E’ tempo di sperare
Attendere, desiderare, sperare…sono i verbi che ci vengono richiamati in questo tempo di Avvento: i giorni che ci separano dalla celebrazione del Natale.
Verbi che caratterizzano e danno senso al nostro vivere quotidiano.
In Attesa: la donna incinta attende con ansia la nascita del suo bambino, il contadino il raccolto dei campi, l’artigiano il risultato per il suo lavoro, lo studente un buon voto a scuola.
Il verbo dell’attesa è attendere: verbo di desiderio; in spagnolo “attendere” si dice esperar: in fondo aspettare è anche sperare.
L’avvento è la stagione del desiderio: desiderare è allargare a più-non-posso il cuore, cercare di fare più spazio possibile all’oggetto del desiderio
Un’attesa e un desiderio incrinati a volte dalla malattia, da un rovescio finanziario, da una delusione, altre volte dalla rassegnazione, dal pensare che aspettare è tempo-perso: «Aspettare è ancora un’occupazione. È non aspettare niente che è terribile» (C. Pavese).
Il tempo di Avvento è l’occasione per alleggerire il cuore e per arrivare al Natale da persone libere.
Libere perché capaci di vivere attenti: attenti alle persone, alle loro parole, ai loro silenzi, alle domande mute, ad ogni offerta di tenerezza. Attenti al mondo, nostro pianeta barbaro e magnifico, alle sue creature, dall’infinitamente piccolo alle più grandi; a ciò che è indispensabile: l’acqua, l’aria, le piante. Attenti a ciò che accade nel mio cuore e nel piccolo spazio delle realtà in cui mi muovo.
Libere perché capaci di una speranza declinata dentro la vita concreta, le scelte quotidiane, i comportamenti e i desideri di ciascuno. Se rimane parola, ci dice poco. Se invece si riempie di contenuti, se diventa virtù, se si intreccia con l’impegno verso gli altri, diventa strumento potente per orientarci e sostenerci in un cammino di liberazione e verità.
La speranza è la più umile delle virtù, perché rimane nascosta nelle pieghe della vita, ma è simile al lievito che fa fermentare tutta la pasta.
Essa fa camminare, non è statica: aiuta a guardare sempre avanti, a superare le difficoltà, perché promessa e premessa di giustizia e cambiamento.
È virtù da coltivare e costruire insieme, con le nostre mani e le nostre preghiere, perché Dio c’è e ci ascolta anche quando tace. Perché Dio viene se sappiamo e vogliamo chiamarlo.
Perché Dio c’è, ed è già venuto a soccorrerci ogni volta che abbiamo soccorso, a rialzarci ogni volta che abbiamo rialzato chi è caduto, a fare giustizia ogni volta che abbiamo reso giustizia.
«Voi che credete
voi che sperate
correte su tutte le strade, le piazze
a svelare il grande segreto …
Andate a dire ai quattro venti
che la notte passa
che tutto ha un senso
che le guerre finiscono
che la storia ha uno sbocco
che l’amore alla fine vincerà l’oblio
e la vita sconfiggerà la morte.
Voi che l’avete intuito per grazia
continuate il cammino
spargete la vostra gioia
continuate a dire
che la speranza non ha confini»
(David Maria Turoldo)