Un mondo senza misericordia

________________________________di Dino Perrone

 

Dopo le stragi di Parigi ogni cedimento alla paura può essere più devastante di qualsiasi attentato. L’ormai prossimo Giubileo servirà a ricordarci che il rifiuto di ogni forma di odio passa attraverso l’affermazione degli umani valori universali.

In questo mondo in cui le distanze geografiche tendono a diminuire fin quasi a scomparire, mentre quelle ideologiche continuano invece a dilatarsi fino a drammaticamente collidere, i morti ed i feriti provocati da un manipolo di fanatici politico-religiosi che ha seminato sangue e paura nella terribile ed angosciante notte parigina del 13 novembre scorso sono stati l’ennesima conferma di come nessuno può ritenersi al riparo dal pericolo di attacchi terroristici.

Impossibile cercare di dialogare con chi porta la morte ovunque e con metodica determinazione, si tratti di un mercato arabo o di una moschea oppure di una sala per concerti, uno stadio o un bar di una libera e multietnica metropoli occidentale.

Queste persone vanno fermate e messe nella condizione di non poter più nuocere. Senza indugio, senza se e senza ma. Con la necessaria forza e determinazione.

Tuttavia resto convinto che l’odio ed il pericolo non si possono debellare alimentandoli a nostra volta, aderendo cioè nei fatti a quella “guerra fra civiltà” ed a quello “scontro tra mondi” che è proprio nel progetto jihadista. Un progetto che da troppo tempo tiene l’Islam stesso ostaggio di radicalismi distruttivi.

Non bisogna insomma cedere alla paura e consegnarsi al sospetto indiscriminato nei confronti di etnie e religioni diverse dalla nostra. Sarebbe un errore fatale e vorrebbe anche dire rinunziare ai valori fondanti della nostra civiltà.

E’ il momento invece di ragionare a mente fredda, con acuta e persino dolorosa determinazione, nella consapevolezza che qualsiasi muro, per quanto alto, può essere scavalcato e che ogni controllo, per quanto capillare, può venire aggirato.

La “sicurezza”, insomma, non può mai essere totalmente garantita dalla chiusura di porte e di frontiere.

Al contrario, essa può venire favorita proprio da una maggiore apertura, da una felice mescolanza che può condurre alla costruzione di una più solida cultura della convivenza di idee ed esperienze attraverso il reciproco riconoscimento delle libertà fondamentali e dei diritti e doveri umani in un mondo che è destinato a tollerare sempre meno recinti e frontiere.

Ed allora sono perfettamente d’accordo con il segretario di Stato della Santa Sede, Pietro Parolin, che, nel corso di una intervista pubblicata dal quotidiano cattolico francese La Croix, ha affermato che è necessaria “una offensiva della misericordia”. In special modo proprio dopo i dolorosi eventi di Parigi.

E’ cioè necessaria, come ha spiegato il porporato, “una mobilitazione che schieri tutte le risorse spirituali per dare una risposta positiva al male”.

E sono anch’io convinto che, proprio in queste condizioni, l’ormai imminente Giubileo sia più che mai opportuno. Direi addirittura necessario. Questo è infatti un mondo che ha drammaticamente bisogno di riscoprire il valore della misericordia.

Un mondo privo di misericordia è un mondo orfano. Anzi, non è più neppure un mondo, ma solo un buco nero pronto ad inghiottire le aspettative, le speranze ed i sogni di ognuno.

Comprendo bene i timori, addirittura le paure per i rischi connessi alla sicurezza dei tanti pellegrini ed anche a quella personale del Santo Padre.

Ma qualsiasi cedimento, oggi, sarebbe più devastante di qualsiasi paura, proprio perché l’educazione al rifiuto di ogni forma di odio passa attraverso l’affermazione dei valori universali e la riscoperta della misericordia in tutti gli ambiti dell’agire umano.

Chiudo questa mia breve riflessione ricordando con commozione Valeria Solesin, la nostra connazionale rimasta vittima dei vili attentati di Parigi. Il suo volto solare, di italiana orgogliosa delle proprie origini, abbiamo imparato a conoscerlo dalle foto pubblicate dai giornali. Un volto ed una storia che non possono essere dimenticate.

Valeria Solesin amava la vita. Aveva fiducia nella vita. E ci mancherà.

Anche per lei, e per tutto quello che la sua ingiusta morte ci ha insegnato, questa battaglia contro l’odio dobbiamo riuscire a vincerla in maniera definitiva.

 

 

 

 

Dino Perrone

Presidente Nazionale ACAI