Buon compleanno, Italia!

___________________________________di Dino Perrone

 

Il nostro Paese taglia il traguardo dei 150 anni di unità nazionale. Con tanti affanni e difetti. Ma con una storia che resta piena di pagine gloriose. Scritta anche dalla cultura artigiana.

Buon compleanno, Italia !
Buon compleanno, nonostante tutto, a questo nostro Paese.
Nonostante le troppe cicatrici che ne sfregiano il tessuto sociale attraverso l’emergere di vecchi e nuovi particolarismi.
Nonostante il peso dei tanti micro-interessi che offuscano la necessaria visione d’insieme.
Nonostante il carico insopportabile delle occasioni mancate e delle promesse tradite, delle ingiustizie ancora non del tutto rimosse e fin troppo tollerate.
Buon compleanno, nonostante tutto questo e le tante altre cose che, quotidianamente, rendono faticoso l’essere italiani.
E’ giusto che il 17 marzo sia festa nazionale. E’ meno giusto, anzi risulta francamente incomprensibile che anche attorno alle celebrazioni per il centocinquantenario della proclamazione dell’Unità il nostro Paese si divida.
Si divida cioè attorno ad un evento che dovrebbe far scaturire una riflessione sul nostro senso di appartenenza e rappresentare un momento di valutazione e di retrospezione profonda.
Ma tant’è. Gli ideali che infiammarono i nostri padri della Patria sono oggi relegati sul fondo di un panorama che in primo piano mostra invece altre pulsioni, altri interessi, altre passioni.
Si dice che il tempo sia galantuomo. Ma forse lo scorrere degli anni non ha portato in dote  all’Italia quella saggezza e soprattutto quella necessaria consapevolezza di far parte di una storia comune nella quale ognuno è chiamato a ritagliarsi la sua parte.
Non si spiegherebbero altrimenti le pulsioni divisive che proprio questi festeggiamenti hanno fatto riaffiorare.
Fatichiamo a sentirci uniti attorno alla stessa bandiera. In compenso amiamo metterci ogni tipo di divisa. Non per unirci, ma proprio per distinguerci. Allora possiamo sentirci di destra, di sinistra o di centro, del Nord o del Sud, tifosi di una parte o dell’altra. Ma molto più a fatica ci ricordiamo di essere, prima di ogni cosa, semplicemente tutti italiani.
Alcuni studiosi sostengono che il sentimento di appartenenza nazionale è meno forte del sentimento di appartenenza alla dimensione locale. E questo nonostante, in 150 anni di unificazione, alcuni avvenimenti avrebbero potuto e dovuto cementare proprio il sentimento di identità nazionale. Dalle lotte operaie e contadine degli ultimi anni dell’800, alle due guerre mondiali, alla lotta al terrorismo negli anni Settanta e quella alla mafia ed alla corruzione politica negli anni Novanta del secolo scorso.
Tutto questo non è bastato a farci sentire una Nazione e ci sarà una ragione se l’inno di Mameli per alcuni è solo una marcetta da fischiettare prima dell’inizio di una partita di calcio e le parole che lo compongono sono in larga parte avvertite come incomprensibili o addirittura ignorate da tanti italiani.
E la ragione è che il nostro rimane un Paese senza memoria, ignaro della propria storia o perché non la conosce o perché non l’ha mai vissuta. Un Paese nel quale in troppe stagioni la classe dirigente ha finito con lo spaccare il popolo italiano in diverse fazioni e la stessa cultura non è stata in grado di favorire il sorgere di un sentimento forte di unità nazionale.
Ed allora bisognerebbe ricominciare dai fondamentali. Ripartire dall’essenziale, dall’indispensabile. Ricostruendo, a cominciare dai giovanissimi, una rete di valori condivisi. Valori civici, prima ancora che patriottici.
Se cessiamo di essere una Nazione, infatti, smettiamo di esistere.
Al netto di certa vuota retorica, la storia italiana è piena di pagine luminose, in tutti i campi. Ed è una storia che merita di essere conosciuta e, soprattutto, non irrisa e dimenticata.  
Questa storia è in parte anche la storia dell’imprenditoria artigiana, della sua instancabile volontà di contribuire a migliorare la condizione generale del Paese.
C’è tanto artigianato nella cultura imprenditoriale e nelle conquiste sociali di questo Paese. Ed allora ci sia consentito di ricordare, con legittimo orgoglio, che a contribuire a fare la storia dell’artigianato italiano, che si è intrecciata con quella più grande e complessa dell’intero Paese, c’è anche la nostra Acai.

Dino Perrone
Presidente nazionale ACAI 

 

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