Con lâiniziativa âCieli buiâ il governo Monti intende assicurare agli enti locali un risparmio di circa un miliardo. Ma quali saranno, alla lunga, i costi sociali di un provvedimento che inevitabilmente modificherà le abitudini dei cittadini ?
Meglio chiarire subito: ad essere davvero bui, pi๠che i cieli, sono i tempi.
Per questo non dovrebbe turbare poi molto il fatto che nella Legge di Stabilità per il 2013 sia stata inserita la norma che impone ai Comuni italiani di affievolire lâilluminazione pubblica nelle ore notturne.
In fondo, si tratterà solo di altro buio sul buio che già ci circonda.
Difficile tuttavia poter sostenere che questa iniziativa, perlomeno stravagante, sia davvero necessaria e soprattutto in linea con il comune sentire di un Paese che, sin dallâepoca nera dei cosiddetti âanni di piomboâ, ha voluto riprendersi la notte proprio per reagire alla depressione e alla paura che imperversavano in quel fosco periodo.
In fondo, vivere la notte, viverla appieno, illuminarla con luci ed iniziative è sempre stato un modo per esprimere vitalità , fiducia, ottimismo. Per attendere il domani, in tutti i sensi, senza dover per forza restare rintanati in casa.
Eâ stato già sottolineato da pi๠parti che un cielo buio sopra le nostre città non fa apparire le stelle ma solo le nostre paure, rendendo di colpo le strade pi๠insicure ed infide.
Meglio occuparsi dei tempi e non dei cieli, allora. Soprattutto, molto meglio provare a rischiarare i primi senza dovere per forza oscurare i secondi.
Insomma, meglio accendere le speranze piuttosto che affievolire la luce dei lampioni.
E certo le speranze non possono venire alimentate da provvedimenti che, anche per la loro estemporaneità e discutibile efficacia, rischiano di alimentare solo un senso di diffusa depressione sociale.
In questo non aiuta lâimpianto generale dellâazione di governo che, specie in questi ultimi mesi, sembra intenzionato a voler raschiare il fondo del barile alla ricerca di qualsiasi possibile tipo di risparmio. Tutto questo in nome di un principio di rigore che perà², nella sua astrattezza, rischia di cozzare con le esigenze anche minime dei cittadini e con la loro qualità della vita.
Ad esempio da questa iniziativa, denominata âCieli buiâ, nelle intenzioni governative dovrebbe derivare agli enti locali un risparmio di circa un miliardo di euro. Ma quali saranno, alla lunga, i costi sociali di un provvedimento destinato ad incidere pesantemente, modificandole in negativo, sulle abitudini degli italiani ?
Il punto è proprio questo.
Eâ giusto risparmiare quando si puà², ma certo non è possibile risparmiare su tutto.
Soprattutto, prima ancora di risparmiare sarebbe meglio non sprecare. Ed in questo caso è ancora tanto il lavoro che attende lâesecutivo Monti. Snidare il vero spreco, a partire dalla pubblica amministrazione e dai costi eccessivi della politica, sarebbe questo il miglior risparmio.
Un risparmio che farebbe impallidire la luce irradiata da tutti i lampioni italianiâ¦
La realtà è che per risalire la china ci vuole tempo e, soprattutto, molta determinazione. Il primo perಠnon abbonda, visto che oramai siamo a ridosso delle elezioni, e la seconda troppo spesso latita.
Così anche la ricetta dei tecnici chiamati al capezzale dellâItalia rischia di portare in tavola solo pietanze decotte ed indigeste.
Ma se i tecnici danno come lâimpressione di aver smarrito la sintonia con il Paese, sintonia peraltro forse mai veramente cercata, dai politici di professione continuano ad arrivare segnali sconfortanti.
Scandali, privilegi, sprechi, ruberie. Le cronache ci descrivono oramai una vera e propria emergenza nazionale, non pi๠legata a questo o quel colore oppure ad una particolare stagione politica ed economica, con la corruzione diventata un sistema radicato nella vita pubblica.
Certo non sarà la âlegge anticorruzioneâ, per quanto meditata ed articolata, a poter cambiare da sola le cose. I guasti sono così profondi che per risanarli è necessario uno straordinario sforzo di rigenerazione morale.
Ma una buona legge puಠcomunque rappresentare il punto di partenza per tirare fuori il nostro Paese dalla palude del diffuso malaffare, ponendo le premesse per un riscatto morale che tarda ad arrivare.
Eâ il momento che la politica riemerga dal buio. Che torni al centro della scena mostrando un profilo rigenerato e migliore. Ed è il momento che, in questo processo, la galassia cattolica trovi una sua credibile e condivisa sintesi operativa.
Altro che preoccuparsi di affievolire la luce dei lampioniâ¦
Per questo non dovrebbe turbare poi molto il fatto che nella Legge di Stabilità per il 2013 sia stata inserita la norma che impone ai Comuni italiani di affievolire lâilluminazione pubblica nelle ore notturne.
In fondo, si tratterà solo di altro buio sul buio che già ci circonda.
Difficile tuttavia poter sostenere che questa iniziativa, perlomeno stravagante, sia davvero necessaria e soprattutto in linea con il comune sentire di un Paese che, sin dallâepoca nera dei cosiddetti âanni di piomboâ, ha voluto riprendersi la notte proprio per reagire alla depressione e alla paura che imperversavano in quel fosco periodo.
In fondo, vivere la notte, viverla appieno, illuminarla con luci ed iniziative è sempre stato un modo per esprimere vitalità , fiducia, ottimismo. Per attendere il domani, in tutti i sensi, senza dover per forza restare rintanati in casa.
Eâ stato già sottolineato da pi๠parti che un cielo buio sopra le nostre città non fa apparire le stelle ma solo le nostre paure, rendendo di colpo le strade pi๠insicure ed infide.
Meglio occuparsi dei tempi e non dei cieli, allora. Soprattutto, molto meglio provare a rischiarare i primi senza dovere per forza oscurare i secondi.
Insomma, meglio accendere le speranze piuttosto che affievolire la luce dei lampioni.
E certo le speranze non possono venire alimentate da provvedimenti che, anche per la loro estemporaneità e discutibile efficacia, rischiano di alimentare solo un senso di diffusa depressione sociale.
In questo non aiuta lâimpianto generale dellâazione di governo che, specie in questi ultimi mesi, sembra intenzionato a voler raschiare il fondo del barile alla ricerca di qualsiasi possibile tipo di risparmio. Tutto questo in nome di un principio di rigore che perà², nella sua astrattezza, rischia di cozzare con le esigenze anche minime dei cittadini e con la loro qualità della vita.
Ad esempio da questa iniziativa, denominata âCieli buiâ, nelle intenzioni governative dovrebbe derivare agli enti locali un risparmio di circa un miliardo di euro. Ma quali saranno, alla lunga, i costi sociali di un provvedimento destinato ad incidere pesantemente, modificandole in negativo, sulle abitudini degli italiani ?
Il punto è proprio questo.
Eâ giusto risparmiare quando si puà², ma certo non è possibile risparmiare su tutto.
Soprattutto, prima ancora di risparmiare sarebbe meglio non sprecare. Ed in questo caso è ancora tanto il lavoro che attende lâesecutivo Monti. Snidare il vero spreco, a partire dalla pubblica amministrazione e dai costi eccessivi della politica, sarebbe questo il miglior risparmio.
Un risparmio che farebbe impallidire la luce irradiata da tutti i lampioni italianiâ¦
La realtà è che per risalire la china ci vuole tempo e, soprattutto, molta determinazione. Il primo perಠnon abbonda, visto che oramai siamo a ridosso delle elezioni, e la seconda troppo spesso latita.
Così anche la ricetta dei tecnici chiamati al capezzale dellâItalia rischia di portare in tavola solo pietanze decotte ed indigeste.
Ma se i tecnici danno come lâimpressione di aver smarrito la sintonia con il Paese, sintonia peraltro forse mai veramente cercata, dai politici di professione continuano ad arrivare segnali sconfortanti.
Scandali, privilegi, sprechi, ruberie. Le cronache ci descrivono oramai una vera e propria emergenza nazionale, non pi๠legata a questo o quel colore oppure ad una particolare stagione politica ed economica, con la corruzione diventata un sistema radicato nella vita pubblica.
Certo non sarà la âlegge anticorruzioneâ, per quanto meditata ed articolata, a poter cambiare da sola le cose. I guasti sono così profondi che per risanarli è necessario uno straordinario sforzo di rigenerazione morale.
Ma una buona legge puಠcomunque rappresentare il punto di partenza per tirare fuori il nostro Paese dalla palude del diffuso malaffare, ponendo le premesse per un riscatto morale che tarda ad arrivare.
Eâ il momento che la politica riemerga dal buio. Che torni al centro della scena mostrando un profilo rigenerato e migliore. Ed è il momento che, in questo processo, la galassia cattolica trovi una sua credibile e condivisa sintesi operativa.
Altro che preoccuparsi di affievolire la luce dei lampioniâ¦
Dino Perrone
Presidente nazionale ACAI