in un quadro generale che, a settembre scorso, ha visto perdere ben 32mila posti di lavoro e crescere solo i contratti a termine.

Dati, questi ultimi, che inevitabilmente si riflettono sulle classifiche europee del lavoro e che ci vedono, inesorabilmente, nei vagoni di coda del treno dell’Ue.

Nonostante tutto la ripartenza è ancora possibile, ma la direzione deve essere ben definita. Altrimenti staremo sempre a fare i contri con incrementi poco significativi e la nostra economia continuerà ad avere stime di crescita ben al di sotto dell’area euro.

Su un punto, però, bisogna essere chiari. L’Italia di oggi non è alle prese solo con un problema economico. C’è anche dell’altro che deve preoccuparci.

Io credo che questo Paese possa davvero ripartire solo radunando le sue migliori energie attorno a valori realmente condivisi. Facendo tramontare per sempre la perversa logica che chi non ce la fa, chi rimane indietro, può essere abbandonato al suo destino.

Chi rimane indietro, chi non ce la fa, deve invece essere aiutato perché l’impoverimento generale di una società passa anche attraverso l’esaltazione di esasperate logiche competitive che perdono di vista i valori della persona.

In questo senso credo che, per il comparto artigiano ma anche più in generale per la società italiana, la presenza di una organizzazione come l’Acai resti un baluardo fondante per la costruzione di un contesto produttivo e civile caratterizzato da maggiore accoglienza ed inclusione.

Anche la nostra associazione, non lo nascondo, ha attraversato momenti non facili. Momenti nei quali la tentazione al ripiegamento, al “giocare in difesa” è stata forte. Ma l’abbiamo scacciata, questa tentazione, forti dell’insegnamento della dottrina sociale della Chiesa che rappresenta il faro delle nostre idealità ed il senso ultimo del nostro impegno.

L’abbiamo scacciata e siamo rimasti sul terreno, al fianco dei singoli artigiani come delle piccole e medie imprese, dei professionisti come dei pensionati, delle famiglie come dei giovani. Lo abbiamo fatto nella consapevolezza che la vita non ammette scorciatoie, che la vita chiama ognuno di noi a fare i conti con la realtà anche e soprattutto allo scopo di modificarla e migliorarla.

E se lo ha saputo fare l’Acai, associazione di persone e di valori, non vedo perché non possa essere capace di farlo il Paese nella sua interezza. Mettendo da parte i facili egoismi, loro sì vere e perverse scorciatoie del pensiero, ma aprendosi al dialogo ed al confronto.

Come detto, noi siamo rimasti al fianco delle persone. E continueremo ad esserlo. Tocca più che mai alla politica tornare a mostrare il suo profilo migliore. Tornare cioè a sua volta al fianco delle persone.