L’Italia che vuole svoltare

___________________________________di Dino Perrone

 
La ripresa è dietro l’angolo, secondo molti esperti. Ma le piccole imprese continuano a vivere situazioni di difficoltà, troppo spesso nell’indifferenza della politica.
 
Agosto, mese tradizionalmente dedicato alle ferie.
C’è poca voglia di attardarsi sui problemi, c’è legittimo desiderio di ‘staccare la spina’, almeno per qualche giorno.
Tuttavia a me sembra che  quest’anno vi sia in giro una più diffusa consapevolezza del momento ancora difficile che sta attraversando la nostra economia, e più in generale la nostra società.
Ho insomma come l’impressione che gli italiani si siano diretti nei luoghi di vacanza ben sapendo che questa meritata tregua estiva sia comunque semplicemente destinata a precedere un autunno ancora carico di insidie ed incognite.
Lo ritengo, questo, un bel segnale di maturità sociale che lascia ben sperare per una più diffusa, e soprattutto meno episodica ed umorale, attenzione di noi cittadini ai problemi del Paese.
Un Paese che nel corso del 2010, secondo l’indagine annuale sul mercato del lavoro redatta da Unioncamere e dal ministero del Welfare, è destinato a vedere il taglio di 178mila posti di lavoro.
Un calo secco dell’1,5%, a conferma che le spire della crisi economica ancora avvolgono il nostro apparato produttivo. Questo dato, peraltro, risulta migliorativo rispetto al 2009, anno nel quale la riduzione dei posti di lavoro toccò l’1,9%.
Ed infatti, a leggere il suindicato rapporto si scopre che le assunzioni, a fine del 2010, saranno comunque ventimila in più rispetto ai precedenti dodici mesi, grazie all’aumento delle entrate, oltre ottocentomila, ed al rallentamento delle uscite del personale, poco oltre le 980mila unità.
Secondo gli esperti, ciò vuol dire che le nostre aziende cominciano a credere nella ripresa e provano ad accrescere la propria competitività, facendo riprendere fiato allo stesso mercato del lavoro rispetto al quale il ministro Sacconi ha annunciato una indagine ‘per individuare le competenze più richieste e facilitare l’incontro tra domanda ed offerta’.
Tuttavia le piccole imprese, specie quelle di micro-dimensioni, che cioè occupano meno di dieci dipendenti, continuano a vivere momenti di estrema difficoltà. Una difficoltà che risulta persino più acuita nel Merdione, con un saldo negativo tra ingressi ed uscite nel mondo del lavoro che supera la media nazionale attestandosi all’1,9%.
Per questa tipologia di imprese, in larga misura facenti parte del nostro settore artigiano, la crisi dunque permane in tutta la sua ruvidezza.
Questo allarma non poco la nostra associazione che ha ben presente come il settore manifatturiero italiano sia costituito non solo da imprese straordinariamente vitali, che anche in questo contesto di crisi hanno continuato ad investire ed esportare, ma anche da un retroterra non meno significativo di piccole realtà aziendali strettamente legate all’economia del territorio.
Occorre aiutare queste imprese a crescere, magari a consorziarsi, mettendo in comune le proprie competenze, i propri progetti, le singole peculiarità.
E’ opportuno allora adottare tutte quelle iniziative, a partire da un più agevole accesso al credito bancario, che possano spezzare una spirale fatta di scarsità di investimenti e più in generale da un ambiente ancora sfavorevole alle nuove iniziative imprenditoriali.
E’ questo il cambio di passo che attende il Paese. Nella consapevolezza che la necessaria quanto meritoria opera di riordino dei conti pubblici messa in atto dall’attuale Governo non può bastare senza ad essa non si accompagnano profonde riforme strutturali.
Ma la politica è più che mai in fibrillazione. Nessuno scenario può essere escluso. Maggioranza ed opposizioni sono alle prese con questioni interne di grande rilevanza, proprio mentre il Paese prova faticosamente a rimettersi in cammino.
Si ha quasi l’impressione che, specie in questi ultimi tempi, le forze politiche abbiano adottato una grammatica che risulta troppo spesso incomprensibile ai cittadini.
Questi ultimi osservano l’evolversi delle vicende dei partiti con crescente scetticismo, tentando di restare concentrati sulle questioni concrete, quelle di ogni giorno, che sembrano invece trovare difficoltà ad essere inserite nell’agenda della politica.
Una politica che in tal modo, ancora una volta, arranca restando indietro rispetto alle aspettative delle persone.
La ripresa è ormai dietro l’angolo, secondo tanti analisti. Ma le persistenti incertezze della politica rischiano di non farci girare questo benedetto angolo, impedendo così al Paese di svoltare.
 

 


Dino Perrone
Presidente nazionale ACAI 

 

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