Un Libro Bianco per evitare un futuro grigio

di Dino Perrone

  

Lo studio sul Welfare presentato nelle scorse settimane dal Ministro Sacconi merita, per la sua importanza, di uscire dal chiuso del dibattito fra addetti ai lavori. Altrimenti si tratterà dell’ennesima occasione sprecata per riflettere sul modello sociale italiano del futuro.
 

Cari associati,
che fine ha fatto il Libro Bianco sul Welfare presentato nelle scorse settimane dal Ministro Maurizio Sacconi ?
Sparito in fretta dalle prime pagine dei quotidiani e dai telegiornali, esso rischia di sopravvivere solo quale trama ispiratrice di qualche convegno di alto profilo. Ed è un vero peccato, dal momento che si tratta di uno strumento conoscitivo di estremo interesse alla cui redazione hanno concorso oltre mille soggetti tra istituzioni, organizzazioni e singoli cittadini.
Alcuni passaggi di questo Libro Bianco, che segue il Libro Verde sul modello sociale licenziato lo scorso anno, a mio avviso meritano invece approfondimenti meno episodici, dal momento che delineano una visione della società italiana dei prossimi anni largamente diversa da quella attuale.
Tanto per cominciare, a mio parere è estremamente significativo che questo lavoro sia dedicato ai giovani ed alla famiglia.
Una dedica che il responsabile delle politiche del lavoro, della salute e dell’inclusione sociale ha definito ‘sostanziale e non formale perché un rinnovato modello sociale orientato a promuovere l’autosufficienza di ciascuna persona, di tutte le persone, è essenziale per ricostruire la fiducia nel futuro’.
Parole condivisibili quanto impegnative.
Parole che invitano a riflettere proprio sul fine ultimo dell’azione politica che è, o almeno dovrebbe essere, quello di venire incontro ai bisogni ed ai meriti delle persone.
In questa ottica, il documento del Ministro Sacconi delinea la costruzione di un modello sociale nel quale vengano stimolati comportamenti e stili di vita più responsabili.
Comportamenti e stili che vedano il lavoro come la base dell’autonomia delle persone e della famiglia ed  in cui la dimensione sociale e quella personale non entrino in contrapposizione.
Tutto questo comporta, evidentemente, il superamento dei modelli tradizionali anche in tema di lavoro ed impresa. Ed è importante leggere nel Libro Bianco che ‘un moderno sistema di Welfare non può manifestarsi unicamente nella tutela e nella promozione del lavoro dipendente’.
Giustissimo, poiché, si legge ancora nel Libro Bianco ‘anche le professioni, il lavoro autonomo, il lavoro in forma cooperativa ed associata, l’autoimprenditorialità e la connessa cultura del rischio di impresa devono essere riconosciuti come valori che meritano apprezzamento sociale e sostegno istituzionale’.
Anche queste sono parole impegnative. Ed in un certo senso persino innovative.
L’apprezzamento sociale, in realtà, non è mai mancato alle nostre imprese che sul territorio hanno sempre creato ricchezza, occupazione e benessere.
Ciò che invece non è stato finora sufficiente è proprio il sostegno istituzionale.
Ci sono state infatti, anche in un recente passato, politiche contraddittorie, alcune volte persino penalizzanti, nei confronti delle imprese, specie di quelle di piccole e medie dimensioni, che non hanno certamente favorito la crescita dell’intero sistema produttivo.
Ora è il momento di una definitiva inversione di rotta che ponga al centro dell’impegno politico ed istituzionale proprio il lavoro e l’impresa.
Lavoro ed impresa che non possono essere svincolati dal rispetto e dalla tutela delle persone, per creare quel nuovo Welfare delle opportunità che, venendo incontro ai meriti ed ai bisogni di ognuno, superi appunto la logica meramente assistenzialistica che ha finora caratterizzato troppi interventi in una materia così delicata e sensibile.
Come si vede, si tratta di argomenti che meriterebbero momenti di riflessione e confronto ad ampio raggio.
Eppure, come detto, sinora la discussione suscitata dal documento programmatico presentato dal Ministro Sacconi non è riuscita a superare il recinto degli addetti ai lavori, rispecchiando posizioni, favorevoli o contrarie non importa, tutte ampiamente prevedibili.
Intendo dire che attorno a queste sollecitazioni è mancato sinora un positivo scatto in avanti. E se uno scatto è troppo, sarebbe stato auspicabile almeno uno ‘scarto’ rispetto ai binari già tracciati dell’ideologia. Questo da parte di tutti gli schieramenti politici.
Se così non sarà, se cioè attorno a questo documento ed ai piani di riforma che esso suggerisce non si aprirà realmente un confronto serrato tra tutti i mondi vitali del nostro Paese, ci troveremo dinanzi all’ennesima occasione sprecata per ripensare a ciò che siamo ed a ciò che auspicabilmente dovremo essere in futuro.

Dino Perrone
Presidente nazionale ACAI 

 

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