Se la povertà colpisce anche i bambini

________________________________di Dino Perrone

Si consegna alla storia un 2016 che reca in dote al nuovo anno una crisi sociale sempre più profonda. Intanto, mentre la politica arranca in cerca di soluzioni praticabili, in Italia un bambino su tre vive in condizioni di estremo disagio.

Di cosa dovrebbe occuparsi, oggi, la politica italiana ?
Di tante cose, ovviamente. E non solo del varo di una legge elettorale che consenta al Paese di tornare nuovamente alle urne nel minor tempo possibile.
Dovrebbe occuparsi di mettere in sicurezza i conti pubblici, di vigilare sulla tenuta del sistema bancario, di far riacquistare al nostro Paese un peso internazionale ed una credibilità che derivano dalla sua storia. E poi di rilanciare l’economia, di favorire l’occupazione e di agevolare le imprese che creano appunto lavoro e ricchezza diffusa.
Ma, in questo periodo natalizio che ci accompagna a chiudere un anno tra i più difficili e convulsi della nostra storia repubblicana, mi permetto di richiamare l’attenzione del nuovo premier Gentiloni sulla condizione minorile in Italia come emerge dal rapporto che Save the Children, la più importante organizzazione internazionale indipendente dedita a salvare i bambini in pericolo e a promuovere i loro diritti, ha consegnato ai mass-media nei giorni immediatamente precedenti la Giornata per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza che si è celebrata lo scorso venti novembre.
Si tratta di una lettura molto istruttiva e per certi versi agghiacciante.
C’è più di un milione e centomila bambini molto poveri che vive nelle nostre città. In pratica parliamo di un minore su tre che versa in condizioni di estremo disagio. E la maggior parte di loro, circa 490 mila, vive sorprendentemente nel nord del Paese. Bambini che versano in difficili situazioni economiche, a volte senza neppure il necessario per vivere e privi di una rete di servizi adeguati.
Cifre che ci collocano, manco a dirlo, in coda alla graduatoria europea.
Da noi sono poveri il 32,1% dei bambini mentre la media dei Paesi del Vecchio Continente è del 27,7%. Inoltre il 39% di essi da noi vive in case non adeguatamente riscaldate. Un pugno nello stomaco, un pugno destinato a frantumare l’immagine di una Italia che, in troppi, si ostinano a descrivere come ormai uscita dal tunnel della crisi e destinata ad una imminente stagione di rilancio economico e sociale.
Non è così.
Oggi l’Italia ha difficoltà a mettere in condizioni di sicurezza persino i suoi bambini, senza dimenticare che il tasso di natalità è crollato a picco facendo registrare non più tardi del 2015 il record negativo di nascite.
Parliamo di bambini che, sin dai loro primi anni di vita, debbono misurarsi con contesti di povertà e deprivazione, crescendo in condizioni di svantaggio rispetto ai loro coetanei e facendo i conti con ostacoli che li separano da uno sviluppo sano e da opportunità educative e formative.
Negli ultimi dieci anni la percentuale delle situazioni di disagio si è più che triplicata. Nel 2005, infatti, le famiglie con almeno un minore che vivevano in condizioni di povertà erano il 2,8% del totale. Oggi invece esse costituiscono in Italia il 9,3% del totale.
Ed il disagio si annida non solo nelle periferie dimenticate, ma anche nel cuore dei centri urbani, dal momento che il rapporto di Save the Children dice che ben 93 mila famiglie povere vivono all’interno delle grandi metropoli.
Una povertà, dunque, che è possibile incrociare appena sull’uscio di casa. Una povertà che lambisce strati sempre più larghi della nostra popolazione e che rende davvero amaro questo clima natalizio che, peraltro, troppo spesso si riduce ad un vuoto consumismo senza alcun calore umano.
Questa condizione di disagio che colpisce la più debole fra le fasce deboli, quella appunto dei bambini, oggi rappresenta l’ombra più inquietante che rischia di oscurare il futuro del nostro Paese. E questo perché non dobbiamo dimenticare che alla povertà economica si accompagna molto spesso una diversa forma di povertà ugualmente grave e drammatica, quella educativa.
Una povertà, quest’ultima, forse più nascosta, certo meno evidente, ma che incide nel profondo e determina guasti duraturi perché priva i bambini dell’opportunità di costruirsi una esistenza libera basata sulla conoscenza e li avvia, al contrario, verso l’esclusione sociale.
Un bambino su tre, dunque, vive oggi in condizioni di povertà. Chi se ne occupa ?
E di cosa continua ad occuparsi, invece, la politica ?
Sono domande che spero trovino adeguate e positive risposte nel 2017. Quelle risposte che questo 2016 che oggi si consegna alla storia non è stato in grado di fornire.
 


 

Dino Perrone

Presidente Nazionale ACAI