Iniezioni in un corpo sfibrato

________________________________di Dino Perrone

 
 Pur se di poco, migliora la nostra economia. Ma la strada della definitiva guarigione dalla crisi è ancora lunga e piena di difficoltà. C’è bisogno di un segnale forte da parte della politica che deve smettere di “distrarsi” e tornare a fare qualcosa di concreto per i cittadini

Ognuno di noi sa che, quando si è preda di una qualsiasi sofferenza fisica, anche una temporanea assenza di dolore viene accolta con sollievo, pur se questa non rappresenta affatto il segnale della definitiva guarigione.
Lo stesso vale per lo stato della nostra economia.
E’ dunque comprensibile e giustificato appunto il sollievo che ha accompagnato la diffusione di alcuni indici statistici che confermano una fase espansiva e l’allontanamento, per l’Italia, dello spettro deflattivo.
Infatti secondo l’Istat scendono deficit e pressione fiscale, mentre la crescita sembra ormai attestarsi all’1%. Poca cosa, ovviamente, rispetto ad altre più robuste economie europee dal passo decisamente più spedito. Tuttavia, pur se poca, è comunque qualcosa che ci mette al riparo dai decimali di segno negativo.
Un sollievo, quindi. Ma non certo la guarigione.
La domanda interna resta infatti piuttosto debole e non mostra particolari slanci.
Le famiglie italiane continuano a mostrarsi prudenti e la stessa produzione industriale, pur migliorata nel corso degli ultimi mesi, continua a scontare l’incertezza politica ed il nodo ancora irrisolto delle sofferenze del sistema bancario.
L’incertezza politica in particolare, secondo le principali agenzie di rating, potrebbe attraversare tutto il 2017 e dar corpo a quelle ombre che rendono ancora oggi piuttosto opache le prospettive di una duratura ripresa.
Il dato positivo per il governo in carica è certamente rappresentato dall’aumento degli investimenti che segna un significativo balzo del 2,9%, in parte motivato anche dai bonus edilizi sulle ristrutturazioni. Tuttavia, a fronte di ciò, vi è da registrare la severa caduta degli investimenti pubblici, calati di oltre cinque punti percentuali.
Non credo si tratti di un caso.
Da un lato vi è una Italia che ha voglia di riprendere a correre e cerca di sfruttare ogni occasione per rimettersi in sesto. Una Italia che “vuole crederci”, che non si rassegna all’esistente e prova semmai a modificarne il profilo.
Dall’altro lato vi è un sistema pubblico nel contempo fragile e rigido. Fragile nelle sue fondamenta e rigido nelle sue complicate procedure amministrative e di controllo che tuttavia, come dimostrano le cronache di queste ultime settimane, non sempre mettono al riparo da scandali e tentativi di corruzione.
La politica è chiamata a dare un segnale forte, smettendola di “distrarsi”  rimirandosi allo specchio e riprendendo, invece, a fare qualcosa di immediato, utile e concreto per i cittadini.
E’ allora il caso di mettere in campo, senza ulteriori indugi, una strategia complessiva, articolata su diversi piani di intervento.
Da un lato sarebbe necessario irrobustire ulteriormente il clima di fiducia intorno alle imprese con iniziative che abbiano lo scopo di migliorarne le aspettative nel breve e medio termine, attuando tutte quelle riforme concepite per rilanciare gli investimenti pubblici e snellire le procedure.
Dall’altro servirebbero segnali concreti in tema di occupazione, attraverso la creazione di nuovi posti di lavoro approfittando della fase espansiva dell’economia, per rilanciare in tal modo anche una domanda interna che, come detto prima, resta purtroppo ancora asfittica.
A tutto ciò dovrebbe accompagnarsi una diversa politica in materia creditizia, una riduzione reale e non simbolica della spesa pubblica mediante una razionalizzazione degli interventi, un’opera di riequilibrio delle realtà territoriali che rendono ancora oggi l’Italia fin troppo diseguale e frammentata al suo interno.
Servirebbe, in ultima analisi, una gigantesca iniezione di fiducia attraverso lo sblocco di quelle riforme tanto auspicate e che, se attuate, potrebbero favorire la crescita ed il risanamento e, dunque, davvero rivitalizzare il Paese.
Un Paese, oggi, con un corpo sfibrato che non può accontentarsi solo di episodiche assenze di dolore ma che deve pretendere la giusta terapia per guarire definitivamente da tutti i suoi malanni.

 


Dino Perrone

Presidente Nazionale ACAI