Quello che chiediamo al Ministro Sacconi

di Dino Perrone

 


Il nuovo titolare del Welfare ha promesso una maggiore attenzione alle imprese e l’avvio di un programma straordinario di formazione professionale permanente. Noi lo invitiamo ad andare oltre, favorendo la concertazione ed agevolando gli strumenti di accesso al credito.


Cari associati,
il varo di un nuovo Esecutivo comporta sempre un carico di aspettative che purtroppo non sempre, alla prova dei fatti, si rivelano ben riposte.
E’ quanto, puntualmente, sta accadendo anche con il quarto Governo Berlusconi, circondato da attese il cui numero è pari solo ai problemi che bisognerà affrontare.
Come è giusto che sia, il giudizio verrà dato sui fatti. Sui provvedimenti che la coalizione di governo metterà in campo, per rilanciare l’immagine e la sostanza di un Paese che oggi appare ingessato ed in declino.
Qualche primo segnale incoraggiante, tuttavia, è già arrivato. Noi dell’Acai lo abbiamo colto nelle prime uscite pubbliche del Ministro del Welfare, il senatore Maurizio Sacconi.
Il nuovo titolare del dicastero del Lavoro recentemente si è detto convinto che ‘la stagione del pregiudizio ideologico sia superata da parte di tutti gli attori’, aggiungendo che ‘l’alternanza di governo non deve portare con sé il pregiudiziale rigetto di ciò che è stato fatto dal precedente esecutivo’.
Parole ragionevoli, intrise di sano pragmatismo. Parole che fanno sperare davvero in una inversione di rotta rispetto al passato, allorquando ogni cambio di maggioranza ha coinciso con l’azzeramento di tutti i tentativi di riforma, anche quelli più timidi, posti in essere dalla precedente coalizione.
Con l’unico risultato di far ripartire sempre daccapo tutto. O meglio, con il solo risultato di lasciare tutto sempre uguale ed irrisolto.
Sanità, scuola, trasporti e, soprattutto, lavoro. In qualsiasi settore è stato così. In ciascun settore la conseguenza è stata la paralisi.
Sacconi è un politico esperto, consapevole che le sue parole non possono scivolare via lungo i vetri dell’indifferenza. Il nuovo Ministro, in sostanza, ha preso un impegno dinanzi a tutti. Quello di avviare una nuova stagione di confronto senza pregiudiziali, assicurando finalmente al nostro Paese, in materia di lavoro, una politica di continuità e di certezze.
E’ proprio quello che il comparto artigiano richiede al nuovo titolare del Welfare. Continuità e certezze che consentano alla piccola e media impresa di affrontare discorsi di lungo periodo senza la preoccupazione di cambi di indirizzo che rimettono in gioco qualsiasi conquista ed aspettativa.
Ed allora è giusto partire da una riforma radicale del mercato del lavoro che abbia come premessa ineludibile quello che proprio Sacconi ha definito ‘un piano straordinario per la formazione che muova dal riconoscimento delle potenzialità formative delle imprese’.
La formazione, la cultura professionale, le imprese. Ecco la triangolazione virtuosa che può consentire all’Italia di ripartire. Ecco, finalmente, il superamento di una logica da gendarmeria fiscale che, in passato, non ha condotto da nessuna parte, umiliando il lavoro autonomo e l’intrapresa in nome proprio di quel pregiudizio ideologico che Sacconi dichiara di voler mettere definitivamente al bando.
Ecco, soprattutto, il riconoscimento del ruolo strategico dell’imprenditoria italiana per il futuro del nostro Paese.
In un passato anche fin troppo recente non è stato così. Si è chiesto alle imprese solo di investire volutamente ignorando che, con una tassazione arrivata al 60% del fatturato, le scelte di ogni singolo imprenditore tendono per forza ad essere più conservative che innovative.
Si è tollerata la distorsione di un sistema bancario italiano che impone alle piccole e medie imprese un tasso di interesse che può essere sopportato solo dalle grandi aziende e delle multinazionali.
Ed allora noi dell’Acai, proprio traendo spunto dalle sue parole, invitiamo il Ministro Sacconi ad andare oltre, studiando con gli altri dicasteri competenti il varo di una apposita convenzione tra Stato, banche e mercato che dia voce alle esigenze di quanti, specie i giovani, chiedono snellezza di procedure e più agevoli strumenti creditizi.
Favorire l’accesso al credito anche per le piccole realtà imprenditoriali vuol dire, in concreto, liberare nuove energie produttive che oggi sono fin troppo compresse. Su questo terreno la nostra associazione è impegnata da tempo.
Accanto a ciò, è necessaria anche una cultura della concertazione che non penalizzi quelle organizzazioni che, come l’Acai, da oltre sessant’anni rappresentano un sicuro approdo, anche etico e civile, contro la deriva del disimpegno e dell’egoismo sociale. Una cultura della concertazione che diventi pratica ministeriale che non conosca eccezioni.
E’ questo che chiediamo al Ministro Sacconi.
Ripetiamo: il suo approccio pragmatico e realista lascia ben sperare.
Ovviamente, come detto, attendiamo la prova sul campo. Attendiamo che alle parole, a queste parole che salutiamo con piacere, seguano i fatti. Seguano i provvedimenti di cui non solo le imprese, ma soprattutto le varie componenti della società italiana, hanno bisogno.


Dino Perrone
Presidente nazionale ACAI 


 


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