Si continua a discutere su come uscire dal tunnel della crisi economica ed occupazionale del nostro Paese. E se provassimo a ragionare anche sulla necessità di debellare ogni forma di sfruttamento ? Magari partendo da alcune recenti riflessioni di Papa Bergoglio
Nelle scorse settimane, in occasione della Giornata mondiale contro il lavoro minorile, Papa Bergoglio ha pronunciato forti parole di denuncia per lo sfruttamento al quale sono sottoposti i bambini, in special modo nei Paesi pi๠poveri. Uno sfruttamento, ha sottolineato il Santo Padre, âche comporta spesso anche abusi, maltrattamenti e discriminazioni”.
Il Pontefice ha ricordato che, invece, tutti i bambini âdevono poter giocare, studiare, pregare e crescere nelle proprie famiglie, e questo in un contesto armonico di amore e serenità ” perché crescere serenamente ”e’ un loro diritto e un nostro dovere”.
Parole forti, come detto. Parole severe.
Nel corso della stessa giornata Cecile Kyenge, ministro dell’integrazione del governo Letta, ha affermato a sua volta che “una vita senza infanzia è una vita offesa” e che c’è il “bisogno di garantire ai bambini, con norme adeguate, di diventare grandi”.
Il ministro Kyenge ha inoltre evidenziato come nel nostro Paese la disoccupazione degli adulti aumenta ma il lavoro minorile non diminuisce, diventando in tal modo esso stesso âcausa ed alimento di un disagio sociale diffuso”, dal momento che “in certi ambiti non è concorrenziale la competenza ma la fragilità sociale dei lavoratori, la loro ricattabilità â.
Il giorno dopo, infine, il presidente del Consiglio Enrico Letta, dal palco congressuale della Cisl, ha sostenuto che senza il lavoro lâItalia non si salva.
Eâ certamente positiva e confortante questa molteplice e continua attenzione al lavoro in un periodo nel quale, purtroppo, a mancare drammaticamente è proprio la certezza di una stabilità occupazionale.
Il punto perಠè che, proprio a cagione dellâurgenza rappresentata dalla mancanza di lavoro nel nostro Paese, câè sempre meno tempo per soffermarsi anche sulla necessaria qualità che deve accompagnare qualsiasi lavoro che sia degno di questo nome.
Per questo a colpire sono proprio le parole di Papa Francesco che ha strettamente collegato i concetti di lavoro e di dignità .
Il lavoro misura infatti la dignità di ogni persona. La persistente mancanza di lavoro offende la dignità non solo del singolo individuo che ne è privo ma dellâintera società . Si tratta insomma di una ferita che deturpa il nostro panorama sociale.
Non è giusto, infatti, accettare un lavoro, qualunque lavoro, purchessia. In tal modo si aprono i varchi allâindifferenza sociale nei confronti delle fasce pi๠deboli, a partire appunto dai minori, dai nostri bambini.
Per costoro, purtroppo, ci sarà sempre il pericolo di incappare in forme di sfruttamento mascherate da lavoro.
Proprio a questo si è riferito Papa Bergoglio, ribadendo quanto sia ingiusta una società organizzata in modo che non tutti abbiano la possibilità di lavorare, âdi essere unti della dignità del lavoroâ.
Una società che non consenta a tutti di poter lavorare, ha ricordato il Santo Padre, âva contro lo stesso Dio, che ha voluto che la nostra dignità incominci da qui, dal lavoroâ.
Dignità e lavoro, dunque, per ogni persona debbono marciare insieme. Non puಠesistere lâuna senza lâaltro.
Ed un lavoro senza dignità , comunque lo si chiami, in realtà è solo sfruttamento.
Tutto ciಠdovrebbero tenere a mente quanti, in questi anni, si sono invece adoperati per rendere il lavoro quasi una variabile indipendente dalla dignità di chi è chiamato a svolgerlo. Con la conseguenza in troppi casi abbiamo dovuto assistere a spettacoli indecorosi, con i lavoratori costretti a laceranti scelte di campo tra occupazione e diritti, oppure tra occupazione e salute, ovvero ancora tra occupazione e sicurezza.
La conseguenza è stata una progressiva erosione dei diritti sociali e delle tutele sanitarie a cui non si è accompagnato un significativo incremento occupazionale.
Tutto questo misura la necessità che i temi del lavoro tornino in primo piano nellâagenda politica e culturale del Paese, evitando derive economicistiche e logiche meramente ragionieristiche. In caso contrario, anche il recente âdecreto del fareâ varato dal governo Letta si svilirà nellâennesimo âproclama del direâ.
Non a caso Papa Francesco ha detto che âil lavoro è qualcosa di pi๠che guadagnarsi il pane”. Ed ha fatto bene a ricordare che âla dignità non ce la dà il potere, il denaro, la culturaâ.
La dignità , ha ricordato il Santo Padre, puಠdarcela solo il lavoro, perché il lavoro è appunto dignità .
Dino Perrone
Presidente Nazionale ACAI