Il tunnel, la luce, i fari

________________________________di Dino Perrone

 

Cresce l’incertezza attorno ai contenuti della prossima legge di Stabilità. Intanto maggioranza ed opposizioni litigano sulle stime di crescita fornite dal governo. Il clima non è dei migliori. E il Paese continua ad arrancare

Ma quanto è ancora lungo questo tenebroso tunnel della crisi che stiamo percorrendo oramai da troppi anni ?

E la luce che periodicamente, almeno a partire dall’esecutivo Monti, ci viene fatta intravedere in lontananza non è che, piuttosto che la fine del tunnel, annuncia solo l’arrivo di qualche camion con i fari accesi ?

Interrogativi più che legittimi, alla luce degli avvenimenti che stanno precedendo il varo della legge di Stabilità.

Ricapitoliamo.

“È un obiettivo ottimistico secondo alcuni, ambizioso secondo altri, anche se realizzabile. Anche noi consideriamo che questo obiettivo sia ambizioso perchè abbiamo il dovere di esserlo”.

Con queste parole, nei giorni scorsi, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha difeso a spada tratta le stime governative che prevedono per il 2017 una crescita del Prodotto interno lordo nella misura dell’1%.

Padoan insomma, anche a nome del governo, intravede la luce. Noi temiamo invece che si tratti di un abbaglio, se non proprio dei fari di un camion in procinto di venirci addosso.

Resta infatti intatto tutto il peso delle critiche mosse all’esecutivo dalla Banca d’Italia e dalla Corte dei Conti dinanzi ai contenuti della Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza, preludio appunto alla legge di Stabilità.

Un documento che non ha convinto queste istituzioni che, di fronte ad un quadro che resta “fragile”, ritengono sia necessaria una maggiore cautela in ordine alle scelte da compiere, magari spingendo di più su investimenti e revisione di spesa, e forse anche privatizzazioni, se le condizioni del mercato lo consentiranno.

Cosa abbia realmente in animo di fare il governo Renzi lo capiremo solo quando alla legge di Stabilità verrà tolto ogni velo. Ma le premesse non paiono particolarmente incoraggianti.

Il clima resta pesante, specie dopo la mancata validazione del quadro programmatico contenuto nella nota di aggiornamento al Def da parte dell’Ufficio parlamentare di Bilancio che ha parlato di “eccessivo ottimismo” nelle stime presentate dal governo.

Già ora ci si accapiglia sulle stime, e non è un bel segnale di compattezza del sistema.

Cosa accadrà quando le stime saranno sostituite dai numeri ? E con quali provvedimenti si faranno quadrare questi benedetti numeri ?

Ci sarà traccia di misure finalmente in grado di ridurre davvero le spese inutili dello Stato e, soprattutto, idonee a mettere in piedi un progetto di crescita convincente ?

Si attenuerà in tal modo la tradizionale distanza della politica italiana dal sentire e dalle esigenze dei cittadini ?

Anche questi sono interrogativi più che legittimi.

Lo stesso ministro dell’Economia, al netto dell’ottimismo che pure è tenuto a manifestare, ha riconosciuto che “il recupero dei livelli di prodotto pre-crisi si sta rivelando più lento di quanto desiderabile” e che “la crescita non è una questione di decimali”.

E la crescita, forse è bene rammentarlo, dovrebbe essere un obiettivo comune della maggioranza come delle opposizioni.

Allo stato pare di capire che la manovra economica che verrà presentata in Parlamento conterrà misure di sostegno agli investimenti privati e particolare attenzione a quelli pubblici, provando a bilanciare “politica monetaria, politica fiscale e politica strutturale” che il titolare del dicastero di via XX Settembre ha definito i “tre ingredienti con i quali cucinare piatti gustosi”.

Basterà ? E saranno poi davvero gustosi questi piatti per il popolo italiano ?

C’è da augurarselo per il bene del Paese. Ma consentitemi di dire che, a parer mio, la luce ancora non si intravede. E non si intravede, in particolare, proprio per le famiglie e le piccole e medie imprese.

Il tunnel insomma è ancora lungo ed è meglio farsene una ragione. Sperando sempre che si tratti ancora e solo di un tunnel e non piuttosto di qualcosa che, nel corso degli anni e dei governi, si è invece trasformato in un labirinto inestricabile.

 

 

Dino Perrone

Presidente Nazionale ACAI