Cercando un rimedio contro l’indifferenza

___________________________________di Dino Perrone

 
Il recente viaggio del Papa a Lampedusa, al netto di qualche astiosa polemica, dimostra come le vere rivoluzioni nascono sempre da gesti semplici. E soprattutto che i cambiamenti duraturi possono partire solo dal cuore di ognuno

Anche un semplice gesto puಠrecare in sé qualcosa di rivoluzionario.
Spesso, anzi, le vere rivoluzioni, i cambiamenti duraturi derivano da gesti all’apparenza semplicissimi. Gesti che l’occhio distratto dei nostri giorni fatica, almeno nell’immediato, a riconoscere.
Gandhi sostituì alla violenza il digiuno ed in tal modo contribuì a mandare definitivamente in soffitta l’ideologia colonialista del Vecchio Continente. Un gesto, quello di digiunare, in fondo alla portata di tutti, un gesto quotidiano che all’apparenza non richiede doti eroiche ma che segnಠuna cesura definitiva con il passato.
La segregazione razziale, negli Stati Uniti, cominciಠad andare in frantumi quando una giovane di colore occupಠsull’autobus il posto riservato ai bianchi. Pure in questo caso, un gesto semplice ma destinato a diventare rivoluzionario.
Anche Papa Francesco, nelle scorse settimane, ha compiuto un gesto semplicissimo quanto efficace, destinato a lasciare un segno indelebile nella storia millenaria dei successori di Pietro e servitori della Chiesa.
Si è imbarcato su una motovedetta della capitaneria di porto ed ha raggiunto Lampedusa, l’isola alla periferia del mondo che costituisce l’approdo per migliaia di migranti in fuga da guerre e miserie, ed ha chiesto scusa.
Ha umilmente chiesto scusa, il Santo Padre, al cospetto di una società  che è invece abituata a non scusarsi pi๠per nulla.
Scusa e perdono   “per chi si è chiuso nel proprio benessere che porta all’anestesia del cuore” e non consente di sentirsi coinvolti dalla sofferenza degli altri e responsabili delle loro vite.
Scusa e perdono “per coloro che con le loro decisioni a livello mondiale hanno creato questi drammi”.
Un gesto semplicissimo e rivoluzionario. Un gesto di penitenza e riflessione.
Un gesto fecondo perché scuote le nostre coscienze da quel fin troppo comodo torpore nel quale siamo avvolti nel nostro percorso quotidiano in questa vita.
Un atto d’accusa contro una cultura del benessere che “ci porta a pensare a noi stessi, ci rende insensibili alle grida degli altri, ci fa vivere in bolle di sapone che sono belle ma non sono nulla, sono l’illusione del futile, del provvisorio, che porta all’indifferenza verso gli altri, anzi porta alla globalizzazione dell’indifferenza”.
Nella sua omelia a Lampedusa, con queste semplici parole Papa Francesco ha richiamato l’umanità  intera, e dunque ognuno di noi, a farsi carico dei drammi che ci circondano.
A non guardare con indifferenza “il fratello mezzo morto sul ciglio della strada” pensando che soccorrerlo ed aiutarlo “non è compito nostro”.
Ci ha ricordato, il Santo Padre, che invece tutto quanto avviene nel mondo ci coinvolge, ci tocca, ci appartiene. E puಠarricchire o ferire, migliorare o deturpare la nostra vita.
Dipende solo da noi, dipende dalla nostra coscienza, e prima ancora dal nostro cuore.
Dopo questa visita pastorale, anche la politica, nonostante alcune polemiche astiose e di corto respiro, ha finalmente ripreso ad interrogarsi sulle risposte da dare ai migranti, provando a superare la mera logica emergenziale per affrontare il tema dell’immigrazione nell’ottica di una maggiore fraternità  ed accoglienza.
Il presidente del Consiglio Enrico Letta, ad esempio, ha dichiarato che entro il prossimo anno saranno aggiunti ottomila posti nei centri di accoglienza per i rifugiati in Italia, sottolineando che “l’Italia e l’Europa debbono portare avanti insieme interventi per una sfida epocale come questa”.
Parole che rappresentano precise assunzioni di impegni.
Impegni che forse non ci sarebbero stati se Papa Bergoglio non avesse umilmente affrontato il viaggio a Lampedusa, facendo diventare questa nostra estrema propaggine dell’opulenta Europa la sua capitale, il suo centro, il suo senso pi๠profondo.
Gesto semplicemente straordinario, quello del Pontefice, ripetiamo. Ma di sicuro non sorprendente. Sin dai primi giorni del suo pontificato, infatti, Papa Francesco ha chiesto alla Chiesa di “andare nelle periferie del mondo”, aprendosi a chi non ha nulla.
Sua Santità , anche in questa occasione, è stato quindi solo coerente e conseguente.
Sono altri coloro che, privi di ogni coerenza,   tentano invano di mascherare come eccezionale il loro banalissimo agire. E soprattutto sono incapaci di chiedere scusa e perdono.
 

 
Dino Perrone
Presidente Nazionale ACAI