L’Italia merita di più

___________________________________di Dino Perrone

 

 
Mentre il Governo continua a chiedere ai cittadini pesanti sacrifici, recenti fatti di cronaca dimostrano   come larga parte del ceto politico sia impegnato a difendere posizioni e privilegi che non hanno pi๠senso. Con il rischio che un fiume di risentimento travolga ogni argine sociale
 
Prendendo le mosse dalle recenti inchieste che stanno interessando, per meglio dire squassando, la Regione Lazio, Giorgio Napolitano ha parlato di “fenomeni di corruzione inimmaginabili e vergognosi”,   sottolineando come tutto questo non sia “un contesto accettabile per persone sensibili al bene comune, per i cittadini onesti, né per chi voglia avviare un’impresa”.
Espressioni forti ma non nuove, quelle adoperate del Capo dello Stato.
Sono infatti oramai parecchi mesi che dal Quirinale partono inviti, moniti, sollecitazioni alle forze politiche perché si autoriformino, emendandosi da vizi ed errori che il comune cittadino mostra sempre meno di voler in qualche modo tollerare.
Inviti, moniti, sollecitazioni, veri e propri appelli. Tutto ciಠa rappresentare una   autorevole “moral suasion” che perಠfinora non ha trovato alcun riscontro nell’agire quotidiano dei partiti. A conferma dello stato di salute fin troppo precario del nostro intero sistema.
Un sistema che si presenta graniticamente compatto nel difendere le proprie rendite di posizione con i connessi privilegi, ma fin troppo poroso ai pi๠disparati fenomeni di corruzione che nascono al suo interno.
Un sistema, ed è qui che il Capo dello Stato ha davvero colto nel segno, che continua a non voler comprendere come a deprimere l’economia non siano solo la scarsa produttività , il costo del lavoro e l’eccessiva tassazione ma anche la crescente illegalità  derivante da un diffuso senso di onnipotenza e di sostanziale impunità  che ha ghermito i partiti.
Non si spiega altrimenti la persistente refrattarietà  di questi ultimi non solo ai ricorrenti e sempre pi๠preoccupati richiami del Presidente Napolitano ad un maggior rigore e controllo ma soprattutto all’umore della società .
Umore cupo, umore nerissimo.
Umore che stride con le gestioni allegre del finanziamento pubblico che ci vengono quotidianamente descritte dalle cronache e che, prima ancora di finire sotto la lente d’ingrandimento della magistratura, colpiscono per la loro intrinseca immoralità .
Giorgio Napolitano, dopo aver duramente denunciato certo malcostume politico, ha fatto bene a sottolineare anche come non tutto sia da deplorare e come dalle stesse istituzioni regionali arrivino comunque esempi di buon governo.
Resta comunque il fatto che nel Paese dove, per difendere il proprio lavoro, si è costretti a salire sulle gru e sugli altiforni oppure a restare per settimane immersi sottoterra nelle miniere non puಠesserci pi๠spazio per un ceto politico che si mostra così arruffone ed arraffone.
Soprattutto non puಠesserci spazio per una politica che non riesce a frenare i propri costi, che anzi trasforma questi costi in sprechi, che utilizza il denaro pubblico non per scopi istituzionali ma persino per pagarsi il conto al ristorante.  
La nostra Italia, francamente, merita di pià¹. Soprattutto, non merita di assistere a tutto questo.
Non merita cioè di assistere alle devastazioni di una illegalità  che sembra sia ormai pronta a tracimare dovunque.
Una illegalità  che non trova adeguato contrasto nell’azione dei partiti ma che troppo spesso vede proprio questi ultimi alimentare, attraverso la smodata e spesso sguaiata ostentazione del potere, ogni forma di degenerazione.
Una illegalità  che scoraggia gli investimenti, in special modo nelle aree maggiormente depresse del Paese.
Noi siamo con l’Italia che merita di pià¹. L’Italia che lavora, che esalta il merito, che non prende scorciatoie, che resta con la schiena dritta.
L’Italia migliore. Quella delle nostre imprese, delle aziende artigiane a conduzione familiare, dei lavori tradizionali.
L’Italia che accoglie e non respinge, che include e non esclude. L’Italia che offre e non pretende, che dona e non depreda. Che considera la politica come servizio al bene comune e non semplice rampa di lancio per ogni sorta di carrierismo.
Giorgio Napolitano ha scelto di stigmatizzare le degenerazioni che stanno venendo alla luce nel caso della Regione Lazio accogliendo gli studenti nel cortile d’onore del Quirinale per l’inaugurazione dell’anno scolastico.
Scelta certo meditata. Il Presidente ha parlato dei guasti della politica dinanzi a quella che, tra qualche decennio, sarà  la classe dirigente del Paese.
Speriamo che questi studenti crescano tenendo bene a mente le severe parole del Capo dello Stato.

 


Dino Perrone
Presidente nazionale ACAI  


 

 

Archivio