Diario Italiano di Dino Perrone

Grandi manovre per una piccola Manovra

La Manovra è approdata finalmente nelle aule parlamentari, togliendosi di dosso quell’alone di indeterminatezza che l’ha accompagnata, appesantendola di troppi “si dice”, per tante settimane. Ma da qui a dire che il quadro è effettivamente chiaro ce ne corre.
Sappiamo bene, infatti, che la Manovra arriva in una veste e viene poi “licenziata” dal Parlamento con aggiustamenti, modifiche ed integrazioni che alla fine la trasformano inevitabilmente in qualcosa di “altro”.
Nessuno scandalo, per carità. E’ la logica, necessaria ma un tantino logora, della dialettica politica che attorno alla legge finanziaria combatte da sempre una delle sue battaglie più dure.
Tuttavia questa Manovra, almeno in questa sua prima versione proposta dal governo Conte al giudizio ed all’approvazione delle Camere, ci sembra non del tutto all’altezza delle necessità di un Paese che ha un bisogno urgente di ritrovarsi e rilanciarsi. Ci sembra insomma una “piccola” Manovra a fronte delle “grandi manovre” che attorno ad essa cominceranno a palesarsi.
Anche il nostro è solo un primo giudizio provvisorio, proprio perché siamo certi che alla fine dell’iter parlamentare saremo chiamati a misurarci con un testo che risulterà in larga misura diverso da quello oggi disponibile. Ed allora, forse più correttamente, più che di giudizio dovremmo parlare di invito.
Invito, il nostro, a considerare con maggiore ponderazione tutto quello che nell’attuale versione della Manovra non c’è o appare fin troppo timido o ingiustamente penalizzante per alcuni settori produttivi dell’economia italiana.
Occorre una vigorosa iniezione di fiducia che, nelle righe dei provvedimenti al vaglio delle forze politiche che siedono in Parlamento, non si riesce a leggere con chiarezza.
Sembra prevalere una logica punitiva più che propositiva anche in relazione ad alcuni argomenti, come la sostenibilità ambientale, che non possono non raccogliere la generalità, se non dei consensi, almeno delle preoccupazioni.
Non si tratta solo della plastic tax che tanto fa discutere in queste ore e che, nelle intenzioni del governo dovrebbe servire a suscitare anche una più avvertita e sostenibile condotta attenta all’ambiente.
Tra bottiglie, buste, vaschette in polietilene, contenitori in tetrapak di latte, bibite e vini, tappi, etichette e polistirolo per l’imballaggio di elettrodomestici, si calcola un incremento medio annuo per famiglia tra i cento ed i centosessanta euro.
Ma, appunto, non si tratta solo di questo. Ed è ancora più significativo che il dibattito possa avvitarsi su simili argomenti in un Paese nel quale, in alcune realtà, anche in un passato ancora recente si è dovuto scegliere tra garanzia del posto di lavoro e tutela della salute.
C’è il rischio di avvertire una senso di inadeguatezza, comunque di sproporzione. Come chi mette in campo un cannone per mirare ad un passerotto, mentre non trova di meglio che agitare una piuma dinanzi all’avanzare di un carrarmato.
Un invito alla misura, quindi. Ed a centrare meglio gli obiettivi.
Solo in questo modo si potrà alla fine dare ragione al premier Conte quando definisce questa Manovra come “redistributiva”, con particolare riferimento al taglio del cuneo fiscale che consentirebbe una distribuzione delle risorse disponibili in maniera nuova e diversa.
Più che una convinzione basata su dati di fatto, quella del responsabile del governo sembra un auspicio. Il taglio del cuneo fiscale risulta infatti ancora troppo timido. Una “limatura”, più che altro. Fatta appunto con una piuma e non invece con il cannone che servirebbe ad abbattere una tassazione sul lavoro che resta, per la sua insensata pesantezza, il freno maggiore per il rilancio ed il sostegno delle nostre imprese, a cominciare da quelle medio-piccole.