Grazie ai Tremonti-bond, più ossigeno alle piccole e medie imprese?

di Dino Perrone

Introdotto dal decreto anticrisi dello scorso dicembre, è diventato operativo  uno strumento finanziario che, almeno nelle intenzioni, dovrà rendere più agevole la concessione del credito.

 
Cari associati,
il ministro dell’Economia Giulio Tremonti ha firmato il decreto che concede il via libera alla sottoscrizione, da parte del Tesoro, delle obbligazioni subordinate emesse dalle banche quotate al fine di rafforzare il loro capitale di vigilanza.
Si tratta di quelli che in linguaggio giornalistico sono stati sinteticamente definiti Tremonti-bond, cioè obbligazioni speciali emesse dalle banche ed acquistate dal Tesoro per assicurare un maggior flusso di danaro ed una più alta disponibilità delle stesse banche a concedere credito alle imprese.
Siamo quindi in presenza di uno strumento che, nel rispetto delle regole stabilite in sede comunitaria sugli aiuti di Stato, vuole accrescere le opportunità di finanziamento all’economia grazie alla maggiore patrimonializzazione delle banche. La manovra dovrebbe ammontare complessivamente a 12 miliardi di euro e l’obiettivo del Governo, come detto, è quello di riattivare il credito alle imprese.
Fra gli impegni che il dicastero del Tesoro chiede agli istituti bancari italiani per poter sottoscrivere il bond, ci sono alcuni punti che meritano di essere opportunamente sottolineati.
Essi concernono, in particolare, il contributo finanziario per rafforzare il fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, collegato ad un aumento delle risorse da mettere a loro disposizione per il credito
Almeno nelle intenzioni, quindi, i bond serviranno in particolare proprio a dare ossigeno a quelle piccole realtà produttive che, pur costituendo l’ossatura del sistema industriale italiano, hanno dovuto scontare, anche in un recente passato, gli errori di scelte politiche miopi che non hanno tenuto conto del ruolo fondamentale da esse ricoperto per la tenuta e lo sviluppo del nostro Paese.
Le piccole e medie imprese avranno insomma più credito a disposizione per affrontare l’attuale crisi economica.
E’ quanto hanno immediatamente sottolineato gli osservatori economici, molti dei quali sostengono che con questo sistema le banche sono solo un tramite attraverso il quale fare arrivare soldi alle imprese, garantendo loro quella liquidità necessaria a mantenere non solo i posti di lavoro, ma anche di restare agganciati al treno della ripresa che prima o poi dovrà arrivare.
Si tratta di una buona notizia.
In special modo per il mondo a noi più vicino, quello artigiano, che attraverso l’Acai ha da tempo chiesto proprio un ripensamento degli strumenti di accesso al credito per rilanciare l’economia dell’intero comparto.
Ma vi sono anche altri impegni di carattere etico-sociale richiesti dal Governo alle banche che una associazione di ispirazione cristiana come la nostra registra con soddisfazione.
Ci riferiamo alla sospensione del pagamento delle rate del mutuo per la casa almeno per dodici mesi per i lavoratori in cassa integrazione o che percepiscono il sussidio di disoccupazione. Un segnale di attenzione, questo, per quanti rischiano di vivere situazioni di difficoltà.
Un segnale che riguarda non solo i lavoratori, ma anche le loro famiglie. In un Paese civile la rata del mutuo, infatti, non deve più diventare un incubo per quanti arrivano con estrema fatica alla fine del mese.
Né è da sottovalutare l’adozione di un codice etico per cui i manager non saranno più retribuiti con le cifre enormi percepite in passato.
E’ infine prevista la promozione di accordi per anticipare le risorse necessarie alle imprese per il pagamento della cassa integrazione.
Si tratta di vincoli ed impegni che le banche dovranno assumere e sui quali il Ministero del Tesoro vigilerà attraverso le prefetture.
Ora bisogna vedere come tutto questo verrà messo in pratica e se davvero verrà rimossa la maggior parte degli ostacoli che si frappongono nei rapporti fra banche e piccole imprese.
Per il momento, tuttavia, registriamo con soddisfazione l’impatto sostanzialmente positivo che questo strumento varato dal Governo ha avuto anche in sede europea.
Certo, rimane il fatto che anche in politica, specialmente in politica, a fare rumore è sempre l’albero che cade e non già la foresta che cresce.
Ma stavolta, almeno questa volta, continuando a non trascurare i troppi alberi che rischiano di cadere, ci piace prestare attenzione anche alla foresta che cresce.

Dino Perrone
Presidente nazionale ACAI 

 

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