Augurarsi il cambiamento

di Dino Perrone

 


Qualcosa di buono, persino di prezioso, può esserci anche in questa crisi economica se essa ci indurrà a riflettere sugli aspetti meno appariscenti ma più importanti del nostro vivere civile, del nostro relazionarci


Cari associati,
diamo l’addio al 2008 nel segno di una sempre più incombente ed invasiva crisi economica, i cui riflessi negativi ormai lambiscono ogni settore della vita del nostro Paese.
In affanno le imprese, in difficoltà le famiglie, in calo drammatico i consumi. Il quadro generale non induce ad alcun ottimismo.
Inoltre, a dar credito alle stime dell’Ocse, la disoccupazione in Italia è destinata ad aumentare di due punti percentuali nell’arco dei prossimi dodici mesi. E’ evidente che, qualora simili previsioni dovessero diventare realtà, il Governo dovrebbe intervenire per sostenere il reddito dei disoccupati ed i consumi delle famiglie, provando a disinnescare una mina sociale la cui esplosione avrebbe esiti catastrofici.
Eppure è proprio in questi momenti che occorre ritrovare le ragioni di un impegno comune che consenta di invertire la rotta.
L’Italia di oggi è certamente lacerata da mille problemi, ma ha ancora in sé gli anticorpi necessari per superare queste difficoltà.
E questi anticorpi si richiamano agli aspetti fondamentali della nostra economia. E cioè anzitutto a quella voglia di intraprendere, a quella cultura del fare, del realizzare, dell’investire che caratterizza da sempre il tessuto produttivo italiano.
Si tratta di non svendere questo patrimonio con scelte politiche che possono rivelarsi suicide. Si tratta di dare respiro alla piccola e media impresa con iniziative che le consentano di svilupparsi creando prodotti più adatti ai tempi ed a prezzi davvero concorrenziali.
Si tratta, in buona sostanza, di favorire l’innovazione e la ricerca.
Su questo tema la nostra associazione è intenzionata a non arretrare di un millimetro. Continueremo cioè a chiedere alle forze politiche di impegnarsi a fondo affinché vengano rimossi tutti gli ostacoli normativi e burocratici che rallentano la ricerca, la sperimentazione e lo sviluppo delle nostre imprese.
Già oggi, sia pure in mezzo a troppi timbri e ritardi, tanti nostri distretti industriali sono in possesso di una invidiabile cultura dell’innovazione.
Già oggi in Italia, in special modo nel comparto artigiano, c’è chi ha studiato nuovi prodotti per venire incontro alle mutate esigenze dei consumatori. Prodotti che, conservando un gusto ed una estetica invidiabili e tipiche del nostro tradizionale design, sono più ecologici e duraturi. Già oggi si possono trovare, per fare solo qualche esempio, pannelli di legno riciclato e sistemi di illuminazione domestica ad alto risparmio energetico che consentono di calibrare la potenza della luce artificiale in base all’intensità di quella naturale.
Occorre conservare ed alimentare costantemente questo patrimonio di conoscenze, partendo da un sistema formativo e scolastico che sia più completo e moderno nel quale i tanti saperi confluiscano nella direzione dello sviluppo e del benessere generale del Paese.
La rinascita può partire da qui. Da una consapevolezza diffusa che occorre ‘fare sistema’, come era di moda dire qualche anno fa. Fare sistema con lo Stato, le famiglie e le imprese. Con la scuola e le università, con le forze sociali, con il variegato mondo del volontariato. Con tutto ciò, insomma, che rappresenta quanto di buono e di grande è presente nel nostro Paese.
Fare sistema abbandonando la logica dei compartimenti stagni, non cercando in mezzo ai flutti la propria zattera per restare a galla ma provando a remare, tutti insieme, restando sulla stessa scialuppa.
L’Italia può farcela, ripetono in tanti, perché ha buoni fondamentali.
Lo ha fatto in passato, ricostruendo sulle macerie materiali e morali del secondo conflitto mondiale. Può farlo anche adesso che deve misurarsi con i pericoli sempre più concreti di una recessione economica che non piace a nessuno. Di questo resto fermamente convinto.
Come sono convinto che qualcosa di buono, persino di prezioso può esserci anche in questa crisi se essa ci indurrà a riflettere sugli aspetti forse meno appariscenti ma più importanti del nostro vivere civile, del nostro relazionarci.
Questa crisi, intendo dire, può indurre ad un cambiamento che non possiamo non augurarci, riportandoci tutti ad una dimensione più normale e vicina alla realtà, portando ad interrogarci sulle nostre responsabilità personali e collettive. Inducendo ognuno di noi ad adottare uno stile di vita più sobrio, più attento alle esigenze degli altri.
Cominciando con questo Natale, da vivere con spirito solidale riflettendo sul messaggio di salvezza della Natività.
E’ questo l’augurio che per le festività natalizie rivolgo, a nome dell’Acai, alla nostra grande famiglia di artigiani di ispirazione  cristiana.


 



Dino Perrone
Presidente nazionale ACAI 


 


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