Rallentare il passo, salvaguardare la vita

________________________________di Dino Perrone

 

La nuova enciclica di Papa Francesco richiama tutti ad un grande esercizio di responsabilità nei confronti di tutto ciò che ci circonda. Un dono prezioso per l’intera umanità e un documento quanto mai necessario per riflettere sul senso profondo ed “ultimo” dell’esistenza

 

E’ destinata a durare nel tempo, sollecitando sempre nuove e più feconde riflessioni, l’enciclica di papa Francesco “Laudato si’” presentata nei giorni scorsi in Vaticano nell’Aula Nuova del Sinodo. Un documento molto atteso e che rappresenta un vero e proprio manuale di dottrina sociale con forti denunce dei limiti e delle storture della finanza e della politica mondiale.

Un testo forte. Un testo innovativo. Un testo prezioso.

Duecento pagine in cui viene offerta al mondo la visione “sulla cura della casa comune”, con l’incipit significativamente ripreso dal Cantico delle creature di san Francesco d’Assisi: “Laudato si’, mi’ Signore”.

Una enciclica “verde”, come è stata definita forse un po’ troppo banalmente, composta da un’introduzione, sei capitoli e due preghiere conclusive.

Nel testo papale, infatti, non ci sono solo l’ecologia e il grido di allarme per la crescente distruzione del pianeta commessa dall’uomo.

C’è dell’altro, molto altro.

C’è la forte affermazione dell’esistenza di una intima relazione tra i poveri e la fragilità del pianeta. C’è l’invito, altrettanto forte, a cercare modi diversi di intendere l’economia e il progresso, dal momento che “il mercato da solo non garantisce lo sviluppo umano integrale e l’inclusione sociale”. C’è la denuncia delle gravi responsabilità della politica internazionale e locale nella gestione delle varie crisi. C’è il no alla teoria del gender e all’aborto, c’è la messa in guardia dal pericolo di una guerra chimica o nucleare.

C’è, soprattutto, la convinzione che tutto nel mondo è intimamente connesso, per cui non possiamo considerare la natura come “qualcosa di separato da noi o come una mera cornice della nostra vita”.

C’è il richiamo a trasformare la realtà sociale con la forza della fede che salva, della speranza che illumina, della carità che ama.

Fede, speranza e carità di cui si avverte più che mai il bisogno nel mondo di oggi, ancora devastato da guerre, miseria e ingiustizie.

Per questo il Santo Padre ci sollecita a “rallentare il passo” per non far pagare alle persone il prezzo della crescita ad ogni costo, invitandoci invece a puntare su uno “stile di vita” conciliabile con la difesa integrale dell’ambiente e della vita di tutti i popoli.

Concetti forti. Riflessioni che costituiscono altrettanti doni importanti per la vita di ognuno.

Come non essere d’accordo quando Papa Francesco sottolinea che non si è imparata a fondo la lezione della crisi finanziaria del 2007- 2008 ? Essa infatti poteva rappresentare “l’occasione per sviluppare una nuova economia più attenta ai principi etici, e per una nuova regolamentazione dell’attività finanziaria speculativa e della ricchezza virtuale”.

Ma ciò non è accaduto. Non sono stati e non vengono messi in discussione “i criteri obsoleti che continuano a governare il mondo”. E la finanza continua a dominare sulle persone e a soffocare l’economia reale.

Parole chiare.

Parole che costituiscono un pressante invito a modificare in meglio l’esistente, a non rassegnarsi a “questo” esistente intriso di troppi egoismi e sofferenze.

Parole che mettono decisamente sul banco degli imputati le crescenti miopie della politica internazionale.

Politica a cui il Papa chiede apertamente una “maggiore attenzione per prevenire e risolvere le cause che possono dare origine a nuovi conflitti”. A quella “terza guerra mondiale combattuta a pezzi” di cui papa Francesco ha parlato spesso in questi ultimi mesi.

Il Santo Padre non nasconde che si tratta di un processo difficile, poichè troppo spesso “i disegni politici spesso non hanno ampiezza di vedute”. Ma è un processo che deve necessariamente compiersi per rigenerare l’umanità intera.

E’ stato giustamente sottolineato che con questo documento ecclesiale il Santo Padre “fa suo il lamento del pianeta, maltrattato e saccheggiato”, i cui gemiti “si uniscono a quelli di tutti i poveri e tutti gli scartati del mondo”.

Una enciclica quindi per il riscatto dell’umanità intera. Per andare oltre il contingente. Per acquisire una più matura consapevolezza delle proprie responsabilità. Per riflettere sul modo migliore per non sciupare la bellezza del Creato e non continuare a deturpare il volto di chi soffre. Per affermare il valore altissimo di ogni creatura.

Una enciclica che, correttamente intesa, può quindi rappresentare davvero l’inizio di un fecondo cambiamento.


 

 

 

Dino Perrone

Presidente Nazionale ACAI