L’emozione delle macchine, la durezza del cuore

___________________________________di Dino Perrone

 

Un oggetto concepito da menti umane è atterrato per la prima volta sulla superficie di una cometa. Forse in tal modo troveremo qualche risposta a tanti interrogativi. Ma la più urgente domanda a cui rispondere rimane quella sul senso che vogliamo dare alla nostra vita

Esiste ancora qualcosa, in questo mondo, capace di suscitare emozioni ? E dove è il caso di andare a ricercarlo, questo qualcosa ? Nei meandri della mente umana, nel grumo inestricabile dei sentimenti o nella fredda perfezione delle macchine ?
C’è ad esempio ancora qualcuno capace di intraprendere un viaggio lungo dieci anni, coprendo distanze inimmaginabili, pur di arrivare puntuale ad un incontro ?
C’è, esiste. Ma purtroppo, pur concepito da menti umane eccelse, non è un essere umano. E’ una macchina, anche se con un gentile nome di donna.
Si chiama Rosetta ed è la navicella spaziale che, partita dalla Terra appunto dieci anni fa, è arrivata puntuale al suo appuntamento nel nero del cosmo con una cometa dal poco accattivante nome di 67P/Churymov-Gerasimenko.
Inseguire una cometa che viaggia a diciotto chilometri al secondo, raggiungerla, fermarsi sulla sua superficie ed iniziare a trasmettere un segnale da 511 milioni di chilometri di distanza.
E’ accaduto nelle scorse settimane quando Rosetta, dopo un viaggio lunghissimo e diversi giri intorno al Sole, è arrivata a questo storico incontro ed ha lasciato scendere dolcemente sulla superficie della cometa un lander, una macchina per atterrare, di nome Philae.
Ed è accaduto per la prima volta nella storia dell’intera umanità. Una impresa straordinaria e rischiosa che ha visto un oggetto costruito dall’ingegno umano posarsi sulla superficie di una cometa dopo una discesa durata ben sette ore.
Non compete certo a me discettare sull’importanza scientifica di quanto realizzato dall’Agenzia Spaziale Europea anche con il contributo significativo ed importante di tanta tecnologia italiana. Per gli scienziati lo studio delle comete è essenziale per comprendere la nascita e la formazione del nostro sistema solare e, secondo una affasciante teoria, al loro interno potrebbero contenere gli amminoacidi, elementi fondamentali per la costruzione della vita.
Se Rosetta confermerà questa tesi, attraverso i dati che riuscirà a trasmettere Philae fino a quando lo consentirà il calore crescente della superficie della cometa, allora questi corpi che vagano nello spazio e che nei secoli, al loro passaggio in prossimità della Terra, hanno provocato paure e speranze accendendo anche l’immaginazione di tanti artisti, potranno essere catalogati come ‘dispensatori’ della vita nell’intero universo.
Come non può suscitare emozione tutto questo ?
Altro che la cicogna, come raccontiamo ai nostri piccoli con una dolce bugia. I bambini li portano le comete. A conferma di quanto avesse ragione Giovanni XXIII nel dire che noi tutti ‘apparteniamo al Cielo, ci fermiamo un po’ su questa Terra e poi riprendiamo il cammino’.
Ripeto. Come non sentirsi emozionati dinanzi a tutto ciò ?
Emozionati certo, ma anche un po’ smarriti. Come insegna proprio il successo della missione scientifica di Rosetta, viviamo in un mondo dove ogni distanza, anche la più siderale, grazie al progresso della tecnologia appare via via ridursi. Dove lo spazio ed il tempo possono essere finalmente dominati. Dove tutto, almeno in apparenza, ci sembra raggiungibile e sondabile.
Tutto, proprio tutto. Tranne noi stessi.
Agli occhi degli altri, ed anche ai nostri occhi ed al nostro cuore, restiamo insondabili. Irraggiungibili. Innalziamo mura altissime, ci allontaniamo gli uni dagli altri ad una velocità maggiore di qualsiasi cometa.
E così restiamo soli nel nostro universo esistenziale.
Soli, profondamente soli anche in mezzo agli altri. Incapaci di intraprendere un viaggio non dico di dieci anni come quello compiuto da Rosetta, ma neppure di dieci minuti per incontrare ‘l’altro’. Incapaci di darci un appuntamento, una occasione, una speranza.
Ed allora, forse è il caso di provare a dare una risposta alla più urgente delle domande. Una risposta che neppure la sonda Rosetta è in grado di fornirci.
Cosa stiamo facendo del mondo che conosciamo, cosa vogliamo fare della nostra vita se l’emozione più genuina sembra albergare non più nel nostro cuore ma nella fredda perfezione delle macchine da noi stessi costruite ?
 

 

Dino Perrone

Presidente Nazionale ACAI