Liberalizzare è bene, semplificare è meglio

___________________________________di Dino Perrone

 

 
Il governo Monti è chiamato a modernizzare il Paese anche attraverso misure in grado di sveltire l’azione della macchina burocratica, i cui ritardi incidono in maniera intollerabile sull’operato dell’imprenditoria italiana
 
Proprio nei giorni caldi del varo delle liberalizzazioni, dall’Europa, persino da quell’Europa spesso più ‘matrigna’ che madre nei nostri confronti, arrivano notizie incoraggianti per il comparto della piccola e media imprenditoria.
Secondo un recente studio della Commissione UE, infatti, tra il 2002 ed il 2010 l’85% della nuova occupazione netta è stato creato dalle piccole e medie imprese. Si parla in concreto di novecento milioni di posti di lavoro, con un ritmo di crescita annuale che è stato pari al doppio di quello registrato nello stesso periodo dalle grandi imprese.
Tutto ciò a conferma di quanto andiamo sostenendo da anni, con riferimento alla nostra economia. E cioè che le piccole imprese costituiscono il volano principale di ogni serio sviluppo.
Tuttavia, a leggere più in profondità questi dati, spiccano comunque alcuni elementi di preoccupazione per il nostro Paese. Se in Germania, infatti, le nuove assunzioni portate in dote dalle piccole imprese sono cresciute dell’1,7% nel lasso di tempo preso in considerazione dallo studio della UE, nello stesso periodo la nostra Italia si è fermata ad un più modesto 0,8% di incremento occupazionale. E ciò chiama in causa proprio quella fragilità strutturale e sistemica contro la quale da anni l’Acai si batte poichè rende sempre accidentato il percorso del nostro mondo imprenditoriale.
Questa fragilità si è poi ulteriormente acuita nell’ultimo biennio, allorquando la crisi internazionale ha mutato l’intero scenario e le piccole imprese, in tutta Europa, hanno dovuto fare i conti con un calo dei posti di lavoro maggiore rispetto a quello delle grandi industrie. La diminuzione degli ordinativi e l’aumento dei ritardi nei pagamenti hanno fatto il resto.
Da qui la necessità e l’urgenza di dare concreta attuazione a misure tendenti a semplificare, in particolare nel nostro Paese, i rapporti tra le aziende e la pubblica amministrazione.
Da qui una sommessa domanda che, a nome dell’Acai, intendo rivolgere al governo Monti. E’ possibile stringere i tempi per la piena messa a regime delle cosiddette ‘Zone a burocrazia zero’?
Sulla carta questa zone, che nel loro acronimo’Zbz’ ricordano solo il fastidioso ronzio di una zanzara, sono entrate in vigore con l’anno nuovo, in base a quanto stabilito dalla legge di stabilità, e prevedono una grande semplificazione degli adempimenti burocratici per l’avvio di nuove attività, soprattutto per le piccole e medie imprese,  il cui iter amministrativo è stabilito debba concludersi al massimo in trenta giorni. Tutto questo sulla carta…
Infatti queste ‘Zone a burocrazia zero’ non sono ancora operative, essendo sfornite dei necessari provvedimenti attuativi, ed in ogni caso rappresentano (sempre sulla carta…) il punto di approdo di una nutrita serie di interventi legislativi in materia di semplificazione di cui non si intravede, allo stato, la conclusione se non addirittura in alcuni settori persino l’avvio.
Ebbene, ritengo che questo persistente ritardo nell’attuazione pratica di interventi legislativi, peraltro già delineati nella Finanziaria 2009 e tendenti a sbrogliare l’intricata matassa procedurale che aggroviglia il quotidiano operare dei nostri imprenditori, rappresenti una vera urgenza nazionale.
Come e più delle invocate liberalizzazioni che peraltro, allo stato, non sono ancora riuscite ad intaccare le vere sacche di privilegio e le concentrazioni di interessi del nostro Paese.
Liberalizzare è certamente un bene. Ma semplificare è addirittura meglio, proprio perché consente di alleggerire il peso burocratico che grava su quanti vogliono investire nel nostro Paese, mettersi alla prova, tentare di creare ricchezza per l’intero sistema.
Ritengo che il professor Monti, dall’alto della sua riconosciuta esperienza in materia di concorrenza, queste cose le sappia benissimo, tant’è che a tal proposito è in dirittura d’arrivo un pacchetto di misure governative tendenti a semplificare l’azione degli aspiranti imprenditori. Una sorta di deregulation che dovrebbe consentire di sgombrare il terreno da inutili intralci, favorendo finalmente lo sviluppo delle nostre imprese anche attraverso una più rapida risposta dell’apparato burocratico, oggi troppo inutilmente invasivo.
C’è solo da sperare che sia la volta buona e che non si tratti dell’ennesima bolla di sapone, trafitta inesorabilmente da qualche spillo burocratico.
Già troppe volte, in passato, la traduzione pratica di pur giuste intuizioni legislative si è tradotta in ulteriore elemento di frustrazione per quanti vorrebbero semplicemente contribuire, con il loro onesto lavoro, a migliorare il profilo economico e sociale del nostro Paese.
 


Dino Perrone
Presidente nazionale ACAI 

 

 

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