Una crescita ancora troppo lenta

________________________________di Dino Perrone

 

Rivedute verso il basso le stime di crescita del nostro Prodotto Interno Lordo. Una doccia fredda per quanti coltivano entusiasmi fin troppo facili. Una conferma amara che c’è ancora tanto da fare per rilanciare sul serio la nostra economia

E’ bene ribadirlo con la dovuta chiarezza.
Ancora non siamo alle prese con una duratura crescita economica del nostro Paese. E questo con buona pace dei professionisti ad oltranza della maggioranza di governo.
Gli ultimi dati diffusi dall’Istat, riferiti al quarto trimestre del 2015, dicono infatti che la crescita è stata appena dello 0,1% risultando pertanto inferiore alle stime precedenti dello stesso istituto e dei principali analisti.
Si tratta del peggior dato dell’anno che non solo porterà a limare verso il basso la performance dell’economia italiana per l’intero anno ma che è destinato a rendere più incerto anche lo scenario per il 2016.
Non un buon viatico, quindi, per quanti hanno puntato proprio su una radicale inversione di tendenza in tempi brevi. I segni in negativo sono finalmente scomparsi, certo. Ma il segno positivo attuale precede percentuali risibili che non lasciano ben sperare per una significativa quanto duratura accelerazione della nostra economia.
Né può consolare la circostanza che non è solo l’Italia a faticare più del previsto. In un quadro di generale peggioramento, infatti, i Paesi dell’Unione Europea, pur se in rallentamento, presentano comunque una media di crescita del loro Pil doppia rispetto a quella di Roma.
Il nostro 2015 si chiuderà invece, secondo la stima preliminare dell’Istat, con una crescita annua del Pil pari allo 0,7% a fronte della più ottimistica previsione governativa dello 0,9%.
Qualcosa, evidentemente, continua a non andare per il verso giusto. Ed è qualcosa che dovrebbe preoccupare non poco tutti coloro che invece ripongono forti speranze nella robustezza della crescita economica del Paese.
Intanto queste percentuali, positive di un nonnulla, hanno indotto il Presidente del Consiglio a sostenere che “deve essere chiaro che l’Italia è cambiata, è ripartita”.
Ma è davvero proprio così ?
L’Istat sostiene che a tirare in basso i numeri è stata ancora una volta la domanda interna, composta da consumi, investimenti e scorte.
Il Paese insomma continua sostanzialmente a non muoversi, a non fidarsi. A trattenere il fiato. Forse è ormai alle spalle la fase più dura della crisi, ma ciò che descrivono queste statistiche non è una vera e propria ripresa ma solo una stabilizzazione priva di ulteriore slancio.
Insomma, ci siamo rimessi in piedi ma stentiamo a riprendere il cammino. E tutto questo proprio mentre le altre economie corrono e certo non hanno alcuna intenzione di stare ad aspettarci.
Cosa fare, allora ?
Magari accompagnare alla sacrosanta richiesta di porre fine alla stagione del rigore e dell’austerity a livello europeo, ormai diventata un vero e proprio cavallo di battaglia del premier Renzi, una più coerente azione governativa in ambito domestico che riduca davvero gli sprechi, tagli i rami secchi delle amministrazioni pubbliche ed incentivi una maggiore occupazione con provvedimenti che non abbiano scadenze temporali ma siano invece strutturali.
C’è insomma bisogno di una svolta radicale che restituisca fiducia alle famiglie ed alle imprese, ponendo le prime in condizione di tornare a spendere senza troppi affanni e le seconde di continuare ad investire senza il peso di una burocrazia asfissiante e di un sistema giudiziario inefficiente.
C’è ancora molto da fare e sostenere per fare in modo che le prossime stime della crescita contengano una percentuale positiva che finalmente non sia tristemente ancorata a cifre da prefisso telefonico.
E fino a quando tutto questo non sarà compiuto credo proprio che non sia il caso, non fosse altro che per sobrietà e serietà istituzionale, di cominciare a strappare anzitempo qualche bottiglia di spumante.
Da festeggiare, infatti, c’è ben poco. Specialmente poi se questo poco è rappresentato da uno zero virgola qualcosa…

 

 

 

 

Dino Perrone

Presidente Nazionale ACAI