Una Enciclica per “svegliare” il mondo

di Dino Perrone


E’ possibile ‘fare finanza’ in modo diverso. Ce lo dice il Santo Padre nella ‘Caritas in Veritate’. Un documento che mette a nudo i limiti degli attuali sistemi economici che, in nome del mero profitto, hanno dimenticato la centralità dell’Uomo

Cari associati,
più passano le settimane e sempre più feconde e preziose si rivelano, per le sorti di questo nostro mondo frantumato e distratto, le sollecitazioni contenute nella ‘Caritas in Veritate’, la terza enciclica di Papa Benedetto XVI pubblicata nell’immediata vigilia del G-8 che ha visto riuniti a L’Aquila i potenti della Terra.
Un documento pastorale che contiene una dura critica ad una economia ‘dominata dall’ethos dell’efficienza’. Una idea perversa, questa, che ha finito col negare la centralità della persona, fino a giustificare, se non addirittura ad esaltare, le disuguaglianze.
Si è così arrivati a configurare un modello economico nel quale i più poveri sono stati anche i più socialmente penalizzati. A tutti costoro, in certi casi estremi, sono stati persino negati i diritti della persona, laddove questa persona si dimostrasse poco efficiente sul lavoro.
L’enciclica papale denunzia con forza queste distorsioni, riflettendo in particolare sul fatto che l’attuale società sempre più globalizzata ci rende certo più vicini, ma ‘non ci rende fratelli’.
La ‘Caritas in Veritate’ ci ricorda a tal proposito il ruolo e le responsabilità di ognuno per fare in modo che l’interdipendenza planetaria si tramuti davvero in una ‘autentica fraternità’.
Il Santo Padre non si limita però a criticare gli assetti attuali del mondo economico globalizzato. Ci invita, tutti, ad andare oltre. A superare gli errori commessi fino ad oggi, in modo da fare entrare a pieno titolo nell’economia i valori della socialità, della solidarietà e della fraternità.
Quest’ultima, soprattutto, è considerata la base necessaria attraverso la quale i singoli ed i popoli possono ‘fare finanza’ in modo diverso.
Si tratta di una impostazione che parte dallo stretto legame che deve esserci tra il concetto di giustizia e lo sviluppo della dignità della persona. La giustizia, nella visione di Sua Santità, va oltre il semplice rispetto delle regole. La giustizia sta nel permettere ad ognuno, qualunque sia il gruppo sociale di appartenenza, di esprimere il proprio potenziale umano, etico e professionale.
La vera giustizia, quindi, poggia sulla rimozione di tutti quegli ostacoli, politici, culturali ed economici, che impediscono il pieno sviluppo della persona.
Non siamo quindi in presenza di una demonizzazione del mercato in quanto tale, o del ruolo regolatore che, nel mercato, può avere lo Stato.
Papa Ratzinger ritiene piuttosto che lo sviluppo, per essere duraturo e non effimero, abbia bisogno della persona e della verità. Verità sull’uomo, sulla storia, sulla tecnica.
Questa enciclica, pertanto, rappresenta una critica serrata contro la relativizzazione della verità e l’etica del mero profitto.
L’obiettivo esclusivo del profitto, slegato dalla visione del bene comune, infatti ‘rischia di distruggere ricchezza e creare povertà’. Si tratta di un monito che non può essere ignorato se davvero si vogliono approntare gli strumenti per uscire dall’attuale crisi economico-finanziaria.
Papa Benedetto XVI scrive infatti che ‘il profitto è utile se, in quanto mezzo, è orientato ad un fine che gli fornisca un senso tanto sul come produrlo quanto sul come utilizzarlo’.
E questo fine è l’Uomo. Nella sua interezza e nella sua interiorità.
La persona umana, con le sue esigenze, deve quindi essere al centro di ogni priorità. Questo ci dice il Papa, con parole coraggiose e confortanti che rappresentano un punto d’incontro per i credenti e per tutti gli uomini di buona volontà.
Il Papa chiede una governance globale basata su una pluralità di centri di potere, per evitare una eccessiva concentrazione nelle mani di pochi o addirittura di uno solo. Benedetto XVI, in tal modo, ci ricorda che il vero sviluppo deve essere ‘per tutto l’uomo e per tutti gli uomini’, invitando a contrastare la tendenza ad affidarne la gestione alle sole istituzioni politiche ed economiche.
Come si vede, si tratta di sollecitazioni che rivoltano come un guanto l’impostazione di tanta economia e finanza attuali, evidenziando come ‘i tradizionali principi dell’etica sociale non possono venire trascurati’.
La trasparenza, l’onestà, la responsabilità debbono cioè tornare ad essere i criteri-guida dello sviluppo sociale ed economico di ogni Nazione.
Sollecitazioni che indicano una strada, una direzione, una speranza.
Per quanto riguarda il nostro mondo, cercheremo di seguire, con umiltà e convizione, le indicazioni di questa enciclica con particolare riferimento alla funzione sociale dell’impresa, all’educazione, alla formazione, alla difesa della vita in tutti i suoi aspetti e momenti.
Consapevoli dei nostri limiti, certo, ma anche attenti alle nostre responsabilità.

 
Dino Perrone
Presidente nazionale ACAI 

 

 

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