Caro Ministro, fra gli artigiani non troverà mai “bamboccioni”

___________________________________di Dino Perrone

 
 
Ha suscitato polemiche l’idea di una legge per fare uscire di casa i ragazzi a diciotto anni. A lanciarla Renato Brunetta, titolare della Pubblica Amministrazione. Solo una battuta provocatoria. Ma che non merita di essere liquidata frettolosamente. E vi spiego perché.

Inutile nasconderlo. Siamo davvero uno strano Paese.
Un Paese nel quale una qualsiasi dichiarazione da parte di un ministro della Repubblica si trasforma in un vespaio attorno al quale si riproducono e si agitano i soliti schieramenti ideologici.
Mi riferisco alla parole con le quali Renato Brunetta, ministro della Pubblica amministrazione e dell’Innovazione, commentando la sentenza del tribunale di Bergamo che ha condannato un padre a pagare ancora gli alimenti per la figlia 32enne, ha dichiarato di voler fare una legge ‘per far uscire di casa i ragazzi a 18 anni’.
Una battuta, ovviamente. Magari una provocazione venata di intelligenza. Ma nulla più. E’ davvero credibile che un governo, qualunque esso sia, possa pensare al varo di una simile norma, la cui applicazione sarebbe in ogni caso oltremodo complicata ?
Eppure, attorno alle parole del titolare del dicastero della Pubblica amministrazione si è subito scatenata una polemica particolarmente velenosa.
Scontati gli strali delle opposizioni, con in testa il capogruppo dell’Italia dei Valori alla Camera dei Deputati Massimo Donadi che ha parlato di ‘ennesima proposta senza senso di Brunetta’.
Ma sul ministro si è scagliato anche un bel po’ di ‘fuoco amico’. Infatti per il leghista Calderoli, collega di Brunetta nell’esecutivo Berlusconi, una simile proposta ‘rappresenterebbe un’ingerenza inaccettabile nella vita delle famiglie, dei singoli e delle loro decisioni”.
Eppure dietro questa ‘provocazione’ c’è un ragionamento più complesso che, spogliandosi di comode pregiudiziali, meriterebbe di essere approfondito in ogni suo aspetto da parte di tutte le forze politiche.
Approfondimento che invece finora non c’è stato, perché con un costume tipicamente italiano si è preferito buttarla appunto solo in sterile quanto astiosa polemica, da far sparire in fretta nel frullatore parolaio della politica italiana.
Brunetta ha in larga misura ragione quando sostiene che ‘bisogna cambiare l’organizzazione sociale perchè i figli ‘bamboccioni’ “sono le vittime di un sistema di cui devono fare il ‘mea culpa’ i genitori che hanno costruito una società a misura di loro stessi”.
Ed ha ancora ragione quando sottolinea che ‘ci sono i bamboccioni perché le Università funzionano male e perché il welfare funziona male’.
Vogliamo discutere di questo, piuttosto che fermarci comodamente alla superficie ?
Vogliamo cioè cogliere nelle parole di Brunetta l’attenzione doverosa e responsabile ad un problema reale, quello del ritardato ingresso dei giovani nel mondo del lavoro, che ormai da decenni caratterizza in negativo il nostro sistema Paese ?
E’ proprio su questi temi che si gioca una larga fetta del nostro futuro.
Continuare a disegnare un sistema sociale che, attraverso troppe slabbrature e rendite di posizione, tende a rinviare nel tempo l’autonomia dei giovani, mantenendoli sulle spalle dei genitori, vuol dire condannare l’Italia a restare ancora a lungo ai margini del progresso.
Ed è semplicemente da irresponsabili restare ancorati ad un mercato del lavoro sostanzialmente ingessato e ad un sistema formativo che non è più in grado di funzionare anche da ‘ascensore sociale’, fornendo cioè a tutti le stesse opportunità e superando le disuguaglianze derivanti dalle diverse possibilità economiche di partenza.
E’ invece indispensabile favorire le eccellenze e premiare il merito, in tutti i settori del nostro vivere civile, svecchiando gli ambienti e superando troppe resistenze ed egoismi sociali.
Mi rendo conto che per fare tutto questo non occorre solo una legge. Ma occorre anzitutto una mentalità diversa. Da instillare con gli esempi e le opportunità.
Fortunatamente, dal mondo artigiano vengono  gli uni e le altre. Esempi di intrapresa, di cultura del rischio, di voglia di misurarsi con il mondo esterno. Opportunità concrete di lavoro, di crescita professionale ed umana.
Tra gli artigiani italiani, insomma, il ministro Brunetta non troverà mai ‘bamboccioni’. E ci sarà pure una ragione. O no ?

 


Dino Perrone
Presidente nazionale ACAI 

 

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