Contro ogni guerra

L’Ucraina invasa dalle truppe di Putin, le esplosioni che lambiscono persino le centrali nucleari, il fumo, le grida, i profughi.

Ciò che in queste settimane sta avvenendo nel cuore dell’Europa è inaccettabile e ci ripiomba, tra lutti e macerie, nel fenomeno più terribile e sconcertante della storia umana: la guerra.

L’imposizione violenta delle proprie opinioni, delle proprie leggi, del soddisfacimento egoistico delle proprie mire materiali nei confronti degli “altri”, vissuti come nemici da abbattere, ci trascina ancora una volta negli angoli più bui dell’umanità.

La guerra è un fatto duro e crudele, una caduta della civiltà, una riduzione all’animalità. Ad essa occorre opporsi, in tutti i luoghi ed in tutte le epoche.

Come ci ricorda Papa Francesco, l’unica vera guerra da combattere è quella morale contro le proprie ostinate velleità di potenza che si risolverebbero, se inascoltate, in una generale catastrofe.

Opporsi alla guerra vuol dire allora acuire la fedeltà alle doti morali che salvano e garantiscono la parte più preziosa e durevole dell’uomo.

Ciò non significa che non si debba fare distinzione tra aggressori e aggrediti. Significa invece battersi per riempire un fondamentale vuoto di legalità alla base di certi conflitti, facendo in modo che chi aggredisce sia perseguibile in quanto tale.

Tante, purtroppo, sono le immagini tremende che la follia di queste ore ci sta propinando. Ma restano impressi, soprattutto, gli sguardi spaesati ed impauriti dei bambini.

Il delitto più grande che si commette quando ci si abbandona alla guerra è quello di non pensare al terribile trauma che viene automaticamente a provocarsi nello spirito e nell’animo dei più giovani.

E’ giusto tutto ciò? E’ giusto violare in questo modo devastante l’età delle illusioni e dei sogni?

In quegli sguardi sgomenti vi è la scintilla del futuro di tutti. Un futuro che rischia di essere cupo, dal momento che dovrà fare i conti con la visione d’orrore e l’immensa frana morale di questi giorni, di questa guerra, di questa sconfitta di tutto ciò che di buono alberga nell’animo umano.

La guerra, qualsiasi guerra, nella sua luttuosa realtà non è mai del colore rutilante della retorica bellicista ma è un fatto brutale come ben descritto da un soldato tedesco in una lettera ai suoi familiari durante la battaglia di Stalingrado: ”La morte, secondo la propaganda dei nostri capi doveva essere sempre eroica, entusiasmante, trascinante per un fine grande e convincente. In realtà qui cos’è? Un crepare, un morire di fame, di gelo, nient’altro che un fatto biologico, come il mangiare e il bere. I miei compagni cadono come mosche e nessuno pensa a loro, nessuno li seppellisce. Giacciono dappertutto qui attorno, senza braccia, senza gambe, senz’occhi, coi ventri squarciati”.

Forse nell’animo umano c’è una certa inevitabilità del conflitto. Ma le modalità per risolvere i conflitti sono tante. Non c’è una necessità della guerra. E nell’uomo, poi, c’è oltre alla tendenza al conflitto anche la tendenza all’accordo. E quanto più gli uomini hanno la possibilità di conoscersi reciprocamente, tanto meno ci sono i rischi di guerra

Bisogna fermare questa inutile guerra. Bisogna fermare questa follia. Bisogna garantire i corridoi umanitari, accogliere i profughi, aiutare chi ha perso tutto. L’Acai è vicina al popolo ucraino ed a quanti, anche in Russia, rifiutano la logica dell’aggressione.