Come far ripartire il Paese

di Dino Perrone

 

E’ alle porte l’ennesimo autunno difficile, con una contrazione economica che rischia di far pagare costi altissimi soprattutto alle piccole imprese. Rilanciare l’economia è tuttavia possibile, magari cominciando ad ascoltare proprio le ragioni della categoria artigiana

Cari associati,
il clima vacanziero è ormai alle spalle e gli italiani sono già alle prese con la solita raffica di aumenti tariffari e di rincari anche sui generi di prima necessità che preannuncia l’arrivo dell’autunno.
Un autunno, per la nostra economia, a tinte forti, con i bilanci familiari tendenti pericolosamente al rosso e l’umore generale al nero.
In questo quadro di diffusa contrazione economica, l’Italia delle libere professioni, dell’intrapresa, dell’artigianato, rischia di andare più che mai in sofferenza.
In particolare la piccola e media impresa sconta gli errori di scelte politiche passate che si sono rivelate del tutto inadeguate.
In questo quadro resta di stretta attualità il memorandum che, nello scorso mese di luglio, la nostra associazione ha fatto pervenire al Governo Berlusconi durante i lavori dell’ultimo Consiglio Nazionale al quale hanno preso parte il Sottosegretario di Stato Eugenia Roccella e la parlamentare Beatrice Lorenzin.
Un memorandum che  prende le mosse da un dato statistico che non può essere certamente ignorato.
Oltre il 98% delle imprese italiane è composto da meno di venti addetti. Si tratta di una realtà produttiva che rappresenta quasi il 30% del fatturato complessivo del nostro sistema industriale.
E’ quindi evidente il ruolo strategico che, nel tessuto produttivo del Paese, è ricoperto dal sistema della piccola e media impresa.
Per uscire dalla crisi bisogna pertanto varare politiche che garantiscano, specie  alle micro e piccole imprese, una serie di agevolazioni fiscali che consentano di riavviare in maniera virtuosa il ciclo produttivo.
Accanto ad esse deve avviarsi una seria opera di rilancio delle privatizzazioni e delle liberalizzazioni, esaltando il ruolo della concertazione e rivedendo il protocollo sulla contrattazione territoriale, sottoscritto dai sindacati confederali, in modo da renderlo maggiormente efficace e più aderente alle diverse realtà geografiche ed economiche del nostro Paese.
Assieme alla contrattazione territoriale deve affrontarsi il tema del federalismo fiscale. E’ necessario che il prelievo resti vicino alla spesa, in modo che i cittadini possano esercitare un controllo sui loro amministratori, salvaguardando in ogni caso il quadro d’insieme attraverso idonei meccanismi di solidarietà fra le regioni italiane.
Bisogna favorire una politica che agevoli l’accesso al credito, specialmente ai giovani imprenditori che oggi debbono fare i conti con tassi di interesse che possono essere sostenuti solo dalle grandi realtà industriali. Appare opportuno, in questa ottica, valutare la possibilità di promuovere una convenzione tra Stato, banche ed imprese che consenta a queste ultime, specie a quelle di nuova generazione, di affrontare le sfide dell’innovazione con adeguati strumenti finanziari.
Occorre inoltre snellire la macchina burocratica, evitando che ciascun imprenditore sia costretto a passare centinaia di ore all’anno negli uffici pubblici in cerca di un timbro, una autorizzazione, una concessione.
E’ opportuno rivedere tutta la logica posta a base degli studi di settore, rendendo questo strumento di indagine fiscale un termometro per misurare la salute delle imprese su base territoriale e non piuttosto una pistola puntata alla tempia dell’imprenditore.
C’è infine un altro dato statistico da tenere in debita considerazione.
Il 94,3% dei contratti di apprendistato nel settore artigiano si trasformano in assunzioni a tempo determinato. Questo dato conferma come sia fondamentale il ruolo dell’impresa nella formazione professionale delle giovani generazioni. L’impresa è quindi il luogo tipico della formazione, ma bisogna ripensare più in generale anche allo stesso sistema scolastico del nostro Paese, rivalutando il ruolo degli istituti tecnici che sono oramai stretti nella morsa dei licei e delle lauree brevi.
Tutte queste riflessioni sono contenute appunto nel memorandum consegnato a luglio agli onorevoli Roccella e Lorenzin.
Da quanti oggi hanno responsabilità di governo ci attendiamo, specie in questo autunno che per tutti si presenta in salita, un chiaro segnale di attenzione verso le ragioni della categoria artigiana.
Una categoria che in passato ha ricevuto troppe ingiuste mortificazioni ma che da sempre lavora, silenziosamente, per l’interesse ed il prestigio del nostro Paese.

Dino Perrone
Presidente nazionale ACAI 

 

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