Il Paese che positivamente ribolle

___________________________________di Dino Perrone

 
Ogni variazione del nostro prodotto interno lordo viene analizzata in profondità. Tuttavia  lo stato di salute dell’Italia si misura anche attraverso altri indici. Meno ‘esatti’ statisticamente, ma paradossalmente  più profondi e ‘veri’.
 
‘Non possiamo misurare lo spirito nazionale ed i successi del Paese sulla base del prodotto interno lordo. Esso non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago… Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei valori familiari, l’intelligenza del nostro dibattere o l’onestà dei nostri pubblici dipendenti. Non tiene conto né della giustizia nei nostri tribunali, né dell’equità nei rapporti fra di noi. Il Pil non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro Paese. Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta’.
Queste parole furono pronunciate il 18 marzo del 1968 da Robert Kennedy presso l’Università del Kansas in un discorso destinato a passare alla storia.
Sono passati più di 40 anni. Tuttavia questi concetti restano di grande attualità e costituiscono un monito perenne a quanti, anche nel nostro Paese, anche in queste settimane, si ostinano a misurare tutto con l’unico metro del prodotto interno lordo.
La complessità di un Paese come il nostro, nel quale convivono eccellenze e brutture come generosità ed egoismi un po’ in tutti gli ambiti del vivere civile, non può essere compresa attraverso un approccio unidimensionale.
Intendo dire che, come per gli Stati Uniti degli anni Sessanta, anche per l’Italia di oggi il prodotto interno lordo non può spiegare tutto.
Certo può dirci molto.
Può dirci, ad esempio, che rispetto al primo trimestre del 2008 abbiamo perso oltre 700mila posti di lavoro, che la produzione industriale è crollata del 25%, che il ricorso alla cassa integrazione è aumentato di sei volte e che il reddito pro-capite è arretrato di sette punti rispetto alla media europea.
Il prodotto interno lordo può dirci questo ed anche altro, disegnando un futuro pieno di incognite. Ma, ripeto, non può dirci tutto.
Questo Robert Kennedy lo aveva capito alla perfezione, prima che il suo sogno di cambiamento della società americana venisse infranto da quei colpi di pistola che bruscamente misero fine ad una esperienza politica ancora oggi considerata di estremo interesse.
Il prodotto interno lordo non può quantificare, ad esempio, l’ostinata decenza della stragrande maggioranza degli italiani che, dinanzi al perdurare della crisi economica, non si lamentano, stringono la cinghia, tirano avanti, fanno funzionare tutto quello che ancora funziona.
Non può dirci, il Pil, quanto preziosa sia la riserva di energie morali cui questo nostro Paese può attingere. Quella ossatura civile ed educativa rappresentata, ad esempio, da tanti artigiani e piccoli imprenditori che continuano a produrre ricchezza e che dell’onestà e dell’impegno hanno fatto la loro bandiera civile. Ed ancora da tanti insegnanti competenti ed appassionati, da studenti meritevoli, dalle mille facce del volontariato, da quanti hanno deciso di dedicare la propria vita al servizio verso gli altri. Disinteressatamente.
Non ci racconta, il Pil, dell’Italia dei buoni esempi. Dell’Italia del coraggio e delle azioni concrete. Dell’Italia che non si piega, non si arrende, non diserta.
Tutto questo non entra nelle statistiche, non sposta le percentuali.
Eppure tutto questo esiste. Lo percepiamo nell’aria. Ce ne accorgiamo ogni giorno. In famiglia, come nei luoghi di lavoro e di studio.
Sappiamo cioè che, al di là delle crude statistiche, oltre la patina della rappresentazione quotidiana fornita dai mass-media, c’è un’Italia migliore, più profonda e vera, ricca di generosità ed ideali, che costituisce l’architrave della nostra società.
C’è un Paese che ribolle, pieno di energie positive che attendono solo di essere adeguatamente valorizzate ed indirizzate. Un Paese che crede in se stesso. Che vuole esprimersi, che vuole migliorarsi. Che intende mettersi in gioco.
Lo stato di salute e di vitalità dell’Italia passa attraverso molteplici indici, forse a volte tra loro contraddittori ma tutti ugualmente significativi.
Per continuare ad avere fiducia nel nostro futuro, preferisco affidarmi a questi ultimi, piuttosto che alle variazioni percentuali del Pil.

 


Dino Perrone
Presidente nazionale ACAI 

 

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