Uno sguardo lungo

___________________________________di Dino Perrone

 

 

Aumenta la sensazione di vivere in un Paese sempre pi๠paralizzato dalle contingenze del momento. Colpa anzitutto di una politica incapace di andare oltre il tatticismo quotidiano per aprirsi finalmente ad una credibile prospettiva di futuro  

 

E’ difficile rispondere su quale sia davvero il “male oscuro” che da anni affligge la politica italiana. Eccesso di litigiosità , carenza di adeguate professionalità , concezione fin troppo disinvolta se non addirittura “predatoria” del proprio ruolo ?

Difficile, ripeto, fornire una risposta davvero esaustiva.

Ma, alla vigilia del varo della nuova legge di stabilità , ritengo sia doveroso porre nuovamente l’accento sulla necessità  che tutte le forze politiche presenti in Parlamento mostrino il proprio profilo migliore e si impegnino, una buona volta, ad affrontare di petto le questioni che hanno innanzi, abbandonando le convenienze del momento e guardando esclusivamente agli interessi ed ai bisogni del Paese.

Un segnale di questa auspicabile inversione di rotta potrebbe essere senza dubbio rappresentato dal varo di provvedimenti che finalmente aprano la strada ad un taglio selettivo e davvero efficace della burocrazia e della spesa pubblica.

Problema non pi๠rinviabile, questo, reso particolarmente acuto dalle emergenze che attraversano il Paese. Emergenze che, per essere affrontate, oramai richiedono non certamente il classico ed in fondo rassicurante “tirare a campare” ma uno sguardo lungo e penetrante sui mali della nostra società .

E’ sotto gli occhi di tutti come l’eccesso di burocrazia rappresenti un insieme di vincoli, pesi ed inefficienze difficilmente sopportabile e che rende anchilosata la nostra macchina statale, finendo con lo scoraggiare persino gli investimenti.

Non è certo un caso che questi ultimi, tra il 2007 ed il 2012, siano crollati in Italia del 6% contro una media europea attestata al 4%. Un calo degli investimenti che, assieme al crollo dei consumi, ha finito con il determinare la caduta fino al 7% del prodotto interno lordo. Tutte percentuali che non hanno riscontro nelle altre economie avanzate.

Procedure obsolete, inutilmente ripetitive. Tempi di risposta non adeguati alle necessità . Interessi corporativi che troppo spesso cercano di prendere il sopravvento su una classe politica priva a sua volta di competenze specifiche nei vari settori.

Tutto questo si riflette sull’efficienza complessiva del sistema-Paese. Tutto questo, alla lunga, inquina anche quello che dovrebbe essere il corretto rapporto tra i cittadini e la pubblica amministrazione.

Lo snellimento delle procedure dovrebbe procedere di pari passo con un taglio significativo della spesa pubblica improduttiva.

E’ stato calcolato che, se il numero di dipendenti per dirigente fosse come in Germania, l’Italia risparmierebbe tre miliardi l’anno. Una cifra considerevole già  di suo, ma che diventa ancor pi๠significativa ove si consideri che, in termini di servizi resi, la nostra spesa pubblica rende circa il 15% in meno delle media delle altre economie avanzate.

Inoltre, secondo un recente studio di Confcommercio, nel nostro Paese si potrebbero risparmiare addirittura sino a 16 miliardi l’anno se la spesa pubblica per abitante degli organi legislativi ed esecutivi fosse come la vicina Francia.

Cifre e dati su cui riflettere. Cifre e dati che dovrebbero imporre un drastico mutamento di passo.

E’ stato giustamente sostenuto che, per fare tutto questo, sia necessaria una convinzione politica che vada oltre le contingenze e l’instabilità  dei governi.

Una convinzione politica capace di ridurre un cuneo fiscale e contributivo che, in termini reali, è arrivato a rappresentare oltre il 53% del costo del lavoro.

Liberare dagli eccessi e dai bizantinismi di una certa burocrazia dai tratti pesantemente ottocenteschi dovrebbe rappresentare non solo un obiettivo ma prima ancora un dovere per una classe politica che non voglia dimostrarsi prigioniera dei propri limiti e delle proprie convenienze.

Tutto questo mentre c’è una fetta sempre pi๠larga del Paese che lancia segnali di crescente sofferenza e che, non arrivando pi๠neanche alla terza settimana del mese, comincia a risparmiare persino sulle spese mediche.

Occorre uno sguardo lungo, ripeto.

Uno sguardo che sappia cogliere oltre la patina dell’apparenza, mettendo a fuoco quelle troppe zone d’ombra che offuscano il panorama di una effettiva e duratura ripresa.


 

 
 
Dino Perrone
Presidente Nazionale ACAI