Cosa occorre per creare maggiore occupazione

___________________________________di Dino Perrone

 

 

La contrazione della domanda interna non aiuta la ripresa generale della nostra economica. Sono pertanto necessarie adeguate politiche di rilancio dei consumi accompagnate da incentivi per le aziende che procedono a nuove assunzioni.


Stimolare la domanda interna.
E’ questo l’obiettivo da perseguire con decisione se si vuole assistere ad una effettiva ripresa dell’economia italiana che si traduca anche in nuove occasioni di lavoro.
E’ infatti sempre più evidente la relazione che c’è tra livelli occupazionali e consumi.
Se si contraggono i primi, è difficile che possano espandersi i secondi dal momento che i consumi delle famiglie e gli investimenti contribuiscono a circa l’80 per cento del nostro prodotto interno lordo.
Ma i nostri consumi sono praticamente fermi ai livelli del 2000 ed ogni italiano, per effetto della crisi che ha sconvolto prima i mercati e poi mutato molte delle abitudini di vita dei cittadini, ha in media 570 euro in meno all’anno da poter spendere.
L’effetto, come sottolineato in queste settimane anche dalla Confcommercio, è quello di una persistente stagnazione del reddito che provoca un sensibile appiattimento della dinamica dei consumi ed incide pesantemente sulle stesse possibilità di investimento da parte delle imprese.
Al riguardo i rilievi statistici sono purtroppo impietosi. 
Sempre secondo la Confcommercio, la perdita di consumi dovuta alla condizione di disoccupazione di oltre seicentomila famiglie italiane con la persona di riferimento che ha perso il lavoro ha pesato per un terzo rispetto alla complessiva riduzione dei consumi verificatasi nel corso del 2009 ed attestatasi, in termini reali, all’1,8%.
La disoccupazione e la perdita di lavoro incidono quindi in maniera significativa sulla contrazione dei consumi.
Come uscirne ?
Appunto favorendo la crescita della domanda interna attraverso adeguate politiche occupazionali, dal momento che la domanda estera, pur importante, da sola non può bastare.
Occorre dunque favorire i consumi per consentire la crescita del prodotto interno lordo ed andare oltre quell’1% annuo al quale da troppo tempo è inchiodato il nostro Paese.
Ma in che modo e con quali strumenti ?
L’Acai ha da tempo sottolineato la necessità di ridurre la tassazione sulle imprese e sui lavoratori. Questo, ad avviso della nostra associazione, è il primo indispensabile passo da compiere per ridare ossigeno alla nostra economia.
Non sarebbe pensabile, e nel concreto neppure praticabile in questo momento, un aumento della pressione fiscale che avrebbe come unico effetto quello di scoraggiare ulteriormente le prospettive di una ripresa che vada oltre il carattere episodico.
Al contrario, ridurre il peso fiscale avrebbe il significato di liberare risorse per gli investimenti e, dunque, di porre le premesse per un aumento della produzione e del numero degli occupati. Specialmente se alla riduzione del carico fiscale sarà possibile accompagnare un sistema di incentivi alle imprese che intendono innovare ed assumere nuovo personale.
Il tutto ovviamente senza dimenticare di affinare gli strumenti di lotta all’evasione ed all’elusione fiscale che, in una economia per molti aspetti ancora fragile come la nostra, finiscono con il costituire vere e proprie forme di concorrenza sleale.
Ridurre, dunque, le tasse per le imprese ed i lavoratori. Ridurle il più possibile ed al più presto.
Questo, ripeto, è il primo passo da compiere.
Ad esso debbono seguirne altri, evidentemente.
Deve cioè avviarsi una duratura stagione di riforme sistemiche che consegnino non solo al mondo delle imprese ma anche allo stesso mercato del lavoro regole più certe e meno ‘ballerine’.
Regole in grado di favorire l’aumento della produzione, della competitività e dell’occupazione. Il tutto nel rispetto dei diritti intangibili dei lavoratori.
Anche su questo argomento la nostra associazione ha avviato un confronto con gli attori presenti sulla scena politica, economica e sociale del Paese.
Da ognuno di essi ci attendiamo risposte chiare e non evasive. Risposte che vadano oltre i tatticismi del momento e guardino ai reali interessi del Paese.
Nella consapevolezza, come ci ricorda l’inquietante ticchettìo della bomba ad orologeria rappresentata dalla crisi economica, che il tempo per rispondere in maniera concreta comincia ad essere piuttosto scarso. Per tutti.

 
 


Dino Perrone
Presidente nazionale ACAI 

 

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