Tutelare famiglie ed imprese per superare la crisi

___________________________________di Dino Perrone

 

 
L’Italia affronta il 2012 con la pesante eredità di una fase economica ancora piena di incognite. Per questo, in vista dei tanti provvedimenti da adottare per rilanciare il Paese, sarebbe opportuno rileggere anche qualche pagina di don Milani…
 
Ed alla fine, anche se stremati, siamo arrivati al 2012.
L’anno delle scelte strategiche. L’anno che, almeno nelle intenzioni, dovrebbe segnare l’avvio della ripresa economica del Paese e portare a compimento gli obiettivi necessari a centrare il pareggio di bilancio.
Anno, quindi, estremamente complesso questo 2012 di cui stiamo osservando i primi passi. Anno che si affaccia, però, su un panorama già desolatamente noto.
Nel Paese domina infatti l’incertezza, unita ad un senso di crescente diffidenza.
Rispetto ad un passato ancora recente, vi è in giro, forse, una più diffusa consapevolezza delle difficoltà del momento. Ma si avverte, anche, molta stanchezza. Quasi una fatica di vivere che rende lento e pesante il cammino degli italiani.
Certo il governo Monti non è nato per diffondere ottimismo a buon mercato. Tuttavia nemmeno sembra saggio continuare a spargere sale sempre sulle stesse ferite.
Famiglie ed imprese, infatti, stanno continuando a pagare un prezzo salatissimo a questa crisi. Continuare a colpirle, senza individuare adeguati correttivi che consentano di aumentare il prodotto interno lordo, significherebbe condannare il nostro Paese ad un declino irreversibile.
Si annunciano all’orizzonte non poche tensioni sociali che, se non adeguatamente incanalate, potrebbero far tracimare il percorso appena avviato dall’esecutivo del professor Monti.
L’iniziale consenso dei cittadini coagulatosi attorno al nuovo governo ha lasciato rapidamente il posto ad una rassegnazione che chiama in causa la stessa capacità di aggregazione delle forme della politica.
Infatti i partiti, oggi, vivono una stagione fra le più declinanti della loro storia recente.
Partiti ridotti troppo spesso ad involucri vuoti, nei quali cercano di convivere spinte ideologiche non sempre affini e che trovano una transitoria unione di convenienza solo in vista degli appuntamenti elettorali.
Anche per questa ragione siamo arrivati all’attuale governo tecnico. L’incapacità dei partiti di assumersi responsabilità chiare, di adottare un linguaggio lontano dalle convenienze del momento, ha condotto ad un tramonto della politica che, oggi, appare relegata sullo sfondo mentre la ribalta principale è riservata a quei tecnicismi che dovrebbero semplicemente aiutare la politica nei suoi compiti, non invece sostituirla quasi del tutto.
Ne verremo fuori ? Il Paese, nel suo complesso, saprà mostrarsi all’altezza delle scelte da compiere e delle sfide da superare ?
Ne verremo fuori, certo. Ma a condizione che sia chiara la direzione da dover imboccare ed altrettanto chiari siano i riscontri ai sacrifici che vengono richiesti.
Per questo, ripeto, non appare saggio continuare ad accanirsi sempre sulle stesse ferite. Per questo, in altre parole, occorre che la tutela della famiglia ed il rilancio delle imprese siano al centro delle politiche dei prossimi mesi. E lo siano in maniera concreta, mediante misure di sostegno del reddito familiare e di incentivi alle imprese che vogliono assumere ed innovare.
Tutto questo sinora, nell’azione di governo per come si è manifestata oltre la fase degli annunci, appare largamente insufficiente, se non addirittura assente.
Tra famiglie ed imprese, in Italia, vi è un legame strettissimo. E’ necessario, quindi, che si favorisca una comunione fra queste componenti che possa condurre l’intero Paese ad imboccare la strada della crescita e dello sviluppo.
Non si può continuare a colpire sempre e principalmente chi è più debole e fragile, specie quando l’obiettivo dichiarato è quello di combattere gli sprechi e ridurre i privilegi.
‘Non c’è peggior ingiustizia di dividere in modo eguale tra diseguali’: questa frase di don Lorenzo Milani, sacerdote ed educatore cui si deve il primo tentativo di scuola a tempo pieno rivolta alle fasce sociali più deboli, mi è tornata alla mente esaminando i provvedimenti varati dal nuovo esecutivo.
Ci sono infatti ancora troppe disuguaglianze trattate allo stesso modo da parte del nuovo esecutivo. E questo non è giusto.
Ripartire i sacrifici in modo eguale tra diseguali è davvero sbagliato. Non solo dal punto di vista cristiano, ma anche sotto il profilo etico e politico. Ed aggiungerei finanche tecnico.
Si tratta di una scelta che, come nel caso degli aumenti delle utenze e dei carburanti, può consentire di fare facilmente cassa nell’immediato, ma che alla lunga non paga. E che, dopo, non verrà ripagata.
Sarebbe opportuno trovare il tempo di rileggere qualche scritto di don Milani, in questa epoca così grama ed arida. Opportuno ed utile. Non solo ai politici, ma anche ai tecnici.
‘Non c’è peggior ingiustizia di dividere in modo eguale tra diseguali’: mi auguro davvero che il professor Monti, nella sua azione di governo, tenga sempre a mente questo severo monito.
Per il bene di ognuno. Per il bene di tutti. 


Dino Perrone
Presidente nazionale ACAI 

 

 

Archivio