Un Paese che invecchia non pensando agli anziani

___________________________________di Dino Perrone

 

 
 

Nell’azione intrapresa dal governo Monti ancora non vi è traccia di interventi concreti a tutela delle fasce più deboli. In tal modo rischia di aprirsi un nuovo fronte di emergenza sociale rappresentato, questa volta, dai disagi crescenti della terza età

 

 

Da un Paese come il nostro, che invecchia sempre più velocemente, sarebbe lecito aspettarsi interventi legislativi in favore ed a tutela degli anziani. Quantomeno in nome di una solidarietà generazionale, considerato che la classe dirigente italiana, mediamente, è fra le più attempate del panorama internazionale.

Purtroppo, invece, non è così. Oggi come in passato.

Infatti ciò che più spicca anche nell’azione finora intrapresa dal governo Monti è proprio l’assenza di iniziative di maggiore impatto a vantaggio della terza età, mediante il rafforzamento di un reticolo sociale in grado di venire incontro alle loro necessità, esigenze ed aspettative.

Tutto questo non accade. E ciò è davvero singolare dal momento che, in base agli ultimi rilevamenti dell’Istat, le famiglie italiane composte da soli anziani rappresentano oltre il 28% del totale. Parliamo quindi di una fascia di popolazione numericamente molto vasta e che meriterebbe una doverosa considerazione ed attenzione.

A mio avviso, la condizione di vita degli anziani misura non solo l’efficacia di qualsivoglia iniziativa politica ma anche, se non soprattutto, lo stato di civiltà di un Paese. E da questo punto di vista occorre dire che siamo messi piuttosto male.

Infatti i principali parametri statistici raccontano di una condizione di vita degli anziani che in Italia tende a scivolare verso il baratro di una diffusa, dolorosa povertà.

La contrazione dei loro consumi è oramai un dato certificato e consolidato.

Negli ultimi anni gli anziani sono stati costretti a ridurre le spese per l’abbigliamento, l’arredamento, il tempo libero e persino quelle relative all’alimentazione ed ai servizi sanitari. Rinunzie dolorose, che incidono pesantemente sulla qualità della loro vita.

Rinunzie rese necessarie dai costi lievitati per abitazione, trasporti ed utenze. Da gennaio, ad esempio, le famiglie italiane hanno visto aumentare le tariffe della luce e del gas che hanno registrato rispettivamente incrementi del 4,8 e del 2,7 per cento. Rincari, tutti questi, che rappresentano altrettanti macigni che gravano sulle spalle dei pensionati.

In base ai dati in possesso dell’Inps, infatti, oltre la metà delle pensioni di vecchiaia erogate nel 2011 sono di un importo inferiore ai 500 euro mensili e ben il 78 per cento non supera i 750 euro. E’ durissimo tirare avanti con così poco.

Tutto questo induce a ritenere che siano oltre due milioni i pensionati da considerare “statisticamente” poveri nel nostro Paese, ed almeno altrettanti coloro che vivono nell’incubo di non sapere come affrontare spese improvvise ed impreviste.

Ciò che questa lunghissima crisi sta determinando è anche il venir meno di una rete protettiva familiare. I figli, alle prese con le proprie difficoltà economiche, sono sempre meno in grado di accudire i genitori in difficoltà. Questi ultimi, a loro volta, non rappresentano più quella sorta di “ammortizzatori sociali” domestici che, in passato, con le loro pensioni fornivano un sostegno economico supplementare ai figli.

Una vera emergenza sociale che fatica, però, a trovare posto non solo sulle prime pagine dei giornali, ma anche nella stessa agenda di governo.

Ed a questo punto, alla vigilia della più volte annunciata riforma complessiva del welfare e del mercato del lavoro, si impone una riflessione a tutto tondo su cosa realmente abbia intenzione di fare l’esecutivo Monti in materia di Stato sociale.

All’attuale governo è stato chiesto di contrastare con efficacia l’aumento del tanto famigerato spread, e bisogna riconoscere che su questo fronte molto è stato già fatto. Ma il rigore economico non può pesare così gravemente anche sulle spalle degli anziani che, in questi ultimi anni, si sono visti ridurre di oltre il 30 per cento il potere di acquisto delle loro pensioni.

Dal professor Monti e dalla sua squadra di tecnici ed esperti è pertanto lecito attendersi una attenzione non episodica anche alle esigenze delle fasce sociali più deboli, a partire appunto dagli anziani.

Un Paese che trascura gli anziani è destinato a perdere per sempre le sue radici ed a smarrire la direzione stessa del proprio futuro.

Una politica che si disinteressa degli anziani è, semplicemente, una politica priva di carità.


Dino Perrone
Presidente nazionale ACAI 

 

 

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