Un linguaggio di verità

___________________________________di Dino Perrone

 


E’ ciò che occorre, in questo stentato avvio di nuovo anno, per affrontare le molteplici crisi che investono il nostro Paese e che rischiano di mandare a fondo, prima ancora che le imprese, le famiglie italiane.

 


IL 2011 è iniziato con lo stesso carico di problemi che ha appesantito il cammino dell’anno da poco trascorso.
Ed è inevitabile che sia così, considerata la vastità e complessità delle questioni irrisolte che abbiamo ereditato nel corso degli ultimi dodici mesi e che, temo, difficilmente troveranno adeguate soluzioni in tempi ragionevolmente brevi.
L’Italia continua a crescere poco, stretta fra la scarsa produttività del proprio sistema industriale ed i bassi salari delle famiglie. Tutto questo riduce il livello generale del reddito, contraendo la domanda interna di consumi e generando una sostanziale ‘povertà’ dell’intero sistema.
Al rigore dei conti pubblici, meritoriamente portato avanti in questi mesi, stenta ancora ad accompagnarsi una politica di forte rilancio degli investimenti.
Siamo cioè ancora in attesa dell’inizio del ‘secondo tempo’ di una partita che, finora, certamente ci ha visto ‘tenere’ dignitosamente il campo ma che richiede, adesso, uno sforzo ulteriore per portare a casa il risultato.
Risultato che può essere conseguito solo ponendo una crescente attenzione alle esigenze delle famiglie e delle piccole e medie imprese.
Cominciamo dalla famiglie.
Secondo i risultati dell’indagine Istat licenziata a fine anno sulla distribuzione del reddito nel nostro Paese e riferita al biennio 2008-2009, il 15,2% dei nuclei familiari italiani presenta chiari sintomi di disagio economico tra quelli definiti a livello europeo. Si tratta cioè di famiglie che non solo non possono andare una settimana di vacanza ma che non possono permettersi neanche arretrati con mutui, affitti o bollette. Che non possono adeguatamente riscaldare la propria abitazione, oppure permettersi la lavatrice o l’automobile e persino garantirsi un pasto adeguato almeno ogni due giorni.
Famiglie, insomma, ad un passo dal baratro della povertà.
Famiglie, tantissime famiglie, che camminano su una sottile lastra di ghiaccio che s’incrina ad ogni passo. Una spesa imprevista, anche un semplice malanno protratto nel tempo, e tutto rischia di crollare.
Questo disagio economico è avvertito specialmente dalle famiglie composte da più di cinque persone, da quelle che risiedono nel Sud del Paese e da quelle che hanno tre o più figli minori a carico.
Dinanzi a questi dati, che certo non sono migliorati nel corso del 2010, c’è ancora qualcuno che si ostina a non ritenere indispensabile il varo di una seria politica di sostegno alle famiglie ?
Passiamo ora alle imprese.
In due anni si sono persi 540mila posti di lavoro e nel contempo non si è riusciti ad attirare adeguatamente gli investimenti esteri, anche a causa di una legislazione in materia di lavoro non sempre lineare e comprensibile agli occhi degli stranieri. Al riguardo, nelle scorse settimane i vertici di Confindustria hanno giustamente parlato di un Paese ‘malato e deludente’ nel quale la classe politica è chiamata a superare l’attuale fase di incertezza avviando una stagione di riforme che non si limiti al contenimento del debito pubblico.
Le vicende relative agli accordi Fiat di Pomigliano e Mirafiori, con il carico di battaglie ideologiche di frange sindacali che spesso finiscono con l’accentuare le divisioni piuttosto che facilitare le soluzioni, confermano la vischiosità spesso inconcludente di un sistema di relazioni industriali che non si mostra adeguato ad uno scenario internazionale in vorticoso cambiamento.
Uno scenario che richiede al nostro Paese anche una semplificazione della stessa legislazione del lavoro che, nel rigoroso rispetto dei livelli di tutele, garanzie e protezioni, sia capace di attrarre gli investimenti.
Dinanzi a tutto ciò, desta sconcerto constatare come, anche in queste prime settimane del nuovo anno, resti sostanzialmente immutato il linguaggio della classe dirigente del nostro Paese.
Un linguaggio sostanzialmente ancora molto lontano dalla verità e piegato ai tatticismi ed alle convenienze del momento.
Ed invece, proprio per affrontare le molteplici crisi che investono l’Italia e per evitare che ad affondare siano le famiglie, prima ancora che le imprese, occorre che tutti tornino a saper parlare lo scomodo linguaggio della verità.


Dino Perrone
Presidente nazionale ACAI 

 

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