Quanto pesa tutto ciò che abbiamo perduto

________________________________di Dino Perrone

 
 

A Manchester e poi al largo del canale di Sicilia. In pochi giorni due tragedie diverse tra loro con un denominatore comune: la morte di tanti ragazzini innocenti. E con le loro vite è scomparso anche un pezzo importante del nostro futuro.
 
“Ogni bambino che nasce ci ricorda che Dio non è ancora stanco degli uomini.”
Mi è venuta in mente questa bella frase di Rabindranath Tagore, poeta e filosofo bengalese scomparso nel 1941, pensando a come invece nelle scorse settimane abbiamo dovuto affrontare una terribile scia di morti innocenti che non possono finire nel dimenticatoio ma che, al contrario, debbono sollecitarci ad una profonda riflessione.
Mi riferisco ovviamente all’attentato di Manchester che ha causato la morte di tanti ragazzini ed è stato poi “orgogliosamente” rivendicato dall’Isis, ma anche all’ennesima tragedia in mare dei migranti dinanzi alle nostre coste, verificatasi appena due giorni dopo.
Dinanzi a simili tragedie, mi sorprendo ogni volta a pormi sempre la stessa domanda. Cosa abbiamo perso ? 
La vita di tanti innocenti, certo. Ma non solo questo.
Non sapremo mai cosa davvero è andato perduto, oltre alle vite, tra le onde che hanno fatto naufragare l’ennesimo battello di fortuna dei migranti con a bordo tanti bambini. Né sapremo cosa abbiamo perso a Manchester nella tremenda notte della strage di ragazzini.
Forse abbiamo perso una sinfonia prodigiosa, un libro indimenticabile. O forse abbiamo perso la cura definitiva contro il cancro, un nuovo record del mondo in atletica, un dipinto capace di attraversare i secoli come “La Gioconda” di Leonardo.
Non lo sapremo mai. 
Non sapremo mai cosa davvero è andato a fondo nel canale di Sicilia in tutti questi anni e di ritorno dal concerto di una cantante in quella Manchester che è considerata dallo scrittore Tim Parks “il centro del calore umano inglese”. 
Quante opportunità, quante scoperte, quante possibilità di cambiare in meglio il nostro mondo. Tutto perduto.
Sappiamo solo che è ingiusto morire così. 
Vittime innocenti di un odio che pretestuosamente si ammanta di motivazioni religiose e vittime, altrettanto innocenti, dell’ingiustizia di un mondo sempre più indifferente e diseguale.
I ragazzini e le ragazzine di Manchester volevano solo ascoltare una cantante. I bambini annegati al largo del nostro mare inseguivano il sogno di un domani migliore. 
In entrambi casi, pur se in situazioni di partenza diversissime tra loro, si trattava di dare un senso alla propria vita, di “celebrarne” la sua meravigliosa irripetibilità.
Quando la morte riguarda i giovanissimi, a morire è il futuro. E se il futuro muore, anche il presente non ha alcuna speranza.
Occorre davvero molto filo per ricucire un mondo come il nostro che si dimostra sempre più slabbrato. Urge trovare un antidoto efficace a questo orrore senza fine. 
Il rimedio non è semplice, né immediato. E neppure indolore. 
Come fermare il terrorismo jihadista ? Come impedire che l’ondata migratoria s’infranga sugli interessi dei trafficanti di uomini ? Nessuno può dire di avere la ricetta in tasca.
Ma un brandello di risposta, forse, è in ognuno di noi. In quel senso di rispetto per la propria e l’altrui vita che non ci è consentito smarrire. Che dobbiamo difendere e far germogliare soprattutto oggi, in questi tempi così inariditi.
Mettendo insieme tanti brandelli forse sarà possibile superare quei muri che oggi ci sembrano invalicabili e disinnescare quegli ordigni che si nascondono tra le pieghe della nostra quotidiana normalità.
E ripensando alla bella riflessione di Tagore, facciamo davvero in modo che Dio non si stanchi di noi uomini. Non possiamo permettercelo.
Facciamo in modo, quindi, che nessuna vita innocente venga spezzata e che siano portati a compimento tutti i sogni e le speranze di cui il nostro mondo ha un drammatico bisogno.
 

 


Dino Perrone

Presidente Nazionale ACAI