La difficile situazione economica richiede un radicale cambio di mentalità da parte di quanti sono chiamati a scelte destinate ad incidere sul nostro futuro. In questo quadro preoccupante, la Chiesa indica una strada semplice quanto impegnativa: tornare ad occuparsi delle esigenze generali.
Cari associati,
nella fornace sempre accesa della politica italiana tendono a ridursi in cenere i periodici appelli al senso di responsabilità della nostra classe dirigente.
Ciò è ancora più grave in presenza di un reale rischio di declino del nostro Paese. Rischio confermato da molteplici indicatori.
L’Italia di oggi è un Paese frammentato, nel quale picchi di eccellenza si affacciano su voragini di inefficienza.
Bastano pochi esempi. Oltre il 40% degli italiani ha un reddito superiore alle media europea, ma quasi il 30% dei nostri concittadini è costretto a vivere sotto questa stessa media. Il nostro sistema manifatturiero è tra i primi nel mondo, ma in alcuni ospedali il livello di assistenza non è degno di un Paese ad alta industrializzazione e specializzazione. Abbiamo università eccellenti, ma si abbassa sempre più la qualità della cultura e della preparazione delle giovani generazioni.
L’impressione finale è quella di un sistema bloccato da veti contrapposti ed incapace di mettere a frutto le sue tante risorse.
Se non si attuerà un significativo cambio di marcia, andranno a ridursi gli spazi del benessere sociale e con essi la qualità stessa della nostra democrazia.
Ben vengano quindi, in questo quadro, gli inviti ad anteporre il bene comune agli interessi di parte formulati dal Segretario generale della CEI, monsignor Giuseppe Betori.
In un momento in cui, ancora una volta, alla Chiesa italiana si tende a negare persino l’elementare diritto di esprimere la propria opinione su temi eticamente e socialmente rilevanti ed irrinunciabili, le lucide parole pronunciate nei giorni scorsi da monsignor Betori a conclusione dei lavori del Consiglio episcopale permanente della CEI rappresentano,a mio avviso, un ritorno alla ragionevolezza che può costituire la base per uno sforzo comune che coinvolga, al di là delle frammentate ideologie, tutte le forze politiche italiane.
L’esortazione di monsignor Betori ‘a mettere anzitutto avanti il bene comune rispetto agli interessi di parte’ conferma la lungimirante scelta della Chiesa italiana a non farsi coinvolgere in scelte di schieramento politico o partitico. In tal modo la sua autorevolezza ne viene accresciuta e nessuno è autorizzato a piegare ad interessi di parte ciò che rappresenta, non da oggi, una funzione di apostolato che guarda oltre il tempo contingente.
Il bene comune, l’interesse di tutti. La politica dovrebbe occuparsi proprio di questo. La politica, in fondo, dovrebbe essere anzitutto questo.
Invece la politica del nostro Paese, oggi, non riesce affatto ad essere tutto questo.
Non si spiegano altrimenti la crisi di fiducia nei confronti delle istituzioni ed il vacillare della coesione sociale, per richiamare ancora le parole di monsignor Betori.
Oggi l’Italia ha bisogno di testimonianze di impegno e di iniezioni di fiducia. Siamo del resto pur sempre il Paese nel quale milioni di persone, quotidianamente, si dedicano ad attività di volontariato e no-profit, innalzando il tasso di decenza civile della Nazione.
Si tratta di tenere in piedi questo tipo di Paese. Si tratta di motivarne le scelte, di incoraggiarne le vocazioni.
Si tratta, in buona sostanza, di saper tornare a parlare all’Italia più vera e profonda, attraverso scelte politiche che sappiano restituire l’orgoglio di una appartenenza mediante il perseguimento di obiettivi che superano gli ambiti tradizionali della destra e della sinistra nei quali, troppo spesso in modo solo strumentale, si divide il ceto dirigente italiano.
Occorre che ciascuno nel proprio ambito di responsabilità torni a ragionare non come uomo di parte, ma si ponga l’obiettivo, appunto, del bene comune.
L’Acai, anche in questo caso, intende svolgere sino in fondo la sua parte.
La nostra associazione è sempre stata distante dai partiti, ma vicina alla politica, attraverso una funzione di pungolo e di proposta, di iniziativa e di denunzia. In tal mondo l’Acai ha messo insieme intelligenze e professionalità di diversa estrazione per cercare di costruire un Paese migliore.
Un Paese capace di misurarsi con scelte difficili, ma consapevole che è proprio nelle difficoltà che si misura la capacità di tenuta di un intero sistema.
Dino Perrone
Presidente nazionale ACAI