Il Paese dei troppi don Abbondio

di Dino Perrone




Il coraggio, ci ricorda Manzoni, se uno non ce l’ha non se lo può dare. Ma oggi il nostro Paese, per reggere alle spinte economiche internazionali, non può permettersi di convivere con le sue paure. E’ il momento di osare, partendo dalla valorizzazione del ruolo delle imprese artigiane.

Cari associati,

secondo molti analisti, per uscire dalla persistente stagnazione in campo economico l’Italia avrebbe bisogno di risposte creative in luogo di quelle meramente adattative.
Risposte cioè capaci, se necessario, di ribaltare l’esistente, allo scopo di migliorarlo. 

Invece troppo spesso si assiste al solito balletto degli aggiustamenti per cui su tanti temi particolarmente sensibili, penso alle riforme istituzionali o a quella del sistema pensionistico oppure alle grandi opere pubbliche, si cercano soluzioni di mero compromesso che, per non urtare le molteplici suscettibilità in campo, finiscono con lo scontentare tutti.

In sostanza, secondo questa interessante chiave di lettura, il nostro Paese non è in grado di agganciare la ripresa economica internazionale per portarsi in cima alla graduatoria delle nazioni più ricche dell’Unione Europea perché zavorrato da troppe paure.

L’Italia oggi ha invece proprio il dovere di mostrare coraggio, decidendo di investire maggiormente sul suo futuro, ad esempio privilegiando in materia economica quelle attività imprenditoriali caratterizzate da un reale spirito innovativo, piuttosto che continuare ad alimentare nei fatti una cultura del posto di lavoro protetto e senza prospettive di mercato.
Ci sentiamo di condividere in larga misura questa tesi, poiché essa coglie l’essenza del vero problema che abbiamo davanti come sistema Paese. Problema costituito da una stagnazione diffusa, non solo in campo economico, ma più in generale in campo politico e sociale.
L’Italia attuale non osa, non rischia, non si mette in gioco. Non ha curiosità.

Il nostro è un sistema che, a tutti i livelli ed in tutti i settori, guarda sempre con sospetto al ‘nuovo’. E’ un atteggiamento da Paese culturalmente ingessato, poco aperto. Da Paese rinunciatario, fermo e timoroso. E ciò proprio mentre tutto intorno a noi cambia e si muove, sotto la spinta della concorrenza esercitata, a volte anche in maniera scorretta, dai Paesi emergenti.

E’ anche vero che il coraggio -come fa dire Manzoni  nei ‘Promessi Sposi’ a don Abbondio- se uno non ce l’ha non se lo può dare. Ma questa nostra mancanza di coraggio è un lusso che non possiamo ulteriormente permetterci.
Oggi l’Italia ha bisogno di osare, di liberare le sue energie creative partendo proprio dal mondo imprenditoriale che rappresenta il motore di ogni duraturo sviluppo.

Un mondo nel quale certamente non manca la cultura e la capacità del fare, del realizzare, del progredire.
In questa ottica, il comparto artigiano sarà chiamato a svolgere un ruolo sempre più centrale e strategico. Gli indicatori statistici dicono che negli ultimi cinque anni le nostre imprese sono cresciute di 70mila unità, arrivando ad un totale di circa un milione e mezzo.

A questa frenetica natalità imprenditoriale artigiana, con sempre nuove imprese che sono andate a registrarsi alle Camere di commercio, non è tuttavia corrisposta una adeguata attenzione da parte delle istituzioni politiche ed economiche.

Istituzioni che non hanno fornito risposte creative ma, appunto, solo adattative. Se non addirittura sottilmente punitive. Ed ogni riferimento agli indici di congruità ed agli studi di settore non è certamente casuale.
Per diffondere fiducia e coraggio nel Paese, occorre quindi invertire la rotta, cambiare passo. Occorre che anzitutto i palazzi della politica diano segnali chiari di sostegno agli sforzi delle piccole e medie imprese, abbandonando in via definitiva quelle ricorrenti scelte di campo che sembrano dettate solo da pregiudiziali ideologiche.
Questo nostro Paese non ha certo bisogno dei don Abbondio, più o meno camuffati.
A questo nostro Paese, semmai, occorrono più fra’ Cristoforo, per restare nell’ambito della poetica manzoniana. 

Per restituire fiducia all’Italia debbono allora venire allo scoperto i fra’ Cristoforo, in tutti i campi. Uomini e donne, cioè, che non si piegano, che non deflettono dai propri ideali, che per questi ideali sono pronti a battersi, a rischiare tutto. Che dell’impegno verso gli altri e verso la società hanno fatto la loro bandiera ideale.
Dove trovarle, queste persone ?
Noi vi suggeriamo di cominciare la ricerca entrando in una qualsiasi bottega artigiana.
Di sicuro non vi troverete nessun don Abbondio.

Dino Perrone
Presidente nazionale ACAI 


 


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