Crescita del Paese e tutela della persona

di Dino Perrone

 

Dinanzi allo spauracchio della recessione, ciascuno propone la sua ricetta per rilanciare l’economia italiana. Ma in mezzo a tanti propositi non sarebbe male ricordarsi della dimensione etica del lavoro. E quindi agire di conseguenza.

Cari associati,
il nostro Paese oggi si trova alle prese con due problemi di non facile soluzione e che sono tra loro strettamente legati.
Il primo è quello della crescita che non riesce ad aumentare in maniera significativa, chiamando in causa le insufficienze ed i ritardi complessivi del sistema Italia.
Il secondo quello dei salari che si sono alleggeriti, con ciò riducendo il potere di acquisto delle famiglie che, dati statistici alla mano, stanno tirando la cinghia.
Se non si risolvono questi due problemi, il rischio della recessione diventerà davvero concreto.
Sulla questione dei salari già mi sono soffermato in passato, sottolineando come quelli italiani siano mediamente più bassi di quelli della Francia, della Germania e del Regno Unito, e denunziando i ritardi sino ad oggi accumulati nella elaborazione di una credibile politica del lavoro.
Oggi mi preme ribadire che appare davvero necessario esprimere una opzione in favore della contrattazione aziendale.
Ciò non vuole dire affatto smantellare il contratto nazionale. Piuttosto vuol dire rendere davvero strutturale lo strumento della concertazione territoriale, in modo che esso possa cogliere le differenze che pure esistono tra singole imprese, singoli settori e singoli territori del nostro Paese.
Il contratto nazionale deve garantire i livelli minimi, rappresentare insomma il salario di garanzia al di sotto del quale non è possibile scendere. Ma non deve essere la gabbia nella quale costringere automaticamente ogni realtà, finendo con il mortificare anche quelle aree dove ad una maggiore produttività potrebbe corrispondere anche un maggiore salario.
L’obiettivo deve essere appunto quello di incrementare la produttività aziendale allo scopo di appesantire le buste paga dei lavoratori, mettendo così in circolo più denaro e favorire la ripresa dei consumi delle famiglie italiane.
In questo modo, tornando cioè ad essere competitivi, si potrà affrontare e risolvere anche la questione legata alla crescita complessiva del nostro sistema.
L’Acai, sicura di interpretare le aspettative del comparto artigiano, richiede quindi il varo di politiche che consentano alla piccola e media impresa di affrontare discorsi di lungo periodo, anche attraverso una riforma radicale del mercato del lavoro.
Riforma che, per la grande famiglia imprenditoriale artigiana di ispirazione cristiana, non può avere alcun intento punitivo ma deve esaltare anzitutto i valori della persona. Deve partire dalla persona ed arrivare ai bisogni della persona.
Su questo la dottrina sociale della Chiesa ha scritto pagine che non possono essere ignorate, ma che anzi debbono rappresentare la traccia imprescindibile per ogni serio discorso di promozione umana nel mondo del lavoro.
E’ stato detto che i momenti di difficoltà obbligano tutti a mettere da parte le ideologie, le tradizioni, la storia e le abitudini per focalizzarsi sui problemi reali.
Si può essere d’accordo. A patto però che questo non significhi abdicare anche ai propri valori, scendere a compromessi su ogni questione pur di ottenere un risultato, per effimero che possa poi rivelarsi. Questo proprio no.
L’Acai ha ben chiaro questo discrimine, questa linea oltre la quale non si può andare.
Ecco pertanto che occorre studiare un piano straordinario per il lavoro che muova dal riconoscimento delle potenzialità formative delle imprese.
Potenzialità formative che debbono investire non solo le competenze tecniche, ma soffermarsi anche sui risvolti umani del mondo del lavoro.
L’uomo non può mai essere considerato una merce di scambio, un bene fungibile. Lo dice la Chiesa, lo pensano da sempre gli artigiani italiani, non lo dimentica l’Acai.
Il rispetto del lavoro, di ogni lavoro, a partire proprio da quello più umile, non può prescindere dal rispetto profondo che si deve avere per la persona.
Dietro ogni lavoro c’è una persona da tutelare. C’è il suo mondo, la sua famiglia, i suoi affetti. Qualsiasi progetto di riforma che voglia davvero incidere in maniera positiva sul mercato del lavoro nel nostro Paese deve, necessariamente, tenere presente questa elementare verità.
Altrimenti, si tratterà dell’ennesimo discorso scritto sull’acqua.

Dino Perrone
Presidente nazionale ACAI 

 

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