Anche in questa campagna elettorale, pur così anomala e ânuovaâ per molti aspetti, è partita puntuale la caccia al voto dei cattolici.
Voto ritenuto come sempre importante, a dispetto dei ricorrenti tentativi, accuratamente posti in essere lontano dalle elezioni, di marginalizzare lâimpegno e la quotidiana presenza cattolica nella nostra società .
Si stanno moltiplicando, in questi giorni, le richieste persino alle pi๠alte gerarchie ecclesiastiche affinché queste ultime effettuino una qualche forma di âendorsementâ in favore di questo o quellâaltro schieramento in campo.
Richieste, in non pochi casi, particolarmente insistite e scomposte.
Spettacolo, questo, non nuovo e persino avvilente sul quale sarebbe il caso di riuscire a far calare definitivamente il sipario per consentire un futuro maturo al nostro Paese.
Dovrebbe essere infatti chiaro, non solo ai cattolici ma a tutti, che la Chiesa non si schiera con i partiti ma con i valori. Per cui i patetici tentativi di âtirare le tonacheâ da una parte o dallâaltra, o persino di farne il vessillo della propria campagna elettorale, sono tutti destinati ad un misero fallimento.
Lo ha spiegato in queste settimane, senza infingimenti e con la consueta lucidità , il Segretario di Stato Tarcisio Bertone allorquando ha dichiarato che âtra chi vorrebbe che i pastori rimanessero silenti in una neutralità asettica che non disturbi, e chi invece chiede che la Chiesa si pronunci in favore dellâuno o dellâaltro schieramento, si profila la porta stretta dellâesortazione e del discernimento, perché prevalgano in tutti le istanze veritativeâ.
Parole chiare, mirate a sgombrare il campo da troppi interessati equivoci.
La Chiesa, insomma, non firma cambiali in bianco per nessuno dei protagonisti in campo. Mai lo ha fatto in passato e continuerà a non farlo anche in futuro.
La Chiesa, piuttosto, richiama lâattenzione sul portato valoriale che deve ispirare le scelte degli elettori, di tutti gli elettori, invitandoli a non farsi tentare dalle sirene dellâastensionismo perché, come ha ricordato sempre il Cardinale Bertone, âla società non si cambia disertando le urne”.
Quindi votare. Anzitutto andare a votare. Perché, ha ricordato ancora il Segretario di Stato Bertone, âla forma pi๠concreta per cambiare o migliorare la società è la partecipazione al voto col quale esprimere il proprio discernimento che confermi l’affidabilità dei programmi e delle persone che li sostengono”.
Ed il voto di questo febbraio è particolarmente importante perché sâinnesta in un frangente delicatissimo della vita nazionale.
Stanno aumentando gli elementi disgreganti e di scontro, sotto il peso di una crisi che oramai non risparmia nessuno toccando in maniera pi๠o meno incisiva tutte le categorie sociali.
Continua a farsi strada la tendenza a provare a âsalvarsi da soliâ, lasciando per strada chi non regge il ritmo. Lâegoismo sociale sta insomma conoscendo, purtroppo, una nuova acre stagione.
Tutto questo mentre persino le pi๠importanti istituzioni nazionali, dalla Presidenza della Repubblica alla Banca dâItalia, vengono strumentalmente trascinate a viva forza nel fuoco della competizione elettorale.
Questo voto oramai prossimo si affaccia, insomma, su un Paese che ribolle in maniera pericolosa.
La scelta vera è dunque sui valori.
Il voto dei cattolici è importante, addirittura fondamentale solo se è incentrato sui valori, al di là delle offerte politiche messe in campo.
Valori irrinunciabili che riguardano la difesa della vita e della famiglia. Che attengono alla dignità delle persone nella società e sui luoghi di lavoro. Che ispirano comportamenti diversi da quelli purtroppo messi in atto da quanti, nel centrodestra come nel centrosinistra, hanno governato il Paese in tutti questi anni di bipolarismo fin troppo muscolare.
La Chiesa non si schiera.
La Chiesa ed i cattolici guardano ai valori, non alle esigenze tattiche del momento. La politica guarda invece solo agli schieramenti, troppo spesso dimenticandosi dei valori.
Ed in questa elisione, in questa frattura profonda e mai ricomposta si consuma tutto il dramma di un Paese la cui classe politica ha smarrito la propria capacità di farsi visione e quindi progetto.
Una politica che, proprio perché impantanata nel contingente, inevitabilmente tende a restare lontana dalle persone e dai loro valori.
Dino Perrone